Politica
24 Settembre 2019
A una settimana dalla fragorosa rottura del Pd, l'ex assessore spiega la scelta: "L'unità serve per una visione di società, non per zittire il dissenso"

Una ‘Leopolda ferrarese’ per Renzi: Marattin con Boschi e Rosato presenta Italia Viva

di Ruggero Veronese | 3 min

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Il Palazzo della Racchetta si trasforma per un giorno nella ‘succursale’ della Leopolda, l’ex stazione di Firenze che da nove anni ospita il convegno politico punto di ritrovo dei ‘renziani’ a livello nazionale. A una settimana dalla fragorosa rottura di Matteo Renzi dal Pd, il primo incontro ufficiale in Italia di Italia Viva ha come sede proprio il palazzo ferrarese, dove l’ex assessore Luigi Marattin si presenta al fianco dei deputati Maria Elena Boschi ed Ettore Rosato, oltre che dell’ex presidente dell’ordine degli avvocati Piero Giubelli.

Un incontro che era già in programma da circa un mese, ma di cui al momento dell’annuncio pochi potevano immaginare l’importanza in rapporto alle vicende nazionali. E in una sala convegni ampia ma tutt’altro che enorme si ritrovano oltre 200 persone accalcate in ogni angolo: in parte sostenitori della linea renziana, ma anche molti semplici curiosi interessati ad ascoltare il motivo della rottura col Pd dai racconti dei suoi protagonisti.

E i tre parlamentari di fatto ribadiscono molte delle argomentazioni già note a chi nell’ultima settimana ha seguito i dibattiti da giornali e talk show, parlando di un Partito Democratico frammentato e incapace di staccarsi da alcuni ‘totem’ ideologici che lo hanno caratterizzato nel ‘900: dal suo rapporto con la spesa pubblica a un’impostazione di assistenzialismo, anche in materia di migranti, che secondo Boschi, Marattin e Rosato non fa gli interessi né della collettività né delle persone assistite. “È da quando mi iscrissi nel partito a metà degli anni ’90 – racconta Marattin – che sento ripetere come un mantra una parola bellissima, ma privata del suo valore: unità. Tutte le volte che nella nostra storia ci siamo ritrovati a discutere di un qualche cambiamento, arrivava qualcuno a dire di non compromettere l’unità. Ma unità rispetto a cosa? Perchè è su una visione di società che si crea l’unità, che altrimenti finisce per essere usata solo in astratto per zittire il dissenso”.

Marattin parla degli scontri interni degli anni in cui era assessore alle finanze a Ferrara, affermando che “quando fui nominato dissi che la prima cosa da fare era abbattere i 177 milioni di debito pubblico del Comune, per smettere di pagare gli interessi alle banche e usarli per i servizi. Quando facevo questo discorso, nel partito dicevano che ero di destra, perchè la riduzione del debito era una politica da governo liberale”. Riflessioni che investivano la sfera dei rapporti tra Comune, banche e partecipate e che secondo l’ex assessore restano attuali ancora oggi, come nel caso delle azioni Hera che secondo il deputato dovrebbero essere cedute dal Comune per incassare un lauto ritorno e uscire da un potenziale conflitto di interessi legato al fatto che i Comuni si ritrovano sia a vigilare sull’equità delle bollette che a incassare dai dividendi all’azionariato.

Per Maria Elena Boschi la rottura col Pd era l’unica strada da percorrere dopo sette anni di lotte e diatribe interne: “Il nuovo governo è in sicurezza e con un’ampia maggioranza – assicura Boschi -. Nessuno discute di poltrone, adesso bisogna parlare di idee, e quando proporle se non quando il governo è all’inizio? Le scelte più importanti si faranno ora e se vogliamo caratterizzarci per idee e contributi bisogna farlo da subito. Alcuni dicono che potevamo portare avanti questa battaglia dall’interno del Pd, ma lo abbiamo fatto per sette anni, vincendo anche due congressi col 70%, ma ogni volta non si riusciva mai a mettere in moto nulla perchè si alzavano le correnti”.

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