Economia e Lavoro
30 Novembre 2019
Dal salone FuruturPera il grido di allarme delle associazioni: "Insufficienti 80 milioni, e servono tempistiche esatte"

Cimice asiatica, per gli agricoltori è ora di passare ai fatti: “Il ministro dia risposte chiare”

di Ruggero Veronese | 3 min

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Da sx: Roberto Crosara, Stefano Calderoni, Gianluca Vertuani

Una situazione di difficoltà che oggi non va tenuta nascosta, ma analizzata e discussa per salvare un intero settore. Parliamo della crisi del comparto ortofrutticolo dovuta all’invasione della cimice asiatica, vero incubo degli agricoltori italiani dopo la sua recente comparsa e diffusione nell’ecosistema italiano (rilevata ufficialmente solo nel 2012 a Modena e nel 2016 in Alto Adige), e che nel 2019 ha causato solo nel nord Italia danni per 356 milioni di euro e 486mila giornate di lavoro perse per i lavoratori del settore.

Numeri che non possono che sollevare la preoccupazione di tutto il mondo agricolo e imprenditoriale, che si è riunito a Ferrara Fiere in occasione del solone FuturPera per chiedere al ministro all’agricoltura Maria Teresa Bellanova misure e tempistiche chiare per contrastare la crisi. A lanciare l’appello alo governo è il presidente di Cia Ferrara e coordinatore di Agrinsieme, Stefano Calderoni, che al fianco dei presidenti di Confagricoltura Ferrara e Confcooperative, Gianluca Vertuani e Roberto Crosara, ricorda al ministro gli impegni presi in occasione della sua ultima visita a Ferrara, il 20 ottobre: “Alle aziende non serve una politica degli annunci, ma tempi certi – afferma Calderoni -: il ministro ha annunciato la sospensione biennale dei mutui alle banche per le aziende colpite, ma dobbiamo avere risposte chiare e sapere da quando gli agricoltori potranno effettivamente rivolgersi alle banche”.

Discorso analogo anche per la sospensione degli oneri previdenziali, per la quale secondo Calderoni “la ministra ha dato disponibilità, ma deve chiarire le tempistiche”, mentre in tema di aiuti economici diretti, il presidente di Cia chiede al governo di alzare l’asticella: “Anche se in Parlamento la discussione è ancora aperta, gli 80 milioni nel prossimo triennio che sono stati ipotizzati sono del tutto insufficienti. Stiamo lavorando per chiedere un fondo calamità da 300 milioni a Bruxelles, una cifra analoga a quella stanziata per l’emergenza xiella”.

Ancora più diretto il messaggio di Crosara, che chiede al mondo politico di non nascondere la testa sotto la sabbia di fronte a un problema ormai conclamato: “La politica sa esattamente quali sono le richieste e le necessità degli agricoltori, non può restare in attesa delle nostre mobilitazioni. Non ci sarà soluzione ai problemi di cui stiamo parlando se non si andrà nella direzione richiesta dagli agricoltori”. Direzione che, come ricorda Vertuani, ha a che fare anche con le soluzioni pratiche, oltre che finanziarie, al problema della diffusione della cimice asiatica, che richiederà studi e sperimentazioni scientifiche che potrebbero richiedere diversi anni prima di risultare efficaci. Ma nel frattempo il territorio emiliano non deve rischiare di perdere le proprie competenze ed eccellenze agricole, “perchè ogni ettaro tolto alla frutticoltura molto difficilmente potrà tornare a produrre nelle stesse condizioni”.

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