“Il turismo fluviale a Ferrara? Non potrà mai davvero svilupparsi, fino a quando la Regione e la politica locale non risolveranno il problema della conca di Pontelagoscuro”. A parlare è Georg Sobbe, capitano e titolare dei due battelli ‘La Nena’ e ‘Lupo’ che effettuano escursioni lungo i vari rami del Po raggiungibili dall’attracco in via Darsena.
Un’attività che nel corso del tempo ha dovuto fare i conti con i frequenti problemi pratici legati non solo alla navigabilità del fiume, ma anche alle infrastrutture che consentono i viaggi delle imbarcazioni, come la chiusa di Valle Lepri inattiva in seguito al drammatico incidente che costò la vita di due tecnici o la conca di Pontelagoscuro, principale ‘snodo’ della zona.
Negli ultimi mesi infatti le escursioni nel ramo principale del Po durante i fine settimana sono state impossibili a causa dell’indisponibilità di un operatore fisso per aprire la conca. Un problema che non si presenta nel vicino Veneto, dove è disponibile un numero di telefono per gli operatori fluviali per richiedere l’apertura di conche e chiuse e consentire così viaggi ed escursioni per sette giorni alla settimana.
Anche grazie alle ripetute richieste di Sobbe e del suo equipaggio, nelle ultime due settimane la Regione sembra intenzionata a porre un rimedio almeno provvisorio alla questione: “Faranno un appalto all’esterno per dare in gestione il servizio – spiega il titolare delle imbarcazioni -, e questo dovrebbe consentirci di programmare le escursioni nei fine settimana, ma spero in futuro di vedere un impegno maggiore verso il turismo fluviale: fino ad oggi dalla politica abbiamo visto molti annunci, ma pochi veri investimenti”.
Solo nel corso dell’ultimo anno, ‘La Nena’ ha dovuto interrompere o cancellare diverse escursioni già programmate con i turisti, con conseguente danno di immagine all’attività, che ha anche chiesti un risarcimento danni per il viaggio a Venezia del 22 settembre scorso saltato proprio per la chiusura della conca.
“Ci capita di leggere proclami e dichiarazioni di impegno per sostenere il turismo fluviale – afferma Sobbe -, ma la verità è che nelle condizioni attuali, con i problemi legati alle nostre infrastrutture, non ci sono le condizioni per lo sviluppo del settore. Servirebbero altre cinque o sei attività come la nostra per far conoscere in modo diffuso il nostro fiume. Altre regioni investono per il turismo e i trasporti sui corsi d’acqua e fanno sì che fiumi e canali siano costantemente navigabili, anche e soprattutto durante i giorni festivi: all’Emilia-Romagna serve un segnale dello stesso tipo”.
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