Senza troppi giri di parole non ha molto senso che da eroi della “prima” pandemia i sanitari possano passare a diventare cospiratori e terroristi nella seconda fase della stessa, con assurde teorie complottiste sul loro ruolo, oggi che sono alle prese con un’infezione dai numeri più importanti, grazie anche alla allegria con cui si è trascorso il periodo estivo 2020 ed alla mancanza di una valida programmazione a livello statale e regionale delle soluzioni alle problematicità che sarebbero occorse durante la seconda ondata dell’autunno di quest’anno, omettendo per scaramanzia la terza, prima che la maggioranza della popolazione sia stata vaccinata entro il 2021.
Sarebbe il caso che certe aggressioni, verbali e fisiche, avvenute anche nella nostra provincia nei confronti di medici e paramedici additati ad “untori”, ma non solo (penso alla Campania), trovassero uno sbocco naturale in sede processuale con qualche provvedimento esemplare (ad esempio affidamento dei negazionisti violenti alle associazioni di volontariato magari in supporto agli addetti alle emergenze Covid).
Dispiace che per i casi più gravi ad esito infausto non si riesca a stare vicino ai propri cari, ma il rischio di far contrarre l’infezione ad altri familiari è troppo alto e la salute di chi non è ancora malato viene prima di tutto: in questa situazione non spetta a chi soccorre in emergenza trovare delle soluzioni che possano far sentire al malato l’affetto dei propri cari.
Sarebbe il caso di usare cautele ancora maggiori tra congiunti durante le Festività di Fine Anno per evitare un ulteriore terza fase tra febbraio e marzo.
Lettera firmata