Integrazione “negli atti e nei fatti”, con l’obiettivo ultimo di “fornire servizi migliori al cittadino in termini di qualità e rapidità”. Il macrobiettivo imposto alla neo direttrice generale dell’Azienda Usl Monica Calamai e alla commissaria dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Paola Bardasi, ovvero quello di arrivare all’unificazione delle due aziende sanitarie ferraresi, è stato al centro della conferenza stampa di inizio mandato quadriennale nella sede in via Cassoli.
Un “percorso complesso” iniziato dai precedessori Claudio Vagnini e Tiziano Carradori, ringraziati “per il buon lavoro fin qui svolto”, che ha visto “momenti di entusiasmo e momenti di fermo” ma che rappresenta un “punto di partenza” verso il rush finale per raggiungere l’integrazione, “utile non tanto per i documenti quanto per i cittadini, che potranno beneficiare di professionisti a rotazione” e quindi dimenticare i servizi che funzionano due volte a settimana.
Il primo passo sarà la costituzione di un gruppo di lavoro permanente, composto da professionalità sanitarie e amministrative, compresi i direttori che verranno nominati entro il 15 luglio, per progettare il piano di riorganizzazione con una “programmazione univoca ed omogenea”.
Si riparte con il riavvio dell’attività sanitaria post Covid, “sia dell’attività chirurgica ripristinata al 90%, sia dell’attività ambulatoriale in condizioni di sicurezza”. Ma le linee per le prenotazioni sono intasate e “stiamo lavorando per risolvere il più rapidamente possibile con la ricostruzione delle agende informatizzate in modo che il cittadino possa essere richiamato” spiegano le neo direttrici.
Bastano i numeri: il Cup è passato da 23mila chiamate nel maggio 2019 a oltre 81mila nel maggio 2020, con un aumento del 300% che ha mandato in sofferenza il sistema Lepida. Se c’è però “qualcosa di buono che ci ha insegnato questa emergenza” è che la “sanità deve essere totalmente ripensata”, puntando di più su “telemedicina e teleconsulto” come “nuova forma di approccio alla parte diagnostica”.
A livello provinciale rimane il modello hub and spoke, “da sviluppare attraverso una presenza attiva nella programmazione ospedaliera regionale” sottolinea Bardasi, da Cona come centro hub fino al “consolidamento della rete territoriale dove possiamo fare di più su Case della Salute e Osco per potenziare le cure intermedie” annuncia Calamai che non si sbilancia sui posti letto, sui cui “va fatta un’analisi puntuale e coerente”.
Il problema di questo modello è l’iperafflusso al Pronto Soccorso del Sant’Anna che “pone riflessioni sulla distribuzione e ricollocazione sul territorio dei pazienti – avverte la numero uno dell’Ausl -, specie quelli cronici che rappresentano circa il 30% dell’utenza“. In questo senso potrebbe essere utile o fattibile un punto di primo soccorso agognato dal sindaco Alan Fabbri in Giovecca? “È presto per dare giudizi, anche perché non c’è nessun progetto strutturato” replicano le guide della sanità estense.
Tra i capisaldi di entrambe, “la riduzione dei tempi di attesa” e la “sicurezza dei lavoratori con costante formazione, scorte di Dpi, gestione adeguata di tamponi e sierologici su tutto il personale dipendente, all’interno di un clima di benessere”. Calamai punta l’attenzione anche sulla sostenibilità ambientale, sognando i pannelli fotovoltaici in alcuni dei 70 edifici dell’Ausl. Bardasi invece sottolinea “la presenza fondamentale e il valore aggiunto dell’Università che deve agire fino in fondo al suo ruolo, ovvero la diffusione della conoscenza non solo al policlinico ma in tutta la rete sanitaria”.
Da “tenere sotto controllo il project financing, la cui gestione è una parte importante dell’attività della direzione” sottolinea Bardasi. La spesa annuale è di 45 milioni, compresi i 200mila euro all’anno dovuti a Progeste per mantenere i parcheggi gratuiti. Che ne sarà dell’annunciata sosta a pagamento? “Le condizioni per rinegoziare ci sono, ma bisogna essere in due” è l’invito della commissaria dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara.
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