Incendio al poligono, l’ispettore: “Sconsigliai di aprirlo, c’era carenza normativa”
Nel processo a carico dell'ex sindaco Minarelli sentiti come testimoni un funzionario della questura e l'ex prefetto di Ferrara Tortora: “C'era un buco nella legislazione vigente”
Portomaggiore. “Dissi al sindaco che secondo me c’era un buco nella legislazione vigente, che non era l’autorità locale di pubblica sicurezza a dover autorizzare e che i poligoni privati non necessitavano di autorizzazione”.
Quel ‘buco’, così come definito dall’ex prefetto di Ferrara Michele Tortora, sentito ieri come testimone, è ciò su cui da sempre punta la difesa di Nicola Minarelli (avvocati Fabio Anselmo, Carlotta Gaiani e Bernardo Gentile), ex sindaco di Portomaggiore, a processo per omicidio e disastro colposi per l’incendio al poligono in cui, il 10 gennaio 2016, morirono Paolo Masieri, Lorenzo Chiccoli e Maurizio Neri.
Un ‘buco’ che sembra trovare conferma anche nelle parole di un altro testimone, l’ispettore Edmondo Cirelli, in servizio nella divisione amministrativa della questura di Ferrara e che ebbe i primi contatti con Fabio Ghesini, il titolare del poligono, quando questi voleva ancora crearlo: il fascicolo relativo, ha detto l’ispettore, si formò per la prima volta nell’ottobre 2012 quando “l’Asd aveva mandato una comunicazione ai carabinieri e alla questura sulla possibile apertura di un poligono”. Al poliziotto venne chiesto di fare un approfondimento: “Fino al 2010 non abbiamo avuto nessuna legge che normasse questo tipo di attività”. Poi vi fu un intervento legislativo con la nuova norma che “dice è il sindaco un po’ il responsabile autorizzativo, ma nell’ultimo comma – rileva il teste – dice che deve essere emanato il regolamento che disciplina la materia”. Regolamento che, a tutt’oggi, non esiste.
“Ho sempre sconsigliato a tutti di aprire un poligono in quanto c’è una carenza normativa”, dice l’ispettore e, infatti, “la prima volta che ho sentito Ghesini gli ho sconsigliato di farlo, ma se proprio voleva gli dissi di presentare tutta una serie di documenti per permettere alle istituzioni di capire e valutare”. Ghesini poi, sempre da quanto riferito dal teste, gli comunicò che avrebbe adottato tutti i sistemi di sicurezza, filtraggio dell’aria, e protezione. Cirelli si interfacciò anche con il Ministero dell’Interno sul tema: “Mi confermò che non esisteva un regolamento o una normativa che gestisce la materia”.
Cirelli ha affermato di aver parlato per telefono, prima della tragedia, direttamente con Minarelli, che si era mostrato preoccupato. Dopo, incalzato dalla difesa dell’ex sindaco, ha sostenuto di non essere sicuro al cento percento che fosse lui – non avendolo mai incontrato né avendoci avuto a che fare in altre occasioni – e non un dirigente o tecnico del Comune, come più spesso accade. Minarelli, facendo una dichiarazione spontanea, ha affermato di non aver mai chiamato direttamente l’ispettore: “Lo escludo categoricamente, le interlocuzioni le ho avute per il tramite dei miei uffici. In questi casi il sindaco, per correttezza istituzionale, si rivolge prima al questore o al prefetto e sono loro, eventualmente, a indirizzare verso dirigenti o funzionari”.
Sentita anche la viceprefetto Pinuccia Niglio, oggi in servizio a Modena, che ha riferito che venne fatto uno studio a proposito del poligono ed emerse che non vi era una normativa codificata.
La prossima udienza è in calendario per il 1° luglio.