"Stranieri via dall'Italia" è forse la frase più blanda apparsa sul muretto al di fuori dell'Eurospin di Pontelagoscuro. Vicino una svastica e un'altra scritta "W il Duce" e poco più in là frasi in cui si inneggia ai forni crematori e all'odio razziale
Sottoscritta convenzione che prevede incontri pubblici, webinar, seminari per docenti e studenti. L'assessore Coletti: "Occasione per affrontare con coscienza la perdita di un caro"
Promuovere la partecipazione, la creatività e il benessere delle nuove generazioni. Sono questi gli obiettivi dell'avviso pubblico approvato dalla Giunta comunale di Ferrara, su proposta dell'Assessorato alle Politiche Giovanili e online dal 31 ottobre sul sito del Comune di Ferrara
Garantire un riparo nei mesi più rigidi dell'anno. È questo l'obiettivo del 'Piano Freddo', misura promossa dall'Assessorato alle Politiche Sociosanitarie del Comune di Ferrara e riattivata da domani (sabato 1 novembre) fino al 31 maggio 2026
Prosegue il percorso di attuazione del progetto "Assi di Connessione", intervento strategico di rigenerazione urbana volto a ridisegnare e valorizzare l'area della Darsena cittadina
Mamma: due tenerissime, brevi, struggenti poesie a lei dedicate da Roberto Pavani. Personaggio riservato, poco incline alle varie vetrine “social”, giornali o altro. Poeta vincitore di alcuni prestigiosi premi. Grandissimo amico del nostro vernacolo. Attore in “Straferrara” e “Compagnia del Vado”, regista ma soprattutto presidente de “Al Tréb dal tridèl” (cenacolo di Cultura dialettale ferrarese).
Fondamentale nel salvataggio di tale prestigiosa entità culturale che rischiava, alcuni mesi orsono, di chiudere i battenti. Pavani ne fu tra i soci fondatori nel lontano 1980. Primo presidente il grande Iosè Peverati.
Eccovi le due poesie. Testi non assimilabili all’italica retorica “mammona”, a mio giudizio sono veramente notevoli. Buona lettura e visione/ascolto. Le immagini, che accompagnano le poesie, a dire il vero sono più riferibili a nonni o bisnonni, più che a mamme, ma in sostanza rappresentano un nostro mondo, non così lontano nel tempo.
“ PÀR VÉDR’ INCÓRA”
Adès la tò càmara
l’è cóme prima:
avén purtà vié
càl lèt còn ill spónd
e cal stramàz
divèrs da chj’àltar.
Tut è in órdan:
an gh’è più madgìn,
né flèbo, nè sirìngh
né chì àltar pastròć
ché at duvévi sémpar tór.
An gh’è più nisùn
In tlà tò càmara,
agh són sól mì,
mama,
e anch adès
at zérch int la penómbra
par védr’incóra
s’at gh’à bisógn ad quèl.
PER VEDERE ANCORA (Traduzione)
Adesso la tua camera/ è come prima/abbiamo portato via/ quel letto con le sponde/ e quel materasso/ diverso dagli altri./ Tutto è in ordine,/ non ci sono più medicine,/ né flebo, né siringhe,/ né quegli altri intrugli/ che dovevi sempre prendere./ Non c’è più nessuno/ nella tua camera,/ ci sono solo io,/ mamma,/ e anche adesso/ ti cerco nella penombra/ per vedere ancora/ se hai bisogno di qualcosa.
“FÉRMAT INCÓRA CHÌ”
di Roberto Pavani.
Santà a fiànch dal tò lèt,
at guàrd e a torn’indré putìn,
e at véd incóra là
in cuśina
cóme tuti ill sìr
a punciàr in silénzi.
…At ciàm par fàrat vgnìr a lèt
ma t’an rispóndi più
a la mié vóś.
E at véd incóra
sal mezdì
métar ch’al póch ad magnàr
int i nòstar piàt,
quasi scurdàndat dal tò.
…At ciàm par dàrtin
un póch dal mié
ma i tò òć
j’è sémpar più sarà ché vèrt.
“Aspèta, mama,
briśa andartìn
a gh’è in sla tàula
cal quartìn ad vin dólz
che a bvévan insiém
ògni qual tànt àla dmndga;
férmat incóra chì,
cal vin
an vói briśa
bévral da par mi. “
FERMATI ANCORA QUI (Traduzione) .
Seduto a fianco del tuo letto,/ ti guardo e torno bambino,/ e ti vedo ancora là/in cucina/come tutte le sere/ a cucire in silenzio./ … Ti chiamo per farti venire a letto/ ma non rispondi più/alla mia voce./ E ti vedo ancora / sul mezzogiorno/ mettere quel poco cibo/ nei nostri piatti/ quasi scordandoti del tuo./ … Ti chiamo per dartene/ un poco del mio,/ ma i tuoi occhi/ sono sempre più chiusi che aperti./ “Aspetta mamma,/ non andartene;/ c’è sulla tavola/ quel quartino di vino dolce/ che bevevamo insieme/ alcune volte la domenica;/ fermati ancora qui, / quel vino/ non voglio / berlo da solo.”
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