Dai tentativi di estorsione alle minacce, passando per un vero e proprio pestaggio e poi di nuovo a nuove e sempre più pesanti minacce. È una storia di ricatti e violenza quella che ha portato alla condanna a tre anni di reclusione del 46enne ferrarese Alberto Visini, a processo per truffa e tentata estorsione insieme alla propria ex compagna, accusata di circonvenzione di incapace. L’uomo infatti nel 2015 cercò di raggirare un ferrarese e di fronte ai suoi continui rifiuti passò direttamente alle vie di fatto, tendendogli un agguato nei pressi di via Padova e picchiandolo selvaggiamente, causandogli un lungo ricovero in ospedale.
La vicenda inizia nel 2015, quando l’allora compagna di Visini trova lavoro come domestica e badante presso l’abitazione di un’ottantenne ferrarese. L’anziana vive da sola dopo la morte del marito e della sorella, visto che il figlio 45enne si è da tempo sposato e trasferito in un’altra città del nord Italia. Dopo qualche mese di collaborazione, la badante presenta alla signora 80enne il proprio compagno, che riesce a sua volta a farsi assegnare alcuni lavoretti domestici e nel giardino.
È tra l’autunno e l’inverno del 2015 che Visini trasforma la vita della donna e di suo figlio in un inferno. L’uomo infatti in settembre telefona al figlio dell’ottantenne e lo mette di fronte a un grave allarme, spiegandogli che sua madre ha concesso l’uso dei propri conti correnti alla badante, che li sta velocemente prosciugando. Si dice disposto a condividere con il figlio dell’anziana le informazioni in suo possesso, ma in cambio chiede duemila euro. L’uomo, lontano da Ferrara e preoccupato per la madre, accetta e torna a Ferrara, dove incontra Visini, gli consegna i soldi e ottiene in cambio informazioni su conti correnti e relative operazioni. Che si riveleranno in parte vere, in parte infondate: il figlio dell’80enne scopre infatti che la badante aveva effettivamente eseguito numerosi prelievi e che addirittura nei mesi precedenti era riuscita a farsi firmare dalla madre assegni per 9mila euro.
Altre informazioni sono però sbagliate, come quelle relative ad alcuni conti correnti inesistenti. Nelle settimane successive Visini ricontatta l’uomo chiedendogli altri soldi, ma questo rifiuta proprio perché le prime informazioni ottenute erano in parte false. È a quel punto che iniziano le vere e proprie minacce, con un notevole crescendo di intensità e violenza: dal ‘so dove abiti’ e ‘ti trovo quando voglio’, Visini passa ben presto a frasi come ‘ti verso l’acido in faccia’ e ‘ti brucio la casa’, riportate in tribunale dal figlio dell’anziana, che si è costituito parte civile al processo insieme alla madre attraverso gli avvocati Vittorio Zappaterra e Gianni Ricciuti.
Nel dicembre di quell’anno, l’escalation di minacce esplode in una vera e propria aggressione: l’uomo torna a Ferrara per trascorrere le feste con la madre, ma appena arrivato in città con l’automobile si scopre pedinato dall’automobile di Visini. Che nella zona di via Padova lo affianca e, lo fa scendere dall’auto e lo picchia selvaggiamente, causandogli 30 giorni di prognosi all’ospedale di Cona.
Le minacce continueranno anche successivamente (‘quello che ti ho fatto l’altra volta non è niente’, è una delle frasi riportate in aula dalla vittima), ma nel frattempo erano partite le denunce e le relativi indagini sull’accaduto, che hanno portato al processo concluso con una condanna a tre anni per Visini per truffa e tentata estorsione, oltre al pagamento dei danni alla parte civile. Assolta invece per mancanza di prove la sua ex compagna, che era a processo per circonvenzione di incapace.
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