Mesola
22 Febbraio 2020
Gli ha sparato, forse per sbaglio o forse no, e lo ha lasciato in un argine senza più preoccuparsene. Ora procura e polizia provinciale vogliono vederci chiaro

Cacciatore nei guai per aver ucciso il suo cane

di Daniele Oppo | 2 min

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(archivio)

Codigoro. Ha sparato al suo cane, un Breton, e lo ha lasciato lungo un argine di campagna a Codigoro. Un cacciatore di Bosco Mesola di 50 anni dovrà presto risponderne, ma prima gli inquirenti vogliono capire se si sia trattato di un incidente o se invece ci sia stata proprio la volontà di uccidere.

Ci sono ancora dei punti da chiarire nella vicenda che, oltre alla procura, vede impegnata la polizia provinciale guidata dal comandante Claudio Castagnoli, attivatasi dopo il ritrovamento del cane da caccia. Per prima cosa, infatti, è stata notata una strana coincidenza, spia di una brutta abitudine di alcuni cacciatori: l’età avanzata dell’animale e la sua morte avvenuta negli ultimi giorni di apertura della stagione di caccia durante lo scorso autunno. Dopo aver portato l’animale all’istituto zooprofilattico, gli inquirenti hanno aspettato che passasse un mese prima di fare una visita al proprietario: volevano vedere se sarebbe andato a denunciarne la scomparsa all’anagrafe canina. Cosa mai avvenuta.

Ecco che allora i poliziotti si sono recati nell’abitazione dell’uomo che ha subito ammesso di essere stato lui a sparargli, ma di averlo fatto per sbaglio, con un colpo di fucile esploso da tre metri di distanza mentre il cane era impegnato in una zuffa con una nutria. Ma non è stato molto convincente, perché ha anche detto di aver visto una nutria sull’argine, di aver sparato, di essersi avvicinato e di aver visto il cane impegnato in un combattimento con il roditore.

Qualcosa non torna, anche perché da quanto si apprende, almeno da un esame esterno, il cane non riportava neppure segni di una zuffa e per questo è stato disposto un approfondimento scientifico, in modo da appurare anche da che distanza è stata esplosa la fucilata che, date le dimensioni dei fori di entrata e uscita della pallottola, per gli inquirenti potrebbe essere molto inferiore ai tre metri dichiarati dal cacciatore.

Nel frattempo all’uomo sono state ritirate tutte le armi.

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