Attualità
29 Dicembre 2020
Dopo il discorso di inaugurazione dell'anno accademico, il rettore ha tenuto una requisitoria a suo favore in un video per i soli dipendenti dell'università in cui spiega e difende la sua ‘riforma’

Unife. Zauli: “Modifiche allo statuto sono l’ennesimo mio contributo positivo all’Ateneo”

Zauli
di Daniele Oppo | 5 min

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Giorgio Zauli

Un’istantanea del video realizzato da Zauli per il personale di Unife

Nessuna risposta pubblica alle critiche durante l’inaugurazione dell’anno accademico trasmessa online con un video su YouTube, ma sulle modifiche allo statuto di Unife il rettore Giorgio Zauli ha tenuto una requisitoria a suo favore parlando ai soli membri dell’Università di Ferrara.

Lo ha fatto con un altro video, realizzato a ridosso del discorso inaugurale. Si tratta di un video specifico proprio per affrontare la questione delle modifiche alla carta fondamentale di Unife.

Dal rettore non è arriva alcun passo indietro, “credo anzi fermamente – dice Zauli – che le modifiche di statuto proposte alla fine di questo 2020 così particolare siano l’ennesimo contributo positivo che ritengo di aver fornito per il bene del nostro grande Ateneo”.

Secondo il ‘magnifico’, l’intervento in scadenza di mandato è tutt’altro che inopportuno: “Penso esattamente il contrario: apportare modifiche in questa fase non solo è pienamente legittimo ma anche del tutto opportuno per una pluralità di motivi”, “dopo oltre 5 anni di mandato, si opera con maggior cognizione di causa. Ora posso affermare con certezza di aver maturato una sufficiente conoscenza dell’Ateneo per capire come rendere più efficiente il suo funzionamento”.

Zauli cita le riforme costituzionali del 2001 e quella fallita del 2006 come esempi storico-politici di una prassi consolidata di modifiche di fine legislatura per giustificare il suo intervento. “Quindi del tutto inesatte e strumentalizzata da parte di alcuni l’affermazione secondo la quale non si potrebbe emendare lo statuto a fine mandato – sostiene -. Lo ritengo un tipico argomento politically correct che non condivido affatto. L’università è plurale e liberale per definizione ma deve essere informata dal libero pensiero e non dalla sudditanza al pensiero unico né ad un finto perbenismo di facciata”.

Competenze gestionali che vanno

Andando al sodo, Zauli spiega di aver voluto eliminare il requisito – aggiunto con la sua prima modifica allo statuto – delle “competenze gestionali” per chi si vuole candidare a rettore perché “limiterebbe l’elettorato passivo alla massima carica dell’ateneo” e perché avrebbe potuto causare incertezze, non essendo il requisito “non meglio precisato”: “Quali sono le competenze gestionali richieste da una dicitura così generica? Chi le giudica?”, chiede Zauli, “avrei dovuto forse consentire che nascessero dei contenziosi su un tema così delicato? Non era forse necessario sgombrare il campo da questa grave incertezza? Non era forse mio preciso dovere intervenire?”

Un discorso che però cozza clamorosamente con quanto il rettore stesso dice qualche minuto più tardi a proposito dei nuovi requisiti per individuare il presidente del Consiglio di amministrazione.

Competenze gestionali che vengono

Uno dei nodi centrali del nuovo statuto è infatti l’eliminazione del meccanismo per il quale a presiedere il Cda sia di diritto il rettore, prevedendo invece un’elezione interna ai componenti stessi.

Secondo Zauli questo meccanismo è più aderente alla lettera e allo spirito della legge, nonostante l’interpretazione adottata dalla stragrande maggioranza degli atenei italiani (da rilevare che anche le istituzioni che hanno adottato statuti più affini alla sua lettura e da lui esplicitamente citati, come l’Università di Trento e la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, hanno per statuto una serie di norme che legano fortemente i poteri del presidente a quelli del rettore, cosa che nella riforma zauliana non avviene).

Con la modifica all’articolo 16 dello statuto di Unife la carica di presidente del Cda potrà essere assunta o dal rettore o da uno dei due componenti esterni a Unife che entrano nel Cda. Chiunque sia dei tre, “deve possedere competenze in campo gestionale”.

Quest’ultima è un’aggiunta tutta di Zauli, lo stesso che poco prima giudicava tale requisito fonte di grave incertezza e di possibili contenziosi (mentre la legge lo prevede come caratteristica, peraltro neppure necessaria, dei soli membri esterni del Cda).

Rettore apprendista

Di più, adesso quelle “competenze gestionali” diventano requisito fondamentale proprio perché non fanno più da barriera all’elettorato passivo e perché “la complessità della gestione amministrativa dell’Università di oggi richiede sempre più oserei dire spiccate competenze gestionali, non semplicemente competenze gestionali, che potrebbero non essere appannaggio del rettore eletto”.

“Fareste voi guidare una Ferrari a un neo patentato? – chiede Zauli – Forse chi auspica ciò non ha tanto a cuore la buona amministrazione dell’Università, ma spera di giocare proprio sulle eventuali inesperienze e condizionabilità di un rettore eletto che non possegga adeguate competenze gestionali”.

Il senso della riforma, spiega Zauli in chiusura di argomento, sarebbe che se il futuro rettore non ha competenze manageriali possa fare un po’ di “apprendistato” prima di poter fare anche il presidente del Cda.

Studenti e personale tecnico amministrativo

Tra le altre modifiche spiegate, c’è anche quella del diritto di voto attivo e su questo risponde a chi critica le modifiche delle regole del gioco a ridosso delle elezioni: “Parlare di cambiamento delle regole del gioco è inesatto e fuorviante, perché non si è mai giocato con queste regole che non sono mai state applicate, bensì introdotte nel 2016 nel primo anno del mio mandato”.

Zauli si sofferma poi in particolare due categorie di elettori: il personale tecnico amministrativo (Pta) e gli studenti.

Sul meccanismo di voto per il Pta, per il quale vanta di aver stabilito il “suffragio universale” e abbandonato il meccanismo dei ‘grandi elettori’, assicura che il peso assegnato alla categoria (il 12% di quello dei professori) è tarato per mantenere più o meno gli stessi livelli previsti nel 2015. Di rilievo il passaggio sul voto elettronico che dovrebbe permettere “di non tracciare il voto del personale tecnico amministrativo come corpo elettorale”.

Per quanto riguarda il voto degli studenti, il rettore uscente afferma che “la previsione di una quota pari al 10% dei professori pone Unife all’avanguardia” e ha un “grande significato politico” perché gli “studenti sono aumentati di oltre 9mila unità nel mio mandato. Sono e devono essere la nostra prima ragione sociale. Anche loro voteranno a suffragio universale anche se con votazione di secondo livello, voteranno tutti i loro rappresentanti eletti e il loro voto complessivo sarà il 10% dei professori”.

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