Fiscaglia. Forse una parola di troppo, o forse no. Sicuramente il troppo è stata la sua violenza cieca, costata una semiparalisi del volto alla sua vittima, oltre che uno sfregio permanente con una cicatrice lunga 13 centimetri, dalla fronte all’orecchio, e i postumi poco piacevoli di un’importante trauma cranico. E a lui, 54enne di Fiscaglia, tutto ciò costa ora una condannata a 7 anni di reclusione per lesioni gravissime, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e quella legale per tutta la durata della pena, oltre la condanna a risarcire il danno (da liquidare in sede civile), con provvisionale fissata a 30mila euro.
Il fatto risale al 13 novembre 2015, in un bar di Migliaro, all’ora più o meno dell’aperitivo serale. Secondo la difesa (avvocato Vincenzo Bellitti) vi sarebbe stata una provocazione iniziale al di fuori del locale, forse una frase rivolta alla fidanzata dell’imputato, “voglio andare a ballare”. Per la parte offesa – un 46enne costituitosi parte civile, assistita dall’avvocato Antonio Boldrini – quella frase, al massimo, era rivolta a un suo amico che stava lì di fianco.
Inizialmente l’imputato aveva anche fatto denuncia asserendo di essere stato colpito al volto con un pugno, prima di reagire. Ma il procedimento è stato archiviato.
Fatto sta che a un certo punto si è verificato un urto tra i due, non si sa se volontario o meno, e alla parte offesa è caduto il bicchiere per terra. “Ne prendo un altro e lo paghi tu”, avrebbe detto al suo futuro aggressore. Una volta entrato nel bar, manco il tempo di ordinare che il 54enne gli si è scagliato contro da dietro, colpendolo con calci e pugni, buttandolo a terra e rompendogli addosso il bicchiere che teneva in mano: con lo stelo rimastogli in pugno gli ha poi provocato una ferita a forma di “z” sopra l’arcata sopraccigliare sinistra, lunga 13 centimetri e profonda abbastanza da recidergli un’arteria e lesionargli un nervo. E poi giù altre botte.
La vittima è rimasta a terra, i soccorritori lo hanno trovato in un lago di sangue e sono state necessarie due emotrasfusioni per curarlo durante i 21 giorni di degenza in ospedale. A tre anni e mezzo di distanza, i segni, oltre che nella cicatrice ben visibile, si fanno sentire nella quasi impossibilità di muovere la parte superiore sinistra della fronte.
Il pm Stefano Longhi aveva chiesto 7 anni di carcere, pena poi effettivamente inflitta dal tribunale (collegio presieduto dal giudice Piera Tassoni, a latere Sandra Lepore e Alessandra Martinelli), probabilmente valutando in maniera negativa anche il fatto che in tutto questo tempo l’imputato non abbia mai avanzato alcuna offerta risarcitoria, se non proprio nell’ultima udienza.
“È stata fatta parzialmente giustizia – afferma l’avvocato Boldrini – perché la vittima non ha ancora ricevuto un risarcimento né una congrua offerta da valutare”.
“C’è stata una provocazione verbale e da lì è nata la colluttazione dove si è rotto un bicchiere e a questo punto verosimilmente c’è stato il taglio – sostiene l’avvocato Bellitti -. Chiedevamo che venisse riconosciuta l’attenuante della provocazione che probabilmente non è stata considerata. Aspettiamo le motivazioni, ma sicuramente faremo appello”.
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