Gli indennizzi ai risparmiatori azzerati sono sempre più un rebus: dopo lo slittamento all’infinito del rimborso totale e la sua conversione in un rimborso a doppio binario che però ancora non ha visto una vera e propria luce normativa, a creare ancora più confusione ci si mette anche il Def 2019.
Nel documento di programmazione economica e finanziaria, infatti, il Governo prevede da un lato di stanziare effettivamente 500 milioni di euro per la costituzione del fondo, prelevandoli dai cosiddetti conti dormienti, ma tra le righe – a pagina 128 della sezione I sul Programma di stabilità – c’è una frase sibillina che ha creato non pochi malumori tra i risparmiatori:
Infine, tra gli altri interventi sono rifinanziate, per il 2020, le missioni internazionali per 1,5 miliardi (1,1 miliardi al netto degli effetti fiscali e contributivi) e si introducono nuove misure per il ristoro dei risparmiatori che hanno subito un danno ingiusto a seguito dell’acquisto di strumenti finanziari emessi dalle banche sottoposte ad azione di risoluzione (in termini netti circa 0,05 miliardi nel 2019, 0,3 miliardi nel 2020 e 0,4 miliardi nel 2021 rispetto a corrispondenti stanziamenti di bilancio di circa 0,5 miliardi annui nel triennio).
Non è una frase chiara e in molti la hanno interpretata come un taglio netto – un dimezzamento di fatto, dato che si arriva esattamente a 750 milioni di euro – degli stanziamenti per la costituzione del fondo (che, tra le altre cose da notare, sembra non chiamarsi più Fir, ma ritorna la vecchia denominazione di Fondo ristoro risparmiatori): solo 50 milioni per il 2019, 300 milioni di per il 2020 e 400 milioni per il 2021. Siamo lontani, dunque, dal mezzo miliardo all’anno per tre anni scritto in finanziaria e non solo.
In realtà non è previsto un taglio vero e proprio, almeno secondo quanto spiegato dal sottosegretario Massimo Bitonci alle agenzie, ma quelle cifre – presenti stranamente, come il resto del testo (come se nel Def fosse stato copia/incollato) anche in un commento al bilancio 2019 redatto dalla Ragioneria generale dello Stato – rappresentano quanto il Governo prevede che venga erogato effettivamente. Il resto potrebbe dunque essere utilizzato per coprire altre spese, annullando così anche la previsione/promessa di aumentare l’entità degli indennizzi utilizzando gli eventuali avanzi.
Se questo venisse confermato significherebbe che per quest’anno di rimborsi probabilmente non ne verranno erogati, o saranno una frazione molto piccola, visto che la spesa prevista in uscita è di soli 50 milioni. Ma anche le altre cifre al ribasso per gli anni successivi indicherebbero che l’entità dei rimborsi è molto inferiore a quella inizialmente prevista, esattamente la metà, il cui grosso verrà distribuito solo dall’anno venturo.
Una ulteriore modifica, secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, dovrebbe portare all’esclusione delle società dall’accesso diretto al fondo: gli indennizzi automatici dunque, quando vederanno la luce, dovrebbero essere diretti solo a persone fisiche.
Un commento politico sulla vicenda arriva da Luigi Marattin, deputato del Partito Democratico: “Non solo Lega e M5S si sono rimangiati i rimborsi automatici e hanno re-introdotto l’arbitrato (come aveva previsto il Pd), ma nel Def 2019 dicono chiaramente che del miliardo e mezzo stanziato sui tre anni ne useranno per i risparmiatori solo la metà (750 milioni), di cui solo 50 milioni nel 2019. Cioè la metà dei soldi che aveva stanziato il Pd nel 2018 e che loro non hanno mai usato. Il resto andrà a tamponare le falle nei conti pubblici che questo stesso governo sta creando. Su questa triste vicenda, M5S e Lega non la smettono proprio più di prendere in giro. Vediamo fino a quando gli sarà consentito”.
(Alla stesura di questo articolo ha collaborato Ruggero Veronese)
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