Bondeno
24 Settembre 2021
Denunciata dai carabinieri l'amministratrice di una casa di riposo: aveva imposto alla dipendente di avviare una telefonata per poterla controllare. Indagine nata da un esposto della Cgil

La datrice di lavoro la ascoltava mentre veniva interrogata dall’Ispettorato

di Daniele Oppo | 3 min

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Bondeno. Il reato contestato è quello di violenza privata. Nella pratica, l’amministratrice di una casa di riposo del bondenese aveva imposto a una dipendente di mantenere aperta una chiamata telefonica con lei mentre veniva interrogata dall’Ispettorato del lavoro sulle condizioni lavorative nella struttura, in modo da poter controllare cosa riferiva.

Per la donna, C.D., 46 anni, originaria della Romania, è scattata la denuncia da parte dei carabinieri del Nucleo investigativo e del Reparto operativo di Ferrara al termine delle indagini nate da un esposto della Fp-Cgil di Ferrara.

“L’esposto – spiega il segretario sindacale Natale Vitali – è stato fatto a fine 2020 dopo che siamo stati informati da alcuni lavoratori del fatto che non venivano rispettate le condizioni minime previste dai contratti. Avevamo inizialmente avanzato una richiesta di riconoscimento di quanto dovuto per le ore non pagate e per il rispetto del Ccnl. Ci hanno proposto 15mila euro per chiudere, poi hanno ritirato tutto. A questo punto abbiamo segnalato tutto anche al nucleo carabinieri dell’Ispettorato del lavoro, oltre che all’ufficio ispettivo. Ora aspettiamo, queste cose servono se poi a lavoratori e lavoratrici si dà una risposta, auspico che venga data loro giustizia”.

Dopo l’esposto, il Reparto operativo ha avviato i controlli con l’aiuto dei reparti speciali del Nas (Nucleo Antisofisticazione e Sanità) di Bologna e del Nil (Nucleo Ispettorato del Lavoro) di Ferrara che hanno effettuato l’accesso alla casa di riposo procedendo alla verifica di tutta la documentazione e assumendo le dichiarazioni dei lavoratori.

L’attività ispettiva si è conclusa senza che venissero rilevate infrazioni penali, tuttavia gli investigatori hanno notato che durante l’esame una dipendente era particolarmente nervosa ed evitava di fornire risposte complete ed esaustive. La donna è stata sentita più volte dai militari che, poco convinti, hanno deciso di andare a fondo sulle ragioni di quell’anomalo comportamento. Dopo una verifica del traffico delle utenze telefoniche in uso sia alla dipendente che all’amministratrice della casa di riposo, i carabinieri hanno notato che nel corso degli incontri con gli ispettori del lavoro la donna manteneva un collegamento telefonico aperto con la datrice di lavoro.

Gli investigatori hanno così capito che la dipendente non era affatto libera di fornire dichiarazioni spontanee e complete perché ascoltata, in diretta, dalla sua datrice di lavoro, che le aveva imposto di inviare la chiamata prima di entrare nell’ufficio degli ispettori.

Ora i carabinieri dell’Ispettorato del lavoro di Ferrara stanno procedendo all’esame di tutta la documentazione acquisita, al fine di verificare eventuali violazioni di natura amministrativa da parte della casa di riposo.

La vicenda, ovviamente ancora nella fase d’indagine, dà comunque lo spunto a Vitali della Cgil di interrogare politica e istituzioni su questioni più generali che riguardano l’assistenza agli anziani: “Sembra che nessuno si renda conto, o faccia finta, e sarebbe più grave, che se legge dice che le case famiglia devono avere massimo sei posti letto e che ci vuole del personale nelle 24 ore siamo davanti a un problema. Da quello che ci risulta, le tariffe non superano i 2mila euro in provincia, e allora come è possibile garantire i 5-6 lavoratori necessari, con turni, ferie e contratti regolari? Nessuno si fa due conti sul fatto che ci sia un problema per la regolarità del lavoro? È una domanda che pare non interessare nessuno, eppure bisogna trovare una soluzione affinché le persone anziane vengano seguite e assistite e al contempo che i rapporti di lavoro in queste strutture siano regolari, se no chiudiamo ipocritamente gli occhi”.

 

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