Politica
2 Marzo 2019
Gli ex azionisti delusi dai "tentennamenti" del governo chiedono un impegno ai politici di Lega ed M5S chiamando in causa anche Alan Fabbri

Azzerati Carife: “Traditi dal governo, siamo pronti a scendere in piazza”

di Ruggero Veronese | 5 min

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Non è affatto semplice dare informazioni precise sui rimborsi ai risparmiatori di Carife e delle altre banche ‘azzerate’, quando tutte le scadenze annunciate o fissate nel corso dell’ultimo anno dal governo hanno subito slittamenti, ritardi o se addirittura non è esiste alcuna comunicazione ufficiale riguardo all’iter del decreto attuativo in corso. Un problema che non sta investendo solo le redazioni dei giornali, ma anche gli stessi ex azionisti degli istituti di credito, coinvolti fin dalla formazione del nuovo governo nella stesura della manovra alla legge di Bilancio e dei decreti attuativi, ma che negli ultimi mesi si sono trovati sempre più tagliati fuori dei giochi e in difficoltà nel reperire informazioni e tempistiche sulle procedure di rimborso. Al punto che tra le associazioni di risparmiatori ferraresi sta montando la rabbia e si pensa addirittura a una clamorosa manifestazione di protesta contro Lega e Movimento 5 Stelle.

Nella legge di bilancio entrata in vigore il 1° gennaio si trovava infatti scritto nero su bianco che “con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, da adottare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge (quindi il 31 gennaio, ndr), sono definite le modalità di presentazione della domanda di indennizzo nonché il piano di riparto semestrale delle risorse disponibili”. Passato un mese dalla scadenza indicata dalla ‘finanziaria’, il decreto sembra però ancora in alto mare e anche la scadenza indicata il 9 febbraio da Luigi Di Maio all’assemblea degli ex soci delle banche azzerate (quando il vicepremier disse che “noi abbiamo messo nella legge di bilancio i soldi a fine anno, siamo al 9 febbraio, questa è la settimana in cui si scrivono i decreti e si erogano i soldi”) è ormai saltata da due settimane. Secondo quanto dichiarato ieri (1° marzo) dal sottosegretario del M5S Alessio Villarosa al Corriere della Sera, nei giorni scorsi il decreto sarebbe stato inviato a Bruxelles per ricevere l’ok dell’Unione Europea, che chiede in particolare due modifiche: l’accertamento del ‘misselling’ attraverso un arbitrato (per non far figurare i rimborsi come ‘aiuto di stato’) e l’impossibilità di riconoscere i risarcimenti a onlus e microimprese.

Katia Furegatti

Quale che sia il motivo del ritardo, ormai tra i risparmiatori la delusione si fa sempre più esplicita, come afferma Katia Furegatti dell’associazione Risparmiatori Azzerati Carife secondo cui “stiamo assistendo ancora una volta al tergiversare del governo, che però si deve prendere la responsabilità di prendere una decisione. Siamo molto sfiduciati e stiamo valutando azioni di protesta contro i partiti al governo”. Un modo anche per ‘richiamare all’ordine’ i rappresentanti locali di Lega ed M5S, che l’ex risparmiatrice chiama in causa esplicitamente: “Nei prossimi giorni manderemo una lettera al ministro Tria per chiedere chiarimenti, ma vogliamo più impegno anche dalla politica locale, che in questo momento sembra molto distratta. Invece di scrivere su Facebook, i rappresentanti dei partiti al governo dovrebbero esporsi e scrivere al ministro, come ha fatto il sindaco di Ferrara, visto che da parte loro non stiamo vedendo questo impegno. Lo chiediamo pubblicamente in particolare ad Alan Fabbri e ai parlamentari della maggioranza, perchè sappiamo che in questo momento ci sono dinamiche legate agli equilibri tra Lega e Movimento 5 Stelle”.

Il timore dei risparmiatori è che queste dinamiche politiche vadano a ripercuotersi sui tempi e le modalità dei rimborsi, e nello scenario peggiore addirittura a far saltare il piano rimborsi fino al prossimo governo: “Il nostro sospetto – afferma Furegatti – è che il governo voglia tirare avanti fino alle elezioni europee, per poi cadere. E a quel punto noi non avremo più nulla. Ma si ricordino che gli elettori stanno osservando il modo in cui tergiversano sulle loro promesse e non lo dimenticheranno”. Salta così anche l’idea – circolata tra le chat di alcuni risparmiatori – di andare a protestare contro Matteo Renzi, che oggi (2 marzo) sarà a Ferrara per presentare il suo nuovo libro: “Quello che dovevamo dire a Renzi ormai gliel’abbiamo detto – conclude Furegatti – e continuare a protestare contro di lui sarebbe solo strumentalizzazione politica. Adesso al governo ci sono altri partiti e sono loro a doverci rispondere”.

Marco Cappellari e Stefano Di Brindisi

Anche l’associazione Amici della Carife nel frattempo ha preso carta e penna per scrivere a Tria, e in una lettera inviata il 1° marzo ha chiesto il motivo dei ritardi nell’emanazione del decreto, sottolineando le dichiarazioni e le scadenze fissate da Di Maio, Salvini e dai sottosegretari al Mef Bitonci e Villarosa. “A fronte di tali e conclamati errori e ingiustizie commessi in passato, e dopo un lungo lavoro fatto con il suo Ministero, perché ancora non vede la luce il decreto sugli indennizzi? La nostra comunità non può più attendere. Siamo alla finestra da troppo tempo e tante famiglie hanno necessità di una risposta rapidissima. Attendiamo una sua risposta”.

Nel frattempo anche l’avvocato Stefano Di Brindisi, che assiste circa un migliaio di ex azionisti Carife, invita il governo a una maggiore trasparenza riguardo ai risparmiatori, ma allo stesso tempo si dice scettico sul contenuto del decreto: “A che punto dell’iter è il decreto? Non lo sappiamo e in questo momento lo sa solo il governo. Già il 4 ottobre quando si formò la ‘cabina di regia’ a Roma per i rimborsi chiesi quale sarebbe stato lo strumento attuativo della Legge di Bilancio e le sue tempistiche, ma senza ricevere risposta. Il mio timore è che, dopo le indicazioni di emendamenti fatte verso questo decreto, ora proprio queste indicazioni non trovino attuazione. Il problema più grosso riguarda la dimostrazione del misselling, che ci dissero sarebbe stata assolutamente semplificata e che sarebbe bastato fornire i propri dati e dimostrare il possesso delle azioni. Poi invece è entrata in gioco la commissione che dovrà decidere caso per caso. Ma se così sarà, probabilmente consiglierò ai miei assistiti di percorrere le strade tradizionali, come la causa civile, anche perché i risarcimenti del fondo arriveranno solo fino al 30% di quanto perduto”.

 

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