“One moment, police check“. È l’alt anglofono imposto dalle forze dell’ordine durante un controllo di polizia in zona Gad. A dover “aspettare un momento” è però un ferrarese doc che, incuriosito da questo fermo in inglese, ha chiesto delucidazioni sull’inaspettato cambio di lingua. “Qui non è più zona italiana” è la risposta che si sarebbe sentito dare da un carabiniere e che ha scatenato una riflessione a posteriori sul ruolo identitario della Gad.
L’episodio è raccontato da Andrea Boldrini, conosciuto in città nel ruolo di presidente dell’associazione Federico Aldrovandi, testimone di un controllo effettuato dagli uomini dell’Esercito e dell’Arma mercoledì sera nei pressi di un minimarket in via Ortigara.
“Mentre tornavo a casa, mi sono ritrovato in un fermo dei militari congiuntamente ai carabinieri – racconta Boldrini su Facebook -. Sono arrivate tre volanti a sirene spiegate che mi hanno circondato l’auto in appoggio ai militari. Tutto questo trambusto era solo per un semplice controllo al solito negozio di africani”.
“Quando mi sono ritrovato bloccato in via Ortigara ho cominciato ad abbagliare e suonare alle forze dell’ordine perché avevano bloccato la strada e avevo fretta – ricorda il testimone -. Uno dei militari inizia a parlarmi in ‘inglese’: aine moment aine moment police check police check. Non capendo tiro giù il finestrino e gli chiedo perché mi parla in inglese che sono italiano, la risposta è stata: Qui non è più zona italiana”.
Una dichiarazione che ha lasciato di stucco il giovane ferrarese: “Io questa roba non l’ho proprio capita ma è l’idea dell’aria che si respira in quel determinato quartiere – è il suo messaggio affidato ai social -. Ecco tutto questo deve finire, questa non è più la mia città, la città che accoglie, la città solidale, la città di Federico Aldrovandi”.
“Cosa vuol dire che quella non è più zona italiana? Non c’è l’Iva? È porto franco? Bisogna avere una cittadinanza particolare per vivere in Gad?” prova a ironizzare Boldrini che si lascia a un’ultima amara constatazione: “Per me siamo alla follia, non si può lucrare oltre su questo tema e non si può sfruttare per una campagna elettorale. È un quartiere che ha bisogno e va aiutato a risorgere proprio perché è italiano e gli abitanti che ci risiedono sono italiani come gli altri. Ci vuole dignità”.
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