Attualità
10 Giugno 2020
Carradori e Vagnini: "Le proposte dei Distretti sono offensive e irricevibili". I primi cittadini: "Richiediamo un equo trattamento, se non rispettano le decisioni la Ctss non serve a niente"

Tutti i pazienti Covid a Cona, scontro durissimo tra sindaci e aziende sanitarie

di Elisa Fornasini | 4 min

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“Non mi assumo la responsabilità di negare l’assistenza che solo questo ospedale può dare a una parte della popolazione”. È la durissima presa di posizione del direttore generale di Cona Tiziano Carradori che sancisce la frattura all’interno della Conferenza Territoriale Sociosanitaria in merito al piano interaziendale per la gestione Covid-19.

I sindaci, attraverso due documenti firmati dai Distretti Ovest e Sud-Est, sono concordi nel “rendere il prima possibile l’ospedale del Delta Covid free già dal 20 giugno” e di conseguenza dirottare tutti i pazienti all’hub di Cona. Un accordo politico che viene rigettato dalla parte tecnica, ovvero dalle due aziende sanitarie che lo dovrebbero mettere in pratica.

L’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara nega la sottrazione di ulteriori posti letto per acuti da destinare ai pazienti Covid: “Ogni letto in meno di chirurgia produce 44 interventi in meno che possono essere svolti solo a Cona (ora che ci sono 3mila interventi in lista di attesa), ogni letto in meno di medicina produce 36 ricoveri in meno per attività specialistica ed è un fatto che la paura di ricoverarsi ha provocato più morti del virus”.

La posizione del direttore Tiziano Carradori è tranciante e diventa ancora più dura: “Sostenere che il cittadino deve avere la migliore assistenza sanitaria possibile nell’emergenza solo a Cona, come se fosse l’unico a poter offrire un’assistenza adeguata, viola i principi della legge nazionale e della deontologia medica, oltre a essere offensivo nei confronti degli operatori sanitari che non sono eroi solo sotto il sole ma persone responsabili anche al buio”.

“Troveremo un sistema per portare i pazienti al centro ma il documento del Distretto Sud-Est è discutibile e aggressivo nei confronti dell’azienda in maniera intollerabile” condivide il direttore generale dell’Ausl Claudio Vagnini, secondo cui “abbiamo contenuto l’emergenza non per fantasie genetiche ma perché abbiamo messo in atto tutti i presidi di contenimento e non ci viene riconosciuto“.

L’impasse pare ormai incolmabile. Il primo a rompere l’imbarazzo è il sindaco di Portomaggiore Nicola Minarelli: “Per la prima volta le aziende hanno parlato all’unisono decretando irricevibili i documenti di due distretti, quello più moderato del distretto Ovest e quello più duro del Sud-Est, che richiedevano un equo trattamento e non perché non ci siano professionisti all’altezza. Di fronte a questo fallimento, è meglio convocare l’ufficio di presidenza allargato per decidere una nuova seduta”.

La proposta viene accettata dal sindaco di Ferrara e presidente della Ctss Alan Fabbri: “Faremo così per trovare un equilibrio tra sindaci e direttori”. La sindaca di Codigoro e capo del Distretto Sud Est Alice Zanardi rimane irremovibile: “Sono offesa dalle parole di questo consesso, i direttori devono fare quello che decidono i sindaci altrimenti non serve a niente”. Per il primo cittadino di Riva del Po, Andrea Zamboni, “è un modo per fare esperienza perché di queste esperienze epidemiologiche ne avremo altre ogni 5-7 anni, basta impoverimento della rete sanitaria”.

I sindacati provano a fare da ‘paciere’: “Non va sancita la frattura ma la ricostruzione di una risposta più standardizzata possibile, altrimenti la Cgil saprà da che parte stare” assicura il segretario Cristiano Zagatti. “In questa conflittualità, la tutela della salute lasciatela in mano ai medici” aggiunge il presidente dell’Ordine dei Medici Bruno Di Lascio.

La riflessione del sindaco di Cento e capo del Distretto Ovest Fabrizio Toselli – “ora che i casi sono praticamente azzerati e si va verso la Fase 3” – è di “ripensare l’organizzazione della rete ospedaliera per ridare peso agli ospedali territoriali, come notato anche dalla Corte dei Conti”. Una discussione che passa in secondo piano: “Se gli ospedali di questa provincia non vengono considerati idonei per gestire l’emergenza, non lo sono neanche per la riorganizzazione” tagliano corto i direttori delle aziende sanitarie.

La discussione sul futuro del piano emergenziale, dopo due ore e mezza di videoconferenza in cui sono stati approvati i bilanci 2019 dell’Azienda Ospedaliera e dell’Azienda Usl, è rinviata a data da destinarsi. Intanto il Sant’Anna conta 60 posti letti dedicati (dimezzati rispetto alla fase acuta), così suddivisi: 12 posti per casi sospetti (occupati solo 7), 40 posti occupati al 50% e otto posti di terapia intensiva (“due occupati che consumano 8 medici, 8 assistenti e 24 infermieri” rendiconta Carradori).

I nosocomi di Argenta e Cento rimangono Covid free, l’albergo per la quarantena non accoglie alcun paziente “e con tutta probabilità dovremmo dismettere alcuni presidi perché non vi è più la necessità”, e infine l’ospedale del Delta ospita 14 pazienti in lungodegenza, “meno di 1 su 5” sentenzia sempre Carradori nella sua arringa, con una “riduzione enorme del tasso di ricovero che ci porta verso una sorta di normalizzazione”.

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