Politica
2 Ottobre 2019
Il sindaco al fianco di Lodi e Coletti annuncia la fine delle operazioni e l'intenzione di chiamare in causa le vecchie amministrazioni: "Speso oltre un milione di euro: indagherà la Corte dei COnti"

Finita l’era del campo nomadi. Fabbri: “In due mesi risolto un problema che c’era da 30 anni”

di Ruggero Veronese | 4 min

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“In due mesi siamo riusciti a risolvere una situazione che chi c’era prima ha tenuto in stallo per quasi 30 anni”. Non nasconde la propria soddisfazione e l’apprezzamento verso i propri collaboratori il sindaco Alan Fabbri, che al fianco del suo vice Nicola ‘Naomo’ Lodi e dell’assessore alle politiche sociali Cristina Coletti ha annunciato la fine dello sgombero del campo nomadi di via delle Bonifiche e del ricollocamento dei suoi abitanti.

Un’operazione che secondo il sindaco andrà a favore sia dei sinti, che potranno iniziare “un vero percorso di integrazione e responsabilizzazione” nelle loro nuove sistemazioni, sia della collettività ferrarese in generale, che “non dovrà più sostenere le spese per il mantenimento e le utenze del campo”.

“Ringrazio gli assessori Lodi, Coletti, i vigili, il questore e il prefetto che ci hanno permesso di gestire al meglio una situazione non facile – afferma Fabbri -. Sono meravigliato dagli interventi e dalle critiche dell’opposizione su questa operazione, che ci ha permesso di trasferire 10 nuclei familiari, anche con grandi fragilità. Prima il campo nomadi pesava sui bilanci del Comune per decine di migliaia di euro, mentre noi siamo riusciti a ridurre a 9.250 euro tutte le spese mensili per gestire queste persone. Un dato importante è che ora tutte le utenze sono intestate alle famiglie che ne fanno uso e il Comune non deve più sostenere le spese per un campo che ha sempre creato molti problemi anche dal punto di vista della sicurezza”.

A riassumere la situazione attuale dei 38 sinti è Lodi, che spiega che quattro nuclei familiari sono stati trasferiti a Monestirolo attraverso la mediazione di Asp e due a Ca’ Frassinetta col supporto di Don Bedin. Tre persone sono uscite dal campo in autonomia, e altre 8 in appartamenti di edilizia popolare tramite l’articolo 3 del regolamento Erp e un’ultima persona in un alloggio condiviso tramite co-housing.

Ricollocati i sinti e sgomberato il campo, ora il nodo politico e legale forse più spinoso è quello relativo alla passata gestione dell’area. Fabbri, Lodi e Coletti confermano infatti di aver inoltrato una segnalazione alla Corte dei Conti riguardo al possibile danno erariale creato dalle passate amministrazioni.

Secondo Lodi infatti nel corso di 29 anni, il campo sarebbe costato “oltre un milione di euro” ai bilanci ferraresi, facendo la somma di 8mila euro al mese per le utenze, 17mila all’anno per le attività delle associazioni mirate all’integrazione, più una lunga lista di spese ‘una tantum’ per le riparazioni nel corso degli anni: 500mila euro per lo svuotamento di vasche biologiche e gpl, 34mila euro per l’impianto elettrico, 50mila per quello idraulico, 38mila per la demolizione e ricostruzione dei bagni e 19mila euro per la recinzione. Cifre insomma di notevole rilevanza che l’amministrazione non esclude di poter cercare di recuperare, almeno in parte, dagli ex amministratori: “Sarà la procura della Corte dei Conti a valutare l’accaduto – afferma il sindaco -, ma in caso di danno erariale i vecchi amministratori sarebbero responsabili in solido”.

Altra questione da chiarire è la presenza, riscontrata nelle ultime settimane, di un nucleo familiare che abitava clandestinamente nel campo nomadi: “Ci è stato segnalato da un’associazione ed è stato immediatamente verificato anche dalla Digos – spiega Coletti -: è qualcosa che verrà approfondito perché se davvero quelle persone erano nel campo da più di un anno significa che ci sono responsabilità che andranno valutate. Oggi quel nucleo non è più sul nostro territorio”.

Altro discorso da chiarire sarà il futuro utilizzo del lotto di proprietà comunale in via delle Bonifiche, che giovedì pomeriggio verrà definitivamente liberato ma per il quale non c’è al momento una nuova ipotesi di utilizzo: “L’area fu presa nell”88 dal sindaco Soffritti in accordo con la famiglia Manuzzi. Uno dei suoi principali problemi è la presenza dei tralicci dell’alta tensione che portano l’elettricità al polo chimico, che era anche uno degli elementi di rischio per i residenti del campo”.

Il prossimo passo sarà ora legato agli accampamenti più piccoli presenti nel territorio comunale, dove vivono gruppi di 2-3 nuclei familiari: “Abbiamo fatto una serie di ricognizioni e continueremo la stessa opera di bonifica – afferma Fabbri -: sappiamo dove sono le aree degradate e abbiamo la volontà di affrontare il problema, anche parlando con le altre amministrazioni comunali per cercare di affrontare in maniera coordinata un problema che non è solo del nostro territorio”.

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