“Impegni verbali mai formalizzati e contratti non rinnovati con motivazioni assurde”: è questa la denuncia del sindacato Adl Cobas contro le aziende IdealService e Ageste, che da aprile gestiscono l’appalto per il facchinaggio nel sito Versalis del petrolchimico. Dopo le lamentele degli ultimi mesi per i problemi di comunicazione con i vertici aziendali, la situazione oggi sembra ulteriormente aggravata, al punto che il sindacato parla apertamente di “comportamenti antisindacali” e addirittura di tre casi in cui ai lavoratori in scadenza di contratto a metà settembre “è stato detto che lo avrebbero rinnovato se avessero cambiato sindacato”, e che sono stati “lasciati a casa” dopo il loro diniego.
Ma la denuncia più grave e clamorosa è in realtà un’altra: secondo i rappresentanti di Adl Cobas infatti “a due di questi lavoratori di IdealService in scadenza a metà settembre è stato detto che non avrebbero avuto il rinnovo del contratto perché spacciavano dentro la fabbrica, senza che l’accusa fosse mai dimostrata”. Un’accusa effettivamente molto pesante, al punto che al di là del rinnovo o meno del contratto dovrebbe avere, se dimostrata, anche conseguenze a livello penale per i due lavoratori in questione. Che tuttavia negano di aver commesso qualunque reato e vengono difesi anche dagli altri colleghi presenti per protesta di fronte al petrolchimico: “Al petrolchimico c’è chi dice che tutti i marocchini spacciano – afferma un loro collega -, ma non abbiamo mai visto nessuno farlo e queste sono persone in gamba che lavorano con noi da un anno e mezzo. Tra l’altro quasi tutti siamo anche conducenti di muletto e quindi dobbiamo sottoporci a test antidroga a intervalli regolari”.
Per avere una risposta ufficiale a queste affermazioni ci siamo rivolti alla responsabile delle risorse umane di IdealService, Anna Fornasiero, che conferma il mancato rinnovo dei due lavoratori ma nega qualunque situazione legata a reati commessi sul luogo di lavoro: “Al termine della durata dei contratti sono state fatte delle scelte organizzative, e questo rientra nelle facoltà dell’azienda. Alcuni temi determinati sono stati confermati e altri no, ma ci dissociamo da qualunque insinuazione su reati penali commessi da nostri lavoratori e ritengo inverosimili le affermazioni fatte durante il presidio del sindacato”.
Dichiarazioni, sia da una parte che dall’altra, che possiamo solo riferire al lettore per come ci vengono comunicate, ma che in ogni caso testimoniano una notevole tensione tra l’azienda e una parte dei lavoratori. Cecilia Muraro di Adl Cobas chiede alle due aziende che gestiscono l’appalto in primis una maggior chiarezza e comunicazione: “Abbiamo avuto la possibilità di partecipare solo a un incontro con i loro dirigenti in prefettura, ma si sono subito alzati dal tavolo e hanno abbandonato la trattativa. Quello che chiediamo è che i loro impegni vengano formalizzati: troppe volte ci è stato parlato della possibilità di stabilizzazioni e rinnovi, ma poi non è successo nulla e nel frattempo al petrolchimico aumentano i lavoratori iterinali. Il 15 ottobre ci sarà la fermata programmata dell’impianto e in quella data finiranno altri contratti a tempo determinato: chiediamo la stabilizzazione preferibilmente attraverso contratti part time a tempo indeterminato, anche perchè si tratta di persone che hanno lavorato qui per oltre due anni e con l’ingresso di nuovi iterinali dovrebbe ripartire da capo anche tutta la formazione”.
Non è da escludere però che i rapporti tra aziende e sindacato possano arrivare presto a una nuova crisi: “Stiamo valutando la possibilità di citare l’azienda per mobbing, perchè un nostro associato con delle disabilità fisiche è stato spostato in un reparto dove deve compiere delle mansioni non adatte alla sua condizione”.
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