Turismo e vacanze
17 Maggio 2019
Sono 32 le installazioni artistiche disseminate nel centro storico di questo comune che dal 2010 fa parte dell’esclusivo club de “I borghi più belli d’Italia”

Cataste & Canzei a Mezzano la legna si fa arte

di Tiziano Argazzi | 4 min

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Mezzano, nella Valle del Primiero è uno scrigno antico, con poco più di milleseicento abitanti, caratterizzato da una architettura rurale ed una infinità di piccoli scorci che messi assieme, fanno qualcosa di grande. Questo borgo trentino entrato a gran merito nella schiera dei “Borghi più Belli d’Italia” ed arrivato alla puntata finale della gara inserita nella trasmissione Rai “Alle Falde del Kilimangiaro” per eleggere “Il Borgo dei Borghi 2019” (il titolo è andato a Petralia Soprana in provincia di Palermo), forte della straordinaria scenografia delle dolomitiche Pale di San Martino, manda in scena uno spettacolo tutto suo, uno di quelli che incantano nella loro disarmante semplicità.

In questo borgo gioiello, ad un soffio da Fiera di Primiero, il passato è legato a filo doppio alla ruralità montana. Rinasce nelle antiche case contadine in legno e pietra, a volte costruite per formare un tutt’uno con stalla e fienile, nelle piazze abbracciate alle fontane, negli affreschi che compaiono all’improvviso sulle facciate delle antiche abitazioni contadine, nelle Madonne agli angoli e sui muri delle case. Ma soprattutto in un continuo, fiero e convinto omaggio alla natura.

Per celebrare questi pregi e renderli fruibili a tutti, turisti e visitatori, sono stati predisposti cinque percorsi dedicati ad Acqua, Orti (circa 400, uno ogni quattro abitanti), Antiche iscrizioni, Dipinti murali dei “frescanti”, cioè i pittori di affreschi ed Antiche architetture contadine. Sono i “Segni sparsi del rurale” che fanno di Mezzano un’icona di rusticità non ancora sfiorita. Un museo unico a cielo aperto, che si visita semplicemente seguendo tali itinerari a tema, tutti ben segnalati con una chiara ed accattivante segnaletica.

A tutto ciò si aggiunge un sesto tracciato, permanente dal 2010, unico ed inimitabile. È quello che conduce a scovare, lungo gli antichi vicoli, sui ballatoi, nelle piazze e nei cortili, le cataste di legna che solo qui si fanno arte.

Infatti da qualche anno è esplosa una discreta ed incantevole forma d’arte, straordinaria nella sua semplicità. Tanto semplice che nessuno ci aveva pensato prima. Il paese infatti, anno dopo anno, si sta popolando di meravigliose e monumentali cataste di legna.

Si sta parlando di “Cataste & Canzei”, capolavori (attualmente sono 32) di parsimonia, perizia ed accuratezza sparsi per Mezzano, che vogliono reinterpretare l’antico rito dell’accatastamento della legna. Infatti i canzei sono le cataste di legna nel dialetto locale. Una rassegna (unica nel suo genere a livello internazionale) che ogni anno richiama artisti affermati e studenti delle scuole d’arte che qui arrivano per realizzare le loro grandi installazioni.

In tal modo, lungo gli stretti vicoli, ai piedi delle antiche facciate delle abitazioni, al cospetto dei tipici ballatoi, nelle piccole piazze, nei cortili, sotto le scale, negli anditi e sui poggioli la tradizionale scorta di ceppi per l’inverno si fa bella e prende forme inattese: restituisce vicende passate, consegna sogni, reinterpreta eventi storici, racconta dei padroni di casa.

 Il percorso ad ogni angolo riserva una piacevole sorpresa: la “Navesela”, cioè la navetta degli antichi telai, il volto in lacrime, il paesaggio di legnetti che pare un intarsio, la rappresentazione di una canzone popolare, gli uomini intenti a tagliare l’albero e la catasta instabile che cede a un coreografico crollo. Tre delle opere più pregiate sono la Fisarmonica in tensione che pare una stella di Max Gaudenzi, l’artista trentino che ama definirsi “un bizantino contemporaneo”, la Clessidra chiusa tra sole e luna, a segnare il trascorrere del tempo di Giuliano Rattin e la Grande parete che ricorda l’alluvione che colpì il paese nel 1966 di Marco Baj, un artista poliedrico che dalle calde terre di Puglia è salito in Trentino per lasciare il suo segno a Mezzano.

Un dono quello dei “canzei” che si rinnova e trasforma nel tempo, facendo di Mezzano uno straordinario museo sotto il cielo che val la pena visitare e rivisitare all’infinito. Un bell’esempio di come – con amore per il proprio paese, semplicità e cultura – si riescono a valorizzare anche le cose più semplici e renderle, in tal modo, uniche.

Prima della visita è fondamentale munirsi della cartina dedicata, reperibile presso l’Ufficio turistico del Comune o in tutti gli esercizi commerciali del paese.

Dall’estate di due anni fa, queste installazioni sono visitabili anche di notte. Luci collocate ad arte illuminano in modo sapiente la maggior parte delle 32 cataste che hanno così acquistato una nuova e coinvolgente seduzione, amplificata dal silenzio notturno. Vengono anche organizzate visite guidate notturne, che si vanno ad affiancare a quelle diurne.

Un ulteriore pretesto, quindi, per visitare – o tornare a visitare – Mezzano, che ha fatto del ritorno alla natura e alle radici la propria inconfondibile mission.

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