Attualità
25 Agosto 2019
La decisione di rimuovere gli arredi urbani è una sconfitta per Ferrara, oltre che l'ammissione da parte dell'amministrazione di non avere alcuna vera strategia contro lo spaccio

Naomo alza bandiera bianca: se non puoi smantellare lo spaccio, smantella la città

di Ruggero Veronese | 5 min

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Non potendo far nulla per eliminare lo spaccio dalla città, il (vice?)sindaco Naomo inizia a smantellare direttamente la città, a partire dall’arredo urbano: da venerdì è iniziata l’epurazione delle panchine dalle aree verdi, con un’operazione gloriosamente ribattezzata ‘parchi sicuri’.

A neanche tre mesi dalle elezioni, la Lega in pratica ammette di avere bluffato alla grande: tutti i discorsi, gli attacchi politici e le dirette Facebook contro il degrado che abbiamo sentito negli ultimi tre o quattro anni erano, sostanzialmente, fuffa. Non c’è nessun metodo Naomo, nessuna vera strategia contro lo spaccio, nessun calcio nel culo a nessuno, nessun potenziamento delle misure di sorveglianza. E se e quando arriveranno nuovi poliziotti o carabinieri in città, sarà solo per decisione di un ministero a Roma, e non certo grazie a questa o quella giunta comunale.

Potevano dircelo prima. Prima delle elezioni. Prima di convincere migliaia di ferraresi che la nuova amministrazione avrebbe fatto tornare alla normalità quei pezzi di Ferrara che soffrono fenomeni di degrado. E invece no: la rimozione degli arredi urbani rappresenta la bandiera bianca di Naomo di fronte allo spaccio, la sostanziale ammissione di impotenza di chi, non potendo vigilare, può solo vietare, restringere ed eliminare.

Ma, cosa a mio avviso ancora più triste, significa che ora per davvero quelle aree di Ferrara non potranno mai più tornare alla normalità. Forse ci si spaccerà un po’ meno (o si spaccerà in piedi, o si spaccerà altrove), ma in compenso nessuna di quelle aree potrà più esser un luogo di ritrovo per la collettività, che sarebbe poi il vero scopo dell’avere un parco. Perché sarà anche vero che in questi anni abbiamo incontrato decine di spacciatori seduti sotto al Grattacielo o in corso Piave, ma è anche vero che tutti i giorni su quelle stesse panchine si potevano vedere persone di tutte le età fermarsi a chiacchierare e famiglie, anche straniere, ritrovarsi e stringere legami. Fenomeni di socialità e integrazione spontanei e importanti, che non saranno più possibili perchè qualcuno, guardano al problema dello spacciatore sulla panchina, ha avuto la genialata di prendersela più con la panchina che con lo spacciatore.

grattacielo giardini

Domenica mattina, giardini del Grattacielo

Per anni i politici che ora siedono in giunta hanno promesso un rapido e miracoloso ritorno alla “Ferrara di una volta”, ma mi pare che la Ferrara che hanno in mente sia piuttosto diversa da quella che molti ricordano. Oggi è domenica e come al solito faccio un giro in bici per le mura e i parchi. Alle 9 e mezza sotto al Grattacielo ho già ricevuto due dei classici approcci in stile “ciao amico” da parte dei pusher: uno appoggiato a un albero vicino al campetto da basket, uno seduto sul cordolo del marciapiede vicino alla stazione. Come prevedibile, anche senza panchine lo spaccio continua. In compenso, per la prima volta da parecchio tempo, non vedo nemmeno una famiglia nel parco. Nessun anziano che si ferma a chiacchierare mentre torna con le sporte della spesa, nessun gruppo di ragazzini a tirare due calci a un pallone sotto agli occhi delle madri: niente di niente, se non un paio di cinquantenni buttati in terra coi cartoni di Tavernello e, ovviamente, lo spaccio. Forse appena un po’ meno del solito, ma più che mai invasivo e totalizzante. Temo sia quello che succede quando, per eliminare lo spaccio dalla città elimini pezzi di città. Lo fece nel ‘97 a Treviso il ‘leggendario’ sindaco leghista Gentilini, trasformando la città veneta in uno dei luoghi più freddi e inospitali d’Italia ma senza risolvere mezzo problema di ordine pubblico, tant’è vero che oggi a Treviso si lamentano del degrado come e più di prima. Dubito sia una gran mossa per una città che tra l’altro dovrebbe anche essere meta d’accoglienza turistica e patrimonio Unesco.

Da quanto leggo, Naomo ha annunciato che molte panchine verranno spostate in altre aree, con tanto di targhetta “panchina tolta allo spaccio e restituita alla collettività” nell’ennesima operazione autopromozionale. Mi scappa davvero da ridere. Perché chi negli ultimi 20 anni Ferrara l’ha vista e vissuta per davvero, e non in differita da Bondeno o dalle dirette Facebook di Naomo, sa che se c’è una caratteristica propria dello spaccio è la sua mobilità. In questi 25 anni il centro dello spaccio urbano si è mosso da Piazza Verdi a viale Krasnodar, passando poi alle mura di via Baluardi e davanti a Quacchio, poi nei giardini di viale Po, al Grattacielo e sul tratto nord-ovest delle mura, dove è focalizzato ora. L’inverno scorso per quasi cinque mesi due spaccini alla volta (rigorosamente in piedi) hanno presidiato l’accesso di via Ragno intercettando clienti dei pub e cinema del centro. Lo spaccio non va dove ci sono le panchine, ma dove ci sono i clienti. A Naomo auguro che i clienti in questione non finiscano proprio per frequentare i parchi con le panchine “tolte allo spaccio e restituite alla collettività”. Sarebbe quantomeno imbarazzante vederle trasformasi nelle nuove bancarelle dei pusher, ma temo che non ci vorrà molto. Nel frattempo, la reale lotta al degrado rimarrà una miracolosa e lontana promessa elettorale.

PS: non so se sia il caso di segnalare alla nostra nuova amministrazione che una bella fetta di pusher è sempre molto affezionata alle mura estensi: le usano per nascondere la merce, per scappare dalle forze dell’ordine e, ovviamente, per stare seduti sui suoi antichi mattoni e terrapieni. Non vorrei mai che a qualcuno venisse in mente di abbatterle del tutto, così tanto per avvicinarci un altro po’ alla Ferrara di una volta. Quella preistorica.

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