Attualità
9 Aprile 2020
Sono 54 dipendenti Ausl e 24 da Cona in isolamento domiciliare. L'analisi di Carradori: "Nessun allarme, anzi il nostro territorio merita davvero uno studio"

Coronavirus, tamponi positivi per 78 operatori sanitari

di Elisa Fornasini | 4 min

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Tiziano Carradori

Frequenza di casi abbondantemente inferiore alla media regionale (1,49 casi ogni mille abitanti rispetto al 3,9 emiliano-romagnolo e il picco di quasi 10 a Piacenza), così come è più basso il tasso di mortalità (0,13% contro lo 0,48% della regione) e di letalità (numero di morti attribuiti al coronavirus sul totale dei casi positivi) al 9% rispetto alla media regionale del 12%.

Sono i dati “particolarmente significativi” dell’emergenza Covid-19 in provincia di Ferrara, che “con i suoi 522 casi rappresenta il valore assoluto più basso di persone infettate sul territorio regionale”, da cui parte il rendiconto del direttore generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara Tiziano Carradori in videoconferenza in veste di coordinatore provinciale per l’emergenza sanitaria.

Sulla scia di quanto annunciato dal commissario regionale Sergio Venturi, “il nostro territorio è meritevole di essere studiato per questa favorevole caratteristica distintiva che condividiamo con Rovigo e Ravenna, attribuibile più a fatti storici che a un ritardo nell’onda epidemica o a una scarsa mobilità della popolazione; elementi da indagare in futuro per una migliore protezione”.

Una “doverosa tutela” interessa ovviamente il personale sanitario. “Ma non vi sono elementi di allarmismo” sottolinea Carradori prima di sciorinare i numeri: su 910 tamponi agli operatori Ausl (182 ad Argenta, 243 a Cento, 443 al Delta, 42 altri) 54 sono risultativi positivi mentre su 241 indagini sierologiche, solo un referto ha dato esito positivo; “numeri oggettivamente bassi (aggiornati al 7 aprile, ndr) che autorizzano a una prudente positività”.

L’ospedale di Cona ha sottoposto a tampone 320 dipendenti (112 dirigenti, 208 per il personale di assistenza) e complessivamente sono state trovate positive 24 persone (8 dirigenti e 16 infermieri e Oss, pari al 7,5%) che sono state poste in isolamento domiciliare.

Da venerdì, inoltre, è stata ulteriormente allargata la copertura diagnostica del personale dipendente delle aziende sanitarie e delle strutture residenziali con la sperimentazione dello screening. Su 221 test rapidi per la ricerca degli anticorpi eseguiti su 130 infermieri, 61 medici, 16 Oss e 14 tecnici del Sant’Anna, il 2,7% è risultato positivo, pari a 6 casi (4 infermieri e 2 medici).

“Fra una settimana dovremmo completare lo screening di tutto il personale sanitario, ma se negativo deve essere sottoposto ogni 15 giorni a un nuovo test quindi la procedura è lunga” confessa il subcommissario che “da domani raddoppia la produzione di test sierologici: da cinquanta a circa un centinaio”.

La maggior parte dei pazienti positivi (69) è ricoverata all’ospedale del Delta che conta 144 posti letto e 10 in terapia intensiva rispetto ai 183 posti di Cona, di cui 28 in terapia intensiva, 36 di sub intensiva e gli altri nei reparti destinati a pazienti positivi acuti.

Ma si sono registrati contagi anche nei nosocomi di Cento e Argenta che sarebbero dovuti essere Covid free. “Appena sono stati individuati i casi positivi, sono stati trasferiti al Delta e a Cona” precisa Carradori mentre illustra la struttura organizzativa che comprende gli ulteriori posti letto post acuti attivati all’Osco di Copparo e Comacchio e recentissimamente alla Casa del Sollievo dell’Ado.

Se la ragione dell’impennata nei casi (106 il 5 aprile) è già stata spiegata – “non era un aumento dei nuovi casi ma un recupero dei ritardi nella consegna dei referti di almeno una settimana prima” – il direttore del Sant’Anna promette una maggiore autonomia nella refertazione: “La nostra azienda fa direttamente l’analisi dei propri tamponi mentre l’Ausl si appoggia a un laboratorio privato a Padova per superare l’impasse dei lunghi tempi di risposta del laboratorio usato precedentemente. Ma tenere il più contenuto possibile il tempo di risposta è particolarmente utile per posizionare il paziente nel reparto più appropriato”.

A livello di dispositivi di protezione individuale, “in 43 giorni abbiamo distribuito una quantità considerevole di gambali, mascherine e tute e non registriamo situazioni di particolare difficoltà rispetto al nostro fabbisogno se non qualche carenza puntuale per i calzari” chiosa Carrdori che, richiamando alla “volontà di essere trasparenti e di agire con tempestività”, raccomanda di visitare il sito dell’azienda per “comunicare e raccogliere proposte perché nessuno ha la soluzione in tasca“.

Soluzioni da sperimentare anche a livello farmacologico, come spiegato dalla dottoressa Francesca Bravi in una veloce panoramica sui trattamenti: “La nostra azienda ha presentato più di dieci studi di ricerca multicentrici per testare diversi tipi di farmaci, cocktail di farmaci che sembra essere efficace nei confronti del virus. Parteciperemo al bando del ministero della Salute con il coordinamento di istituti a livello nazionale, ma per una eventuale sperimentazione sul plasma dobbiamo aspettare i risultati da Pavia”.

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