Politica
10 Dicembre 2019
Circa mezzo migliaio di persone sotto alla galleria Matteotti per il comizio del leader leghista. Borgonzoni: "L'Emilia non è il bancomat del governo"

Salvini tra selfie e bancarelle lancia la Borgonzoni: “Tra 48 giorni cambieremo la storia”

di Ruggero Veronese | 3 min

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(foto di Alessandro Castaldi)

Un tour per le bancarelle all’arrivo in piazza Trento Trieste e l’ormai classico rituale dei selfie con la folla inneggiante, prima di ripartire. In mezzo, il discorso dal palco nel quale Matteo Salvini, al fianco del sindaco Alan Fabbri e della candidata alla presidenza della Regione Lucia Borgonzoni, tocca e incrocia temi politici nazionali a locali, ribadendo l’importanza per gli equilibri nazionali delle prossime elezioni in Emilia-Romagna.

Ad assistere al comizio un pubblico non molto numeroso (circa 400-500 persone), almeno in rapporto alle grandi adunate delle ultime elezioni amministrative, ma che strette nelle Galleria Matteotti si fanno sentire dal primo all’ultimo minuto, in particolare quando il leader della Lega tocca argomenti che hanno lasciato il segno a livello locale come la ricostruzione post-terremoto o il collasso di Carife, paragonato da Salvini agli effetti che potrebbe avere l’approvazione del Mef a livello europeo.

Il leader della Lega si complimenta in più occasioni con Fabbri e con la giunta ferrarese per le azioni svolte in questi mesi, a partire dallo “sgombero del campo nomadi” che era “pieno di rom, che adesso si dovranno pagare le bollette” (tecnicamente si trattava di sinti italiani a cui sono state trovate sistemazioni dal Comune), e conclude il discorso guardando allo scandalo di Bibbiano: “Bisogna punire chi ha portato via i bambini per fare soldi. Per il Pd questo problema era trascurabile come se fosse un raffreddore: allora dimostriamo di essere l’aspirina e mandiamoli a casa”.

“Tra 48 giorni – afferma Salvini – contiamo su di voi per far cambiare direzione a questa regione e difendere ciò che i nostri nonni ci hanno lasciato. Quelli del Pd sono incredibili: più perdono le elezioni e più riescono a governare. Qui a Ferrara il Pd ha sulla coscienza i conti di 32mila risparmiatori ferraresi e ora col Mes vorrebbero ripetere la stessa cosa, però noi siamo buoni ma non stupidi”. Vale comunque la pena puntualizzare che, in caso di approvazione del Mes, l’Italia avrebbe quote del fondo tali da garantirle diritto di veto, azzerando quindi il rischio paventato da Salvini.

Al suo fianco, Borgonzoni afferma di voler governare “con la testa e con il cuore, senza lasciare indietro gli ultimi” e punta soprattutto sul tema della sanità: “Abbiamo liste di attesa lunghissime, non possiamo permettere che chi ha più soldi possa essere operato in pochi giorni e gli altri debbano aspettare dei mesi. Abbiamo scoperto che alcuni disabili in Emilia Romagna si ritrovavano a pagare per le prestazioni mediche: ma che razza di Regione è quella che fa pagare i propri disabili? Faremo un fondo di ristoro per restituire a queste persone i loro soldi”.

Borgonzoni propone poi di istituire un assessorato regionale alla sicurezza e descrive un’Emilia-Romagna che, al di là dei confronti con altre zone italiane, potrebbe ancora aumentare la propria qualità di vita: “Vogliamo premiare il merito, perché in Emilia-Romagna ci sono migliaia di imprenditori e lavoratori che meritano un riconoscimento. Al governo hanno preso la nostra regione come se fosse un bancomat, perché sanno che noi comunque ce la facciamo sempre. Ma se le aziende dopo il terremoto si sono riprese non è stato grazie al Pd, ma nonostante il Pd”. Parole che sollevano gli applausi del pubblico nella galleria, che una volta terminato il comizio si mette pazientemente in coda ad aspettare il proprio turno per un selfie con il politico più popolare d’Italia. Nel 2019, anche questa è politica.

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