Economia e Lavoro
3 Maggio 2022
L'accelerata impressa da Eni-Versalis preoccupa per il futuro di Ferrara. Chiarioni (Filctem): “Si chiude un impianto senza soluzioni alternative”. Caleffi (Uiltec): “Preoccupati per tenuta industriale”. Baiano (Femca): “Serve risposta su quantità e qualità dell'approvvigionamento”

Stop al cracking, l’allarme dei sindacati: “Mancano garanzie sulle forniture”

di Daniele Oppo | 2 min

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La comunicazione di una data precisa per lo spegnimento dell’impianto di cracking di Porto Marghera da parte di Eni-Versalis non è un fulmine a ciel sereno, arriva però inaspettata mentre si era in attesa di avere reali strade alternative da percorrere per garantire la continuità delle produzioni ferraresi.

Il Polo chimico estense, d’altronde, è quello più direttamente coinvolto nella decisione visto che dal cracking che arriva la fornitura base per le importanti produzioni, quelle di Basell su tutte. E servono garanzie certe sull’approvvigionamento che al momento non sembrano esserci, nonostante la parole rassicuranti di Eni.

“Siamo fortemente preoccupati – dice Fausto Chiarioni, segretario della Filctem Cgil -, prenderemo tutte le iniziative possibili per contrastare questa decisione”. Il fermento è già tanto, su tutti i livelli, locale, regionale e nazionale. Anche perché la rassicurazione di Eni sulla continuità delle forniture attraverso la piattaforma logistica marittima e poi tramite pipeline non solo non convince il sindacato, ma quasi lo lascia incredulo: “È una tecnologia ormai datata che ha bisogno d’interventi, investimenti e potenziamento che a oggi non sono stati effettuati nonostante Eni avesse dichiarato di doverli fare per poter garantire le forniture”, spiega Chiarioni. In altri termini: “Si chiude un impianto senza aver previsto soluzioni alternative per garantire il funzionamento delle attività a valle del cracking”, ovvero a Ferrara (e Mantova).

“La tecnologia è la stessa del 2014, la stessa struttura che allora aveva causato problemi per la qualità dei monomeri e per la continuità della fornitura e che portò a diverse fermate degli impianti – osserva il segretario della Filctem -. E sono le stesse strutture che vogliono utilizzare oggi, che sono ancora insufficienti e hanno 8 anni in più di utilizzo.  Nei prossimi giorni pagheremmo lo scotto di questi problemi. Adesso decideremo quali iniziative attivare, incontreremo i lavoratori in assemblea”.

Non meno preoccupato si mostra Vittorio Caleffi, segretario della Uiltec Uil: “Non c’è nessuna garanzia sulle forniture per Ferrara, siamo preoccupati per la tenuta industriale del sito – dice chiaro e semplice -. Domani (oggi, ndr) al Tavolo della chimica rinnoveremo all’assessore regionale Vincenzo Colla le nostre preoccupazioni”. Tra queste vi è quella fondamentale sul contratto di fornitura tra Eni e Basell, che è in scadenza nel 2024 “e non abbiamo notizie sulla fase di rinnovo. Il rischio per gli impianti ferraresi è alto. Auspico che se si apre tavolo di trattativa a Roma, Basell sia parte attiva”.

Per Luigi Baiano, segretario della Femca-Cisl, “rimane il ragionamento sull’approvvigionamento per quantità e qualità: questo è imprescindibile e al Tavolo ci aspettiamo una risposta su questo. Anche Basell prima o poi dovrà dire la sua”.

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