Politica
17 Luglio 2019
Soffritti chiede al Comune di quantificare le coppie gay a Ferrara con bambini in affido, mentre anche in Regione compare un'interpellanza analoga

“Movente Lgbt”: dal caso dei bambini di Reggio scatta l’offensiva omofoba di Fratelli d’Italia

Federico Soffritti
di Ruggero Veronese | 5 min

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Federico Soffritti

L’eco dello scandalo degli affidi illegittimi dei bambini a Reggio Emilia arriva fino a Ferrara, ma in un’ottica che per molti sarà difficile non definire omofoba.

Ovvero attraverso un’interpellanza in consiglio comunale che non solo avanza forti ed espliciti sospetti su un presunto “movente ideologico Lgbt” dietro ai sistema degli affidi, ma chiede addirittura al Comune di entrare nella privacy dei genitori affidatari ferraresi e di quantificarli in base all’orientamento sessuale.

A presentare il documento è l’ex attivista M5S e attuale capogruppo di Fratelli d’Italia, Federico Soffritti, proprio mentre un’analoga interpellanza di Fratelli d’Italia, firmata da Michele Facci, Giancarlo Tagliaferri e Fabio Callori, fa la sua comparsa anche in Regione.

Mentre la procura di Reggio Emilia e la stampa nazionale si concentrano sul gravissimo “business dei bambini” a Reggio, e quindi sul movente economico che avrebbe messo il moto un malaffare da centinaia di migliaia di euro tra psicologi e assistenti sociali, Soffritti sembra invece più interessato a un altro dettaglio emerso dall’inchiesta: una tra i sei principali indagati, l’assistente sociale Federica Anghinolfi, è dichiaratamente omosessuale e uno degli affidi che le viene ora contestato è andato alla sua ex compagna. Un dettaglio che solleva grande preoccupazione in Soffritti, che chiede informazioni al sindaco e alla giunta “riguardo al paventato rischio della sussistenza di un movente ideologico Lgbt dietro il complesso sistema degli affidi dei minori”.

Il consigliere comunale esordisce nell’interpellanza ripercorrendo le normative in vigore sugli affidi, da concedere alle famiglie con figli e solo in seconda istanza a persone single o, in casi di emergenza, alle comunità. Linee guida che secondo Soffritti non sono state applicate correttamente, dal momento che “per quanto risulta allo scrivente, il fenomeno dell’affido familiare a persone single o a strutture comunitarie risulta al contrario in forte espansione soprattutto negli ultimi anni e nonostante la presenza di un elevato numero di famiglie disponibili all’affidamento e all’adozione”. Una stima che non possiamo né confermare né smentire, dal momento che i dati sugli affidamenti non sono pubblici e Soffritti non cita le proprie fonti.

Quel che è certo è che secondo il capogruppo di FdI, “dall’inchiesta Angeli e demoni sta emergendo un quadro complessivo drammatico assolutamente preoccupante, soprattutto se si considera che dietro tale sistema si celerebbero un business illecito di diverse centinaia di migliaia di euro e (cosa più grave) un discutibile movente ideologico di stampo Lgbt”.

Infatti “oltre alla gravità di eventuali illeciti”, per Soffritti “ciò che colpisce è il coinvolgimento diretto di Anghinolfi, responsabile del servizio sociale integrato dell’Unione di Comuni della val d’Enza. Secondo gli inquirenti, sarebbe lei, peraltro attivista Lgbt e paladina della ‘genitorialità gay’ e dell’affido alle coppie omosessuali, uno dei vertici determinanti del sistema emiliano dell’affidamento dei minori e addirittura emergerebbero, in alcuni casi, ‘collegamenti stretti’ tra le affidatarie (omosessuali) e, appunto, le operatrici e dirigenti del servizio sociale”. Anche se Soffritti si esprime al plurale, vale la pena puntualizzare che l’unico caso di questo genere emerso finora dalle cronache è quello relativo alla ex compagna di Anghinolfi.

I consiglieri regionale di FdI Michele Facci, Giancarlo Tagliaferri e Fabio Callori

Dopo aver ricordato la partecipazione dell’assistente sociale reggiana a convegni in tema di “affido Lgbt” e aver sottolineato che “l’attuale sistema di affido dei minori presenta evidenti criticità e lacune” in merito a procedure di controllo, conflitti di interesse ed eccessi di discrezionalità nei servizi sociali, il capogruppo di Fratelli d’Italia chiede al Comune di “fugare ogni sospetto circa presunte interferenze ideologiche nelle procedure di affidamento dei minori che, di fatto, si tradurrebbero nell’adozione di criteri che terrebbero conto dell’orientamento sessuale dell’affidatario, anche al fine di implementare quelle progettualità specifiche funzionali alla valorizzazione e allo sviluppo della ‘genitorialità gay'”.

Soffritti avanza quindi alcune richieste, a partire da un singolare (e forse anche controverso sul piano legale) censimento dei genitori affidatari in base all’orientamento sessuale: “Quanti bambini ad oggi – chiede Soffritti – sono stati affidati a persone single (e, tra queste, quante si dichiarino omosessuali) e quanti bambini a coppie omosessuali nel nostro comune? Quali sono state le motivazioni che hanno portato a preferire tale scelta in alternativa a quella prioritariamente indicata dalla legge (affidamento a famiglie con figli)?”.

E per fugare davvero ogni dubbio, conclude chiedendo “quali ulteriori informazioni il sindaco e la giunta ritengano di poter fornire, ciascuno per quanto di competenza, riguardo al paventato rischio della sussistenza di un movente ideologico Lgbt dietro il complesso sistema degli affidi dei minori” e “se, in ogni caso, non ritengano di dover avviare, ciascuno per quanto di competenza, urgenti iniziative anche di carattere ispettivo, volte ad escludere categoricamente ogni forma di interferenza (e pressione) ideologica che, seppur nel rispetto formale della normativa vigente in materia, finirebbe con il favorire pratiche di affidamento sulla base principalmente dell’orientamento sessuale dell’affidatario e non dell’interesse prevalente del minore che è quello di crescere in una famiglia”.

La presidente di Arcigay Ferrara Eva Croce, contattata da Estense.com per un commento sull’interpellanza, ha spiegato che l’associazione si esprimerà pubblicamente nelle prossime ore, anticipando però che si tratta di “strumentalizzazioni politiche su fatti gravissimi, fatti che sono da condannare a prescindere dall’orientamento sessuale di ognuno di noi. Ma non si può criminalizzare un’intera comunità per quello che una o poche persone hanno fatto e per cui speriamo che la giustizia faccia chiarezza il prima possible. Gli affidi non devono essere condizionati dall’orientamento sessuale. Quelle contenute nell’interpellanza sono affermazioni superficiali su fatti gravissimi”.

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