Politica
6 Ottobre 2019
Anche l'edizione 2019 Internazionale parla di come combattere le sempre più diffuse 'bufale': un tema che si fa anno dopo anno più attuale e problematico

Contro l’Europa delle fake news serve più collaborazione tra istituzioni e informazione

di Ruggero Veronese | 4 min

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Camilla Vagnozzi di Pagella Politica (immagini di Simone Ferraresi)

Ormai da qualche anno almeno un incontro del Festival di Internazionale è dedicato al tema della mala informazione e della disinformazione: come favorire una diffusione più corretta delle notizie? Come combattere le fake news? Come spiegare ai lettori come distinguere l’informazione dalla propaganda? La questione del resto è più che mai aperta, in particolare da quando l’avvento dei social network ha creato un rapporto di antagonismo e allo stesso tempo di dipendenza reciproca tra social e mezzi di informazione, che spesso finisce per snaturare il lavoro di chi deve riportare correttamente le notizie, oltre alla percezione stessa con cui vengono recepite dal pubblico.

Nonostante l’impegno costante di tanti addetti al settore, gli incontri di Internazionale in tema di disinformazione assumono un tono anno dopo anno più allarmato. E se qualche anno fa le fake news erano quasi un tema da ‘gente del settore’, oggi è ormai chiaro che si tratta di una delle questioni politiche più attuali e importanti dei nostri tempi, capace di stravolgere l’andamento delle elezioni anche nelle nazioni più progredite e tradizionalmente più informate. Non a caso tra gli ospiti di quest’anno, oltre ai giornalisti Gian Paolo Accardo (VoxEurop), Luca Misculin (Il Post), Camilla Vagnozzi (Pagella Politica) e Lorenzo Robustelli (Eunews) è presente anche un membro della Comissione Europea: Massimo Gaudina.

Che l’effetto deleterio delle fake news non sia una semplice leggenda metropolitana è dimostrato dai numerosi casi tirati in ballo dai relatori nella prima parte della conferenza all’aula magna di Giurisprudenza: Vagnozzi cita per esempio la celebre ‘bufala’ sul Global Compact ripresa in varie occasioni da Giorgia Meloni, secondo cui tutte le nazioni europee avrebbero l’obbligo di sottoscrivere l’accordo. Una notizia che iniziò a girare su alcuni siti di estrema destra dell’Europa orientale a partire dal 9 marzo e che fu ripetuta due giorni dopo dal premier ungherese Victor Orban. Dopo la sparata di Orban, l’Unione Europea smentì ufficialmente la ‘bufala’, che tuttavia continuò a circolare fino a raggiungere alla fine di marzo anche testate italiane esplicitamente schierate come ‘La Voce del Patriota’, che contribuì alla sua diffusione. Col risultato finale che ancora oggi molte persone in Europa sono convinte di una fake news smentita ufficialmente oltre sei mesi fa.

Ma come mai le fake news circolano questa efficacia? Gaudina esprime una critica interna all’approccio della Commissione e di altri enti europei all’informazione, che viene svolta in maniera troppo indiretta e formale, perdendo completamente di efficacia rispetto a testate disposte a pubblicare informazioni meno precise ma ben più accattivanti. Secondo Gaudina gloi enti europei dovrebbero lavorare a più stretto contatto con chi si occupa professionalmente di informazione, in modo da rinnovare una serie di canali istituzionali oggi obiettivamente un po’ troppo austeri e complicati per rappresentare un punto di riferimento per il grande pubblico.

Ma anche l’informazione, d’altro canto, ha ben più di una responsabilità. Una di queste ha a che fare con la complessità di tanti temi tecnici di cui si occupano le istituzioni europee, che richiederebbero un lungo studio e approfondimento per poter essere trattate giornalisticamente. Studio che, per mancanza di tempo o di impegno, spesso non avviene. Ecco il motivo per, cui più che al contenuto delle leggi e dei regolamenti europei che vengono varati quotidianamente a Bruxelles, il focus di molti giornali anche italiani è rivolto alle questioni più “politiche” che circondano la capitale belga, come le polemiche tra Governo e Commissione per i parametri del patto di stabilità.

Come contrastare questa spirale di fake news dovuta un po’ alla malafede, un po’ alla pigrizia e un po’ agli inevitabili sbagli di chi si occupa di informazione? Secondo gli ospiti di Internazionale la risposta sta in un maggior coordinamento tra le istituzioni e i mezzi di comunicazione, per cercare di mettere ognuno nelle condizioni di fare un lavoro corretto con le competenze che ha. E poi, ovviamente, più formazione per un pubblico di lettori a cui andrebbero forniti fin dalla scuola tutti gli strumenti per poter decifrare con obiettività le informazioni che arrivano e non cadere nelle trappole delle tante, e spesso contrapposte, macchine della propaganda.

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