Lettere al Direttore
29 Maggio 2021

A proposito di Biblioteche e di braccia corte

di Red thumb | 3 min

A proposito di Biblioteche e di braccia corte.

L’esternalizzazione dei servizi è pratica diffusa da anni nelle amministrazioni. Anche le Biblioteche ferraresi usufruirono dei “servizi esternalizzati” alla Biblioteca Bassani negli anni 2000. E con grandi risultati, ricordo. La sinergia tra i bibliotecari di ruolo e i bibliotecari della cooperativa di servizi, era cosa nota.

Poi finì un’era e iniziò quella dei “traslochi di personale” che, grazie ad una politica scellerata, abbassò notevolmente la qualità delle opere. I trasferimenti di personale avvenivano a caso, senza formazione, gettando nella mischia dipendenti volonterosi, ma con grosse difficoltà ad apprendere un’arte senza supporti importanti. A questo punto mi chiedo da bibliotecario che fui e da cittadino che sono, se non è meglio coinvolgere soggetti esterni qualificati, piuttosto che continuare nella sciagurata politica dei trasferimenti senza senso.

Questa è la tipica polemica da punta dell’iceberg, cioè essere contrari alle scelte di esternalizzazione dei servizi bibliotecari, quando nessuna giunta, di nessun colore, riuscirà mai a rivoluzionare veramente il sistema bibliotecario ferrarese, sistema che è tale e quale agli anni ’70. Qui è il vero scempio: l’incapacità di gestire, da parte della politica vecchia e nuova, un patrimonio di oltre 500.000 volumi, strutture importanti e personale qualificato, ma che si sta assottigliando in quantità e qualità.

Il punto non è tanto esternalizzare le famose “cenerentole” (Rodari, Luppi e San Giorgio), quanto domani poter dire: a Ferrara esistono 6 biblioteche e non tre vere biblioteche e tre spazi in condominio, non a norma, passibili di controllo e di chiusura (alcune strutture non hanno i servizi igienici), senza personale, aperte “ogni tanto”. Nessun politico ha mai fatto una scelta o pensato un progetto sistemico per Ferrara.

C’è stata l’idea del terzo polo nel quartiere di via Bologna, poi i reiterati tentativi di chiusura delle biblioteche di Porotto e San Giorgio. E così via, ma mai uno studio sulla città, sui bisogni di lettura, sui parametri classici delle regole bibliotecarie (patrimonio per tot abitanti, strutture con un minimo di metri quadri per poter essere definite biblioteche, ecc. ecc.). Da un punto di vista pragmatico sono favorevole alla scelta esternalizzante, ma non è una rivoluzione, è solo un ripescaggio di vecchie idee.

E i 100.000 euro di finanziamenti sono la stessa cifra esatta che (qualche anno sì, qualche anno no) le precedenti amministrazioni stanziavano per implementare il patrimonio librario. A questo punto la vera rivoluzione sarebbe istituire un gruppo di lavoro che si preoccupasse di rivedere in toto il sistema bibliotecario ferrarese.

Sono passati 50 anni da quando nascevano le prime biblioteche di quartiere. Quella fu una rivoluzione: una biblioteca in ogni quartiere della città. Purtroppo a distanza di mezzo secolo qualcuno può ancora gridare. “Direttore, qui non abbiamo il gabinetto!!”

Andrea Poli

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