Politica
19 Giugno 2019
Agli investitori della banca ferrarese verrà riconosciuta in media il 38,6% di quanto richiesto, contro il 78% nel caso di Banca Etruria o il 56% della media nazionale

Banche azzerate: agli obbligazionisti Carife i rimborsi minori. L’Anac: “Più consapevoli dei rischi”

di Ruggero Veronese | 3 min

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Tra gli obbligazionisti subordinati delle quattro banche ‘azzerate’ nel dicembre 2015, quelli di Carife erano i meno disinformati e i più consapevoli dei rischi legati agli investimenti che sottoscrivevano. Di conseguenza, sono anche quelli che oggi hanno diritto alla percentuale più bassa dei risarcimenti stabiliti dall’Anac: in media il 38,6% di quanto richiesto, contro il 51% riconosciuto agli obbligazionisti di Carichieti, che sale al 60,9%  nel caso di Banca Marche e addirittura al 78,1% per Banca Etruria.

È questo il dato che emerge dal resoconto finale degli arbitrati dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, divulgato martedì pomeriggio e che rappresenta l’atto conclusivo del lavoro delle due commissioni che dal marzo 2018 e nel corso di 84 sedute hanno esaminato le 1.685 richieste di risarcimento provenienti dagli obbligazionisti subordinati sparsi in tutta la penisola. Un resoconto che mostra in maniera evidente una tendenza precisa: anche se la stragrande maggioranza delle richieste (l’80,5%) sono state accolte, solo in rarissimi casi i risarcimenti riconosciuti agli ex obbligazionisti corrispondono al totale di quanto richiesto. Anzi, in media verrà erogato circa la metà delle somme a cui puntavano gli investitori: il 56,8% del totale, ovvero 44,4 milioni di euro a livello nazionale. Una percentuale che per le vittime del crac della banca ferrarese scende al 38,6%, ovvero 2,6 milioni di euro contro i 7,2 del totale delle richieste, nonostante la percentuale di tutto rispetto delle istanze accolte: il 77,7%.

La spiegazione di queste discrepanze viene fornita dalla stessa Autorità Anticorruzione, secondo cui “l’entità percentuale del ristoro riconosciuto rispetto alle somme richieste dai risparmiatori (il cd. petitum) dipende dal livello di consapevolezza circa la rischiosità dell’investimento, quale risultante dalla documentazione trasmessa e dal livello di ‘alfabetizzazione’ finanziaria”. In sostanza, gli obbligazionisti di Carife erano ‘più consapevoli’ dei rischi dell’investimento in obbligazioni subordinate rispetto a quelli delle tre banche del centro Italia, in particolare per quanto riguarda Banca Etruria i cui investitori secondo l’Anac in alcuni casi furono vittime delle procedure meno trasparenti, come i numerosi casi in cui effettuarono investimenti anche ingenti nello stesso giorno in cui compilarono il questionario Mifid (il ‘test’ previsto dalle norme europee per saggiare la preparazione finanziaria degli investitori). Di conseguenza, solo in rarissimi casi l’arbitrato ha riconosciuto la ‘piena colpevolezza’ degli istituti di credito, mentre nella stragrande maggioranza dei casi ha visto una sorta di ‘concorso di colpa’ tra banche e investitori, ai quali non verrà riconosciuto il 100% di quanto richiesto, ma solo una sua parte.

I 44,4 milioni di ristoro totale stabiliti dall’arbitrato Anac vengono erogati dal Fondo Interbancario di Tutela Depositi (Fitd). Si tratta quindi di risorse private che non vanno a intaccare gli altri capitoli della lunga odissea dei risparmiatori delle quattro banche, primo tra tutti il Fondo Indennizzo Risparmiatori (Fir) che userà gli 1,5 miliardi previsti dall’ultima legge di bilancio e ‘spalmati’ nel triennio 2019-21 per riconoscere fino al 30% degli investimenti (e fino a un limite di 100mila euro) agli azionisti e al 95% agli obbligazionisti subordinati.

Tutti i dati nel dettaglio sull’arbitrato Anac sono disponibili nelle schede sottostanti (pag. 14-15 per il caso Carife).

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