
(foto di archivio)
Liberare Clara dai condizionamenti politici ed elettorali e fare chiarezza sul futuro dell’azienda pubblica: è questa la richiesta dei segretari di Cgil, Cisl e Uil Cristiano Zagatti, Bruna Barberis e Massimo Zanirato, secondo cui “quanto sta succedendo sul territorio dell’Alto Ferrarese in merito alle scelte da compiere per garantire un percorso futuro ad un’azienda di proprietà pubblica, in questo caso Clara, è a dir poco paradossale”.
Secondo i sindacati infatti “È necessario essere chiari perché di persone che ritengono incomprensibili passaggi sui quali avrebbero dovuto esercitare un controllo e non lo hanno fatto, in giro ce ne sono già tante. Sì perché il controllo analogo sulle partecipate avrebbe dovuto essere effettuato dai sindaci proprietari, e se questi non sono a conoscenza di passaggi avvenuti durante il loro mandato è assai grave. Il servizio in house è un servizio che deve risultare più efficiente ed economico, ci dicono oggi, ma questo può avvenire solo ottimizzando la programmazione e non favorendo una gestione ad personam per tutelare il singolo orticello. Perchè all’atto della sottoscrizione dei patti del 2016 non si è registrato con lungimiranza che aver individuato un metodo di raccolta che imponeva il passaggio da una organizzazione del lavoro più snella, ad uno che necessitava di investimenti in attrezzature e capitale umano non avrebbe mai potuto conciliarsi, nel breve termine, con il contenimento dei costi?”.
Una scarsa lungimiranza che si riflette ora secondo i sindacati sulla solidità dell’azienda: “L’incremento occupazionale non è il frutto di politiche assunzionali scellerate – affermano i segretari sindacali -, ma la logica conseguenza di scelte vincolate ad un percorso industriale sottoscritto dai sindaci proprietari. Oltre a ciò si continua a tentennare sulla necessaria strutturazione di una propria dotazione impiantistica, che gioverebbe al contenimento dei costi di conferimento. In ultimo l’accumulo di “crediti di difficile esigibilità” si è protratto nel tempo. Sono mancati i necessari interventi di accantonamento per la gestione dei siti esauriti. Aver rinviato i problemi non ha giovato ai bilanci ed ora di fronte all’implosione del fenomeno non si vuole individuare un possibile deterrente. Se il termine controllo analogo ha un senso, a chi spetta il ruolo di controllore? A fronte della situazione descritta, i proprietari dell’Alto Ferrarese non trovano soluzione migliore che schierarsi in maniera netta contro la decisione dell’assemblea dei soci, di cui fanno parte, e paventano la volontà di intraprendere altre strade da farsi nel medio periodo”.
Zagatti, Barberis e Zanirato concludono ribadendo la necessità di instaurare un confronto sulle politiche tariffarie: “Se queste strade sono già state individuate chiediamo venga accolta la nostra richiesta di incontro e ci vengano illustrati i percorsi alternativi che si intendono intraprendere. La nostra richiesta era incentrata sulle politiche tariffarie. Ci pareva fosse questa l’occasione del confronto. Solo confrontandoci avremmo potuto capire se esiste davvero una posizione chiara rispetto ad un progetto industriale che si muove nel solco del piano di gestione regionale dei rifiuti. Si dica pubblicamente qual è l’alternativa, quali le strade per contenere i costi, quale è il metodo per un servizio più efficiente. Se non si hanno idee ma solo proclami, si smetta di paventare soluzioni alternative in termini ricattatori con lo specifico intento di promuovere campagne elettorali e azioni utili solamente a ricercare consenso facendo leva sulla “sensibilità” dei cittadini verso le politiche tariffarie. E il momento di assumersi le responsabilità di governo del territorio”.
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