Spettacoli
1 Agosto 2020
Primo concerto post lockdown. Un viaggio lungo 30 anni, da Laura non c'è al Covid: "Così sosteniamo il mondo dello spettacolo" tra sedie vuote e modulo congiunti

Nek non ferma la musica a Ferrara: “Ridate gioia”

di Elisa Fornasini | 4 min

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(foto di Alessandro Castaldi)

“La musica non deve fermarsi, mai. I tempi sono quelli che sono ma è già tanto essere qui, in questa piazza meravigliosa con la vostra presenza che infonde gioia”. È un messaggio carico di entusiasmo quello lanciato venerdì sera da Nek sul palco di piazza Trento e Trieste.

Una boccata d’aria fresca, nel senso letterale del termine considerando che nessuno tra il pubblico ha tenuto la mascherina durante il concerto, rivolto alle quasi 1600 persone sedute lungo il listone. Il distanziamento anti-Covid – “un metro da bocca a bocca”, per citare il decreto regionale – è stato affidato ad appena una sedia vuota tra gruppi di amici e familiari che all’entrata hanno compilato il cosiddetto modulo ‘congiunti’ per potersi sedere vicini.

Una serata speciale. Vuoi perché è il primo grande evento pubblico dopo il lockdown, vuoi perché gli occhi magnetici di Filippo Neviani si accompagnano alla sua voce calda, vuoi perché la musica dal vivo riparte proprio da Ferrara all’insegna della solidarietà. Metà del cachet del cantautore sassolese, infatti, verrà devoluto a Music Innovation Hub, che “sostiene chi lavora nel mondo dello spettacolo e sta passando un momentaccio: vi ringrazio a nome di tutti loro”.

Il minitour estivo “Solo: chitarra e voce” vuole essere “un viaggio nella mia carriera trentennale” anticipa Nek, imbracciando la sua inseparabile chitarra per la tappa del Ferrara Summer Festival organizzata dall’associazione musicale Butterfly. Un viaggio essenziale, percorso fedelmente in ordine cronologico, partito a tutto country con “Take Me Home, Country Road” di John Denver, “una delle tante melodie che mi faceva ascoltare mio fratello più grande e che mi hanno ispirato”.

E così “ho scoperto il potere della musica”, con cui “ho gestito la mia prima delusione amorosa” raccontata in Jane. “È iniziata a circolare la voce di un ragazzo con gli occhi blu e con la voce simile a Sting, così apparve il mio produttore” ricorda Neviani, che ha debuttato nel 1991 al festival di Castrocaro con “Io ti vorrei” e preparato il primo disco, uscito l’anno successivo e anticipato dal pezzo “Amami”.

Sulla scia dei ricordi, con diversi aneddoti dal dietro le quinte di Sanremo, il cantautore si lascia cullare in “In te”, “Angeli nel ghetto”, “Tu sei, tu sai”, “Vivere senza te”, “Andare partire tornare”. E proprio a Sanremo “sono andato nel ’97 con un pezzo che mi ha cambiato la vita e porta un nome di donna”.

I fan – specie le ragazzine cresciute degli anni ’90, ma per la verità il pubblico si è rivelato eterogeneo – stavano già cantando “Laura non c’è”, proposta anche in spagnolo, inglese e francese. “È stata tradotta in tutte le lingue, un successo planetario che conoscono anche i cartelli stradali” scherza il cantautore.

L’incontro con Patrizia, diventata sua moglie e madre dei suoi figli, l’ha portato a scrivere “Se io non avessi te”, seguita a ruota da altri successi come “Se una regola c’è”, “Con un ma e con un se”, “La vita”, “Sei solo tu”, “Lascia che io sia”. “La nascita di Beatrice è stato un dono assoluto durante la lenta malattia di mio papà e decisi di omaggiare la vita” racconta, tra gli applausi, mentre canta “E da qui” e “Hey Dio”.

Un nuovo riscatto arriva nel 2015, “quando mi chiama Carlo Conti per partecipare a Sanremo, un’edizione indimenticabile, in cui mi presento con “Fatti avanti amore” e vinco la serata dedicata alla cover con “Se telefonando”, arrangiata da Ennio Morricone – che elogio per la sua musica – e scritta da Maurizio Costanzo, che mi chiamò per congratularsi”.

In attesa dell’omaggio al grande compositore, che andrà in scena questa sera sempre in piazza Trento e Trieste, Nek passa da “Unici” a “Freud” per arrivare ai giorni nostri con “La storia del mondo” e “Musica sotto le bombe” fino, inevitabilmente, al Covid. “Abbiamo vissuto momenti drammatici, di paura, incertezza, qualcuno purtroppo ha perso i propri cari e da quel momento ho sentito il bisogno di non fermarmi perché la musica ci ha tenuto compagnia proprio nel momento in cui la nostra libertà è stata limitata”.

Nasce così “Il mio gioco preferito – parte seconda”, lanciato da “Perdonare”, “Una canzone senza nome” e “Ssshh!”, perché “sono state dette tante parole a vanvera ma c’è anche bisogno di fare silenzio” esorta l’artista davanti al pubblico con le torce del cellulare accese (ma senza lo spray antizanzare, ne sono state sequestrate decine durante i controlli all’ingresso dopo la misurazione della temperatura da parte della Croce Rossa), sotto l’occhio vigile degli addetti alla sicurezza della Securfox. “Grazie di essere qui, mi avete dato calore” si congeda Nek sulle note di “Almeno stavolta”. Col coraggio di guardarci in faccia, in una serata surreale.

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