In Italia da meno di un anno e già con un lavoro, quello di picchiatore per le bande di tunisini che si spartiscono lo spaccio nell’area di via Baluardi. Si è presentato venerdì dai carabinieri, accompagnato da un legale – l’avvocato Giancarlo Bozzi -, l’uomo rapito dopo il violento raid in una casa di via Bulgarelli.
Da quanto si apprende, l’uomo, che ha 41 anni, ha confermato la circostanza del sequestro: i rapitori lo avrebbero trattenuto per circa un giorno in un parco che non sarebbe stato molto distante dalla casa assaltata, legato a un albero. Adesso si trova in una comunità protetta per evitare guai ulteriori.
L’uomo avrebbe svolto l’attività di picchiatore per diversi gruppi di connazionali e il suo rapimento pare essere stato una sorta di ritorsione e al contempo un’opera di convincimento da parte di un gruppo per riportarlo tra i propri ‘soldati’.
I contorni della vicenda sono però ancora piuttosto nebulosi tanto che il 41enne ha detto che a rapirlo non sono stati gli stessi protagonisti del raid in casa, ma altri tre soggetti – sempre tunisini – che lo avrebbero fermato mentre lui inseguiva gli aggressori.
È chiaro che molti dettagli dell’inquietante vicenda devono ancora essere chiariti, per questo l’Arma e il pm Andrea Maggioni stanno lavorando a testa bassa, anche per evitare che l’escalation di violenza si faccia ancora più grave.
Per ora, indagate per sequestro di persona, risultano esserci quattro persone, una delle quali parrebbe essere un terzo fratello di Ayme e Dirar Touati, che vennero espulsi nel 2020 dopo il primo, grosso evento che probabilmente ha scatenato la serie di ritorsioni dell’ultimo periodo: l’accoltellamento in via Baluardi proprio in uno contesto di guerra tra bande per il controllo dello spaccio.
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