Politica
22 Marzo 2019
Sapigni, Tagliani e Alvisi (Asp) spiegano i tanti "problemi pratici e di organizzazione" legati all'introduzione sussidio, ma non passa inosservata l'assenza dei pentastellati

I partiti ferraresi si confrontano sul reddito di cittadinanza: tutti presenti, tranne il M5S

di Ruggero Veronese | 4 min

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Se giovedì pomeriggio sono fischiate le orecchie al vicepremier Luigi Di Maio, forse la causa va ricercata nel municipio di Ferrara. Dove la quarta commissione consiliare si è riunita per fare il punto sul reddito di cittadinanza, con la presidente dell’Asp Angela Alvisi a spiegare come si stanno muovendo gli enti pubblici per prepararne l’erogazione, ma soprattutto ad elencare i tanti dubbi che ancora avvolgono il testo della legge. Una riunione che per certi versi diventa un dibattito tra scettici: i dubbi della maggioranza di centrosinistra infatti coincidono quasi esattamente con quelli dell’opposizione targata Forza Italia, Fratelli d’Italia, Gol e Lega Nord. In questo contesto infatti non può passare inosservata l’assenza dei rappresentanti del Movimento 5 Stelle, partito che ha nel reddito di cittadinanza una delle principali bandiere politiche ma che non si è presentato al principale appuntamento istituzionale locale sulla questione.

Le perplessità di Alvisi, sottolineate anche dal sindaco Tiziano Tagliani e dall’assessore ai servizi sociali Chiara Sapigni, sono legate a due fattori. Da un lato c’è l’incertezza su quello che sarà il testo definitivo della legge (che dovrebbe essere approvato il 29 marzo in Senato), che implica che allo stato attuale Inps ed enti locali si stanno organizzando sulla base di semplici stime e ipotesi. Ma sul fronte opposto c’è anche molta preoccupazione per alcune disposizioni già note, che sembrano molto difficili da applicare quando dal testo delle legge si passa alla realtà dei fatti.

Un esempio riguarda la questione dei controlli, sia per quanto riguarda l’accesso al reddito che il suo mantenimento nel tempo. Come verificare se – come previsto dai requisiti – i richiedenti risiedono da almeno due anni in Italia? Sarebbe necessaria un’anagrafe nazionale, che però non esiste: si preannuncia quindi un certo caos tra Inps e uffici anagrafici locali, che si troveranno costretti a incrociare e verificare diverse migliaia di singole posizioni. Come verificare se chi percepisce il reddito non si comporta scorrettamente, ad esempio lavorando in nero? A Ferrara 800 nuclei percepiscono già il vecchio reddito di inclusione e la platea è destinata ad aumentare con il nuovo contributo, ma non esiste nessuna struttura o ente di controllo per verificare la loro fedeltà al “patto” che sottoscriveranno.

‘Furbetti’ a parte, i problemi potranno investire anche il resto dei beneficiari del patto, che a seconda della loro posizione verranno seguiti dai centri dell’impiego (Cpi) oppure dai servizi sociali (l’Asp nel caso di Ferrara). Chi è senza lavoro da meno di due anni rientrerà nel primo gruppo e verrà seguito dai tutor che proporranno gli impieghi, mentre chi è disoccupato da più tempo (insieme a chi soffre di problemi di salute o psicologici) verrà seguito dai servizi sociali. Che dovranno a quel punto organizzare parecchie centinaia (se si guarda alla sola Ferrara) di diversi ‘percorsi di inclusione’. Percorsi che secondo Alvisi oltre a essere sottoposti a determinate leggi e tutele (con tutti gli obblighi ed oneri economici legati ad assicurazioni e permessi) rischiano anche di ingolfare il resto del lavoro dell’Asp, che non riceverà risorse professionali o economiche per compensare il lavoro extra. L’esclusione dai centri per l’impiego di chi è ufficialmente disoccupato da più di due anni rischia inoltre di penalizzare tutta quella enorme (ma difficilmente identificabile) platea di persone che in questi anni ha lavorato in nero e che sarebbe pienamente in grado di rientrare nel mercato del lavoro regolare, ma dovrà invece accontentarsi dei percorsi di inclusione dei servizi sociali.

L’utopia dell’occupazione e del reddito per tutti rischia quindi di scontrarsi con questioni pratiche, organizzative ed economiche assai stringenti: Alvisi si limita a parlare dal punto di vista dell’Asp, ma anche i centri per l’impiego comunali rischiano di andare il tilt: Sapigni spiega che Anpal e Regioni non hanno ancora assunto i 6.000 tutor, che dovranno in qualche modo mettersi in cerca dei posti di lavoro da proporre ai beneficiari del reddito. “Queste – ha dichiarato Tagliani in commissione – sono problematiche di cui non si parla molto nei talk show, ma sulle quali stiamo ragionando in maniera molto approfondita, perchè potranno dare origine a problemi pratici e di organizzazione molto seri”. L’opposizione, almeno per questa volta, si ritrova a concordare con l’amministrazione: chi ha sempre sostenuto il reddito di cittadinanza, d’altra parte, non era nemmeno presente.

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