Economia e Lavoro
30 Maggio 2019
Sindacati e lavoratori in presidio davanti ai punti vendita per chiedere l'intervento della Regione. Anche Fabbri e Modonesi annunciano le proprie adesioni

Mercatone Uno: i lavoratori in presidio chiedono la cassa integrazione

di Ruggero Veronese | 5 min

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(immagine di archivio)

Non si arrendono alla notizia del licenziamento, appresa pochi giorni fa attraverso i social network, i lavoratori della catena Mercatone Uno, che giovedì (30 maggio) si raduneranno in presidio dalle 9 di mattina insieme ai sindacati di fronte ai tre punti vendita in provincia (a Ferrara, Comacchio e Mesola) per chiedere una soluzione alternativa all’improvvisa e traumatica interruzione di ogni attività lavorativa. E mentre i candidati sindaci in corsa per il ballottaggio Alan Fabbri e Aldo Modonesi preannunciano la propria partecipazione al presidio ferrarese, le associazioni per i diritti dei consumatori diffondono consigli a chi ha fatto acquisti nei punti vendita su come ottenere rimborsi.

Ma partiamo dal punto di vista dei lavoratori della Shernon Holding, il gruppo che l’estate scorsa ha acquistato più della metà dei punti vendita italiani Mercatone Uno (tra cui quelli nel ferrarese): dopo l’assemblea di martedì (28 maggio) svolta insieme ai sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, i dipendenti sono più che decisi che mai: “Non ci vogliamo arrendere alla perdita del posto di lavoro – affermano i rappresentanti sindacali dei lavoratori -. Continueremo i presidi affinché si trovi una qualsiasi soluzione di prospettiva, nella consapevolezza che quanto più tempo passerà con le serrande abbassate tanto più sarà difficile trovare soluzioni idonee”. I dipendenti confidano nell’intervento del tribunale di Bologna, “affinché si possa ritornare all’amministrazione straordinaria che consentirebbe l’attivazione dell’ammortizzatore sociale, nella fattispecie della cassa integrazione straordinaria”.

“Chiediamo che si attivi la Cigs il prima possibile, nel rispetto dei tempi burocratici – affermano i rappresentanti sindacali -, garantendo momentaneamente un sussidio al reddito per i lavoratori in compartecipazione con la Regione, al Mise di vigilare sull’evoluzione della vertenza, alla Regione di proseguire nel percorso di sostegno avviato e alle amministrazioni locali che si attivino affinché vi sia una prospettiva per le lavoratrici e i lavoratori di Mercatone Uno”.

Al presidio ferrarese sarà presente anche il candidato sindaco del centrodestra Alan Fabbri, che in qualità di consigliere regionale annuncia che “mi spenderò affinché la Regione Emilia Romagna metta in campo tutti gli strumenti e le competenze necessarie per garantire i diritti dei lavoratori e delle loro famiglie. In un momento economicamente difficile e dopo anni di precarietà e di incertezze sul futuro della catena, che hanno richiesto a tutti importanti sacrifici, i dipendenti sono stati scaricati senza preavviso, dobbiamo lavorare tutti insieme per garantire le tutele necessarie ad affrontare con dignità il passaggio verso la cassa integrazione, anche in attesa che la situazione venga chiarita”. Subito dopo secondo Fabbri “le istituzioni interessate dovranno fare sistema per garantire e ripristinare i livelli occupazionali dei territori coinvolti, considerato anche il drammatico effetto delle chiusure sull’indotto”.

Dello stesso avviso il rivale al ballottaggio Aldo Modonesi, che annuncia che “dopo essere stato al presidio già convocato per lunedì, torno a quello organizzato per domani. La vicenda è assurda e ha risvolti inaccettabili per i dipendenti che si sono presentati regolarmente sul luogo di lavoro e lo hanno trovato sbarrato e che hanno appreso dai social media di aver perso il posto di lavoro nella notte”. Come assessore uscente, Modonesi spiega che “le istituzioni locali erano state lasciate all’oscuro di tutto e si erano attivate immediatamente: a Roma la Regione Emilia-Romagna ha già presentato specifiche richieste al Ministero dello Sviluppo Economico. Agire con rapidità per tornare alla amministrazione straordinaria, per avviare da subito gli ammortizzatori sociali per i lavoratori e attenzione per i clienti e i fornitori”.

“Questa – continua Modonesi – è una vicenda inconcepibile sia per i dipendenti che per i sindacati, sia per coloro che hanno lasciato acconti anche cospicui per mobili che probabilmente non riceveranno mai e mi auguro che ricevano qualche forma di tutela. Il Governo ha sottovalutato una vertenza delicata. Vorrei sapere da Alan Fabbri cosa può dire a lavoratori e clienti in rappresentanza del partito che a Roma si è colpevolmente macchiato di superficialità, lasciandoli per strada.
Ormai temo che sia tardi per accampare qualche scusa. Io penso al futuro e richiamo quanto previsto nel mio programma: oltre all’Imu ridotta per le imprese che subentrano ad imprese chiuse, sgravi nelle tariffe per chi si insedia a Ferrara. Metteremo in campo qualsiasi azione per favorire il subentro nell’attività a un altro investitore. Ovviamente c’è la mia totale solidarietà ai dipendenti e alle loro famiglie oltre che ai clienti”.

Nel frattempo sul caso Mercatone Uno inerviene anche l’associazione Adiconsum, che chiede al Ministero dello Sviluppo Economico di convocare un tavolo con la partecipazione delle associazioni dei consumatori e di  attivarsi per l’istituzione di un fondo di garanzia a tutela di quei consumatori che, a fronte del versamento di acconto o di saldo, non hanno ricevuto la merce. Proprio per tutelare gli acquirenti che rischiano di restare a mani vuote nonostante le spese già effettuate, Adoconsum elenca una serie di procedure con cui è possibile ottenere un rimborso. Si va dal ‘charge back’ (la procedura concessa per legge in caso di frode o inadempimento del commerciante per ottenere un risarcimento dal circuito della propria carta di credito) alla richiesta formale di insinuazione al passivo fallimentare (tenendo presente che i rimborsi ai consumatori verranno dopo quelli ai fornitori e ai lavoratori). Per chi aveva chiesto finanziamenti per sostenere gli acquisti è inoltre possibile chiedere alla finanziaria la risoluzione del contratto e la restituzione delle somme già versate “per grave inadempimento del fornitore”, secondo le disposizioni del Testo Unico bancario del 1993.

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