Politica
5 Aprile 2019
Fumata nera dal consiglio dei ministri: Tria non ha ancora sbloccato il fondo da 1,5 miliardi. Dietro la decisione il rischio di incompatibilità con le norme europee

Slitta ancora il decreto rimborsi: ora il governo è davvero in stallo

di Ruggero Veronese | 5 min

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Da sx: Tria, Conte, Di Maio e Salvini

Tra una scadenza saltata e l’altra, continua l’attesa dei risparmiatori di Carife e delle altre banche ‘azzerate’ nel 2015 e 2016 per lo sblocco del fondo di ristoro da 1,5 miliardi, stanziati attraverso la Legge di Bilancio ma ancora in attesa dei decreti attuativi necessari per liberare le risorse. Nonostante le voci e le indiscrezioni che si sono rincorse nei giorni scorsi – che davano i decreti in dirittura d’arrivo giovedì pomeriggio, dopo la riunione del consiglio dei ministri -, il nuovo vertice dell’esecutivo non ha portato a sostanziali novità in tema di risarcimenti bancari. Anzi: secondo l’agenzia stampa Adnkronos il ministro dell’economia Giovanni Tria ha sollevato nuove perplessità tecniche e giuridiche che potrebbero portare a una nuova fase di stallo. Nel frattempo i risparmiatori ferraresi sono sempre più sul piede di guerra e lunedì prossimo (8 aprile) saranno in consiglio comunale per seguire la discussione di un ordine del giorno proposto dal Pd, che chiederà al governo di accelerare i tempi e fornire garanzie certe per quanto riguarda il ristoro dei risparmiatori.

Ma partiamo da Roma, dove il ministro Tria è sempre più sotto il fuoco incrociato di Lega e Movimento 5 Stelle. Mercoledì pomeriggio sembrava il momento della svolta: fonti ministeriali avevano rivelato che il titolare del Tesoro aveva accettato di firmare il decreto, nonostante il proprio timore di commettere un’infrazione nelle normative europee. A convincere Tria sarebbe stato l’inserimento di una clausola ‘salva-funzionari’, che avrebbe sollevato i tecnici del ministero da eventuali ripercussioni legali in caso di successive contestazioni (in primis da parte della Corte dei Conti, che se giudicasse illegittimi i risarcimenti ai risparmiatori potrebbe condannare gli stessi tecnici a rifondere personalmente le casse dello Stato).

Ora, a 24 ore di distanza, si può dire con certezza che quello scenario era fin troppo ottimistico: i timori di Tria infatti non sono passati e, se possibile, sono addirittura aumentati. Per capirne la ragione occorre però addentrarsi in un discorso piuttosto tecnico. Secondo le indiscrezioni raccolte da Adkronos, a preoccupare Tria sarebbe infatti una recente sentenza della Corte di Cassazione, secondo cui le amministrazioni locali non possono applicare normative in contrasto con le leggi comunitarie, gerarchicamente superiori. Di conseguenza, lo ‘scudo’ disegnato su misura dal governo per i tecnici del ministero potrebbe disintegrarsi semplicemente contestandone l’incompatibilità con le leggi europee.

Ma da cosa derivano le perplessità dell’Europa rispetto alle scelte del governo? In sostanza dal fatto che, per mantenere le proprie promesse elettorali, il governo ha eliminato la figura dell’arbitrato Consob, semplificando le procedure che i risparmiatori dovranno seguire per chiedere i rimborsi. Ma così facendo, almeno secondo la lettura dell’Europa, l’Italia si troverebbe di fatto ad ‘elargire’ soldi pubblici a una platea di cittadini senza aver realmente accertato se questi sono stati realmente truffati. E di conseguenza i funzionari che hanno provveduto ai risarcimenti potrebbero essere accusati di danno erariale.

Quello appena descritto è il “problema tecnico” a cui faceva riferimento martedì pomeriggio, pur senza entrare nel dettaglio, il premier Giuseppe Conte, affermando: “Rimborsi ai truffati? C’è una forte unità d’intenti da parte del Governo. È un problema tecnico”. Ed è anche il motivo per cui, secondo fonti governative, tra mercoledì e giovedì il ministro Tria avrebbe cercato di trovare un compromesso con la commissaria europea Margrethe Vestager: lo ‘scudo’ ai funzionari in cambio del reinserimento dell’arbitrato Consob. Ma questa sua proposta sarebbe stata poi seccamente respinta da Salvini e Di Maio, che si giocano una fetta di credibilità proprio sull’eliminazione del “onere della prova” promesso ai risparmiatori in campagna elettorale.

Ci troviamo insomma in pieno cortocircuito tra Tria e il ‘triumvirato’ governativo composto da Salvini, Di Maio e Conte, che negli ultimi giorni hanno fatto un pressing pubblico ed esplicito sul titolare del Tesoro, pur senza addentrarsi nelle difficoltà tecniche ancora da risolvere. Il leader della Lega ha parlato in terza persona affermando che “i risparmiatori stanno perdendo la pazienza, e anche Matteo Salvini. Noi abbiamo messo soldi a bilancio, se questi soldi non entrano nelle tasche dei truffati allora rischiamo ogni giorno un dramma”. Di Maio, durante il question time in Senato di giovedì mattina, ha invitato il ministro a “firmare il decreto il prima possibile”. Mentre Conte, durante la sua visita in Qatar, ha dichiarato ai giornalisti che “vogliamo procedere con i risarcimenti ai risparmiatori nel modo più rapido possibile. Ho sollecitato Tria a procede in questa direzione”.

Un pressing che nei primi momenti sembrava aver portato i frutti sperati dal governo, ma che dopo la riunione del consiglio dei ministri di ieri pomeriggio si è rivelato inefficace: Tria non ha ancora firmato i decreti attuativi. Il miliardo e mezzo di euro stanziato nel fondo rimane congelato. La delusione dei risparmiatori ferraresi è palese e viene resa esplicita da discussioni, forum e indiscrezioni: lunedì l’associazione Risparmiatori Azzerati Carife sarà addirittura in consiglio comunale per ascoltare ed eventualmente sostenere un ordine del giorno proposto dal Pd, che chiederà l’appoggio di tutti i gruppi consiliari per inviare a Roma un appello al governo perchè la situazione si sblocchi. Per Lega e Movimento 5 Stelle, la vicenda dei risparmiatori azzerati rischia di trasformarsi da cavallo di battaglia della campagna elettorale a motivo di crisi e spaccatura nel governo, oltre che in una perdita di credibilità non indifferente per chi già da fine 2015 prometteva i “risarcimenti a tutti e subito” in caso di elezione al governo.

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