Cento. La pratica Mude per i contributi post-sisma non è stata revocata, ma risulta tuttora solo sospesa. Eppure il proprietario di un immobile e il geometra che lo ha assistito nelle procedure si ritrovano già a processo per tentata truffa allo Stato.
Gli imputati sono accusati di aver chiesto i fondi – 350mila euro circa – per una casa nel centese i cui danni però si sarebbero verificati anni dopo il terremoto. In sostanza viene contestato che il tetto crollò solo nel 2014 e non nel 2012 a causa delle scosse sismiche. Il Comune – che si è costituito parte civile tramite l’avvocato Michele Montanari – si sarebbe accorto di tutto, a pratica già confermata, osservando le immagini dall’alto di Google Earth, che mostrerebbero come nel 2012, dopo il sisma, il tetto fosse ancora al suo posto, mentre sarebbe crollato solo due anni dopo.
Le difese – avvocato Gianni Ricciuti per il proprietario (che è italiano d’origine ma non parla bene la lingua e usufruisce dell’assistenza di un interprete nel processo) e Fabio Pellacani del foro di Modena per il tecnico che curò la parte finale della pratica Mude – sostengono che tutto sia frutto di una grande confusione: non negano, infatti, che il tetto crollò nel 2014, ma sostengono che il crollo avvenne proprio a causa dei danni generati dal sisma e che dunque la richiesta di contributi – peraltro formalizzata nel 2016 al termine dei rilievi tecnici iniziati nel 2012 – fosse del tutto legittima.
La procura contesta anche che l’immobile non fosse adibito a residenza, ma – sulla base degli elevati importi riscontrati in alcune bollette – che venisse in realtà utilizzato come rimessa o magazzino, cosa che lo escluderebbe dalle pratiche di finanziamento. Anche questo punto viene fermamente contestato dalle difese.
Si ritorna in udienza il 10 settembre per la chiusura della fase istruttoria.
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