Portomaggiore
1 Agosto 2019
Quattro persone che gestivano due allevamenti a Jolanda e Gambulaga denunciate dai Carabinieri. Non ci sono segni di maltrattamento

Traffico illecito di cani e frode nella vendita. Sequestrati 105 cuccioli

di Daniele Oppo | 3 min

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Jolanda di Savoia. Un allevamento regolare a Gambulanga, l’altro abusivo a Jolanda di Savoia, in una casa colonica che collaboravano per allevare e vendere cani: 105, quasi tutti cuccioli di Boston Terrier, Bulldog Francese, Golden Retriever e Labrador – con microchip provenienti dalla Serbia -quelli posti sotto sequestro.

I carabinieri della compagnia di Copparo e quelli forestali di Argenta – coordinati dalla Procura di Ferrara – hanno chiuso la prima tranche delle indagini avviate lo scorso maggio a carico di quattro persone, due italiane e due serbe, indagate per traffico illecito di animali da compagnia e frode in commercio. Gli indagati sono un uomo e una donna italiani di 46 e 44 anni e un uomo e una donna serbi di 37 e 29 anni.

I cani venivano venduti a partire da annunci su un sito internet, “chiedevano 800 euro di caparra e 1.000 euro al saldo”, spiega Feola. Prezzi alti, da cani con pedigree e, infatti, come tali erano venduti.  L’indagine è nata dopo alcune segnalazioni proprio da parte di acquirenti. Una prima del 2018 proveniente da una cittadina di San Marino che aveva ricevuto un cucciolo, poi da un cliente di Padova che poco prima di concludere l’acquisto ha notato che il cucciolo era diverso da quello visionato in foto e che non era iscritto all’anagrafe. Un’altra denuncia era stata presentata ai carabinieri forestali di Sant’Agata Bolognese e poi trasmessa per competenza a quelli di Argenta.

Nella giornata di lunedì 30 luglio i militari hanno eseguito delle perquisizioni insieme ai Nas di Bologna e ai veterinari dell’Asl, durante le quali sono stati sequestrati telefoni cellulari e documentazione varia, tra cui anche i libretti sanitari. In totale, come detto, sono stati trovati 105 cani, circa una ventina senza microchip perché ancora troppo piccoli.

“Di tutti i cani trovati con il microchip – spiega il maggiore Giorgio Feola, comandante della compagnia di Copparo – nessuno è stato fatto in Italia, tutti in Serbia” (successive verifiche effettuate dai carabinieri hanno permesso di appurare che in realtà solo 42 cani avevano microchip serbo, ndr). Non sarebbe un problema in sé, ma “da una prima visione dei documenti non abbiamo trovato nessuna traccia che i cani siano stati registrati in Italia o dichiarati alla frontiera”. Questo vale anche per i microchip, che con molta probabilità sono stati importati dalla Serbia per poi essere applicati agli animali in Italia.

Di positivo, almeno, c’è che “non è stato notato alcun segno di maltrattamento”, tant’è che gli animali sequestrati sono stati lasciati in custodia agli allevatori (uno dei due, quello di Jolanda, risulta iscritto come agricoltore), anche per la difficoltà di trovare ospitalità per un numero così alto cani.

(articolo modificato dopo la pubblicazione iniziale con informazioni aggiornate sull’effettivo numero di cani con microchip serbo)

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