Politica
11 Febbraio 2020
Ronchi e Diolaiti: "Accordo sbilanciato in favore della Fondazione: il mondo della cultura deve avere il coraggio di alzare la voce"

Collezione Sgarbi in Castello? “Fabbri annulli l’accordo o andremo alla Corte dei Conti”

di Ruggero Veronese | 4 min

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Duecentoventi euro per un aperitivo a cui erano presenti 4 persone tra cui sindaco e vicesindaco rendicontati come spesa di rappresentanza. Nulla di illecito, ma è un dato che Dario Maresca (I Civici) fa presente durante la discussione in merito al Rendiconto di gestione dell'esercizio 2023 nel rimarcare che "per la prima volta sono preoccupato anche dal punto di vista economico oltre che nel merito"

Una collezione privata in mostra nel Castello Estense, con tutte le responsabilità e le spese in capo al Comune di Ferrara, che oltre ad aumentare il prezzo di ingresso del principale monumento cittadino (da 8 a 12 euro nelle prime ipotesi) cederà una parte degli incassi all’unico titolare delle opere. La Fondazione Cavallini-Sgarbi, che nella prima metà di giugno inaugurerà l’esposizione in Castello per effetto della delibera approvata dall’amministrazione ferrarese il 28 gennaio.

Una mostra che fin dal momento dell’annuncio è stata oggetto di numerose critiche e dubbi, anche da parte dell’ex assessore alla cultura Massimo Maisto che ha accusato il politico e critico d’arte Vittorio Sgarbi di essere portatore di un “gigantesco conflitto di interessi”, essendo contemporaneamente ‘in quota’ all’amministrazione ferrarese (attraverso la lista Forza Italia – Rinascimento) e partner economico del Comune nell’allestimento della mostra, nonché presidente di Ferrara Arte.

Critiche a cui oggi si aggiungono quelle dell’associazione Piazza Verdi, che chiede senza mezzi termini al sindaco Alan Fabbri di ritirare la convenzione, “altrimenti – afferma l’ex consigliera comunale dei Verdi Barbara Diolaiti – siamo pronti a rivolgerci alla Corte di Conti”. Secondo Alberto Ronchi, ex assessore alla cultura a Ferrara, Bologna e in Regione, l’accordo potrebbe infatti essere “troppo sbilanciato in favore della Fondazione” e determinare così perdite nelle casse comunali.

A sollevare le perplessità dell’associazione (battezzata ‘Piazza Verdi’ in quanto “simbolo del fallimento dell’amministrazione precedente che taglia gli alberi e di quella attuale che chiude le piazze”) sono in particolare gli articoli della delibera che descrivono gli obblighi del Comune verso la fondazione. A partire dalla durata della mostra, garantita fino alla fine del 2020 ma che secondo la delibera verrà “automaticamente prorogata” se la convenzione in scadenza il 31 dicembre tra Provincia e Comune (a cui viene concesso l’utilizzo del Castello Estense) sarà rinnovata. Condizioni che secondo Ronchi “daranno alla Fondazione Cavallini-Sgarbi una situazione di monopolio culturale e nella gestione del Castello”. Dal testo della delibera stessa del resto emerge la “forte volontà della giunta di strutturare una collaborazione pluriennale con la Fondazione per l’esposizione della collezione presso il Castello Estense”.

Altro punto critico secondo Ronchi e Diolaiti sta nelle responsabilità economiche per il Comune, non solo a livello di assicurazione e allestimento ma anche per eventuali restauri delle opere esposte: la convenzione consente infatti alla Fondazione di “ispezionare le opere per verificarne lo stato di conservazione ed eventualmente suggerire gli opportuni interventi”. Un passaggio che secondo Ronchi “dà a una collezione privata la possibilità di incrementare il proprio valore attraverso soldi pubblici”: questo uno dei temi che secondo l’associazione Piazza Verdi potrebbe entrare nel mirino della Corte dei Conti.

Ma lo squilibrio secondo l’associazione riguarda anche la possibilità della Fondazione di ritirare unilateralmente le proprie opere dalla mostra nel caso, come si legge nell’accordo, “dovessero sopravvenire opportunità di valorizzazione della Collezione diverse da quelle previste dalla presente Convenzione”, con l’obbligo per il Comune al termine del prestito di riconsegnare a proprie spese le opere “in un luogo indicato dalla stessa Fondazione”. Secondo Diolaiti infatti “questo significa che se in America o da altre parti del mondo richiederanno un quadro della collezione, a sostenere le spese di trasporto dovrà essere il Comune”.

Dal tema della mostra in Castello il discorso finisce presto per allargarsi alle politiche culturali della nuova amministrazione, verso cui Ronchi non risparmia le critiche in particolare per l’approccio alla gestione di Ferrara Arte, oggi presieduta proprio da Sgarbi. “Tre generazioni hanno lavorato per rendere le esposizioni di Ferrara Arte un punto di orgoglio a livello internazionale e la chiave era quella di proporre mostre originali, che poi gli altri musei ci chiedevano di replicare. Oggi si va a sbandierare una mostra su Banksy che è stata pubblicamente disconosciuta dall’artista e che prima di venire a Palazzo dei Diamanti era in esposizione in un outlet di Bergamo*. Non si può liquidare così il lavoro di tre generazioni. Il mondo della cultura ferrarese deve trovare il coraggio di alzare la voce contro le decisioni di questa amministrazione”.

* Precisazione del 13 febbraio 2020. In realtà, come spiega a Estense.com Pietro Folena, presidente dell’Associazione Culturale Metamorfosi che cura l’esposizione in programma a Palazzo Diamanti, la mostra in questione non è mai stata in esposizione in un outlet, ed è tuttora allestita a Palazzo Ducale a Genova. Anche sul disconoscimento da parte dell’artista, bisogna precisare che riguarda tutte le esposizioni con le sue opere e non solo questa in particolare. 

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