Politica
18 Febbraio 2019
Inviata la lettera ai sottosegretari Bitonci e Villarosa per chiedere modifiche alla bozza

Carife. Le richieste degli azzerati per cambiare il decreto rimborsi

di Daniele Oppo | 5 min

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Azzerati insieme al sottosegretario Villarosa (archivio)

Sono sette le richieste inviate dalle associazioni dei risparmiatori azzerati ai sottosegretari all’Economia Massimo Bitonci e Alessio Villarosa, affinché venga modificata la bozza del decreto attuativo per i rimborsi.

Alcune possono essere definite di secondo piano – seppure importanti per gli interessi gli azzerati – come il trattamento fiscale da riservare ai rimborsi, prevedere un’autodichiarazione in carta semplice anziché con firma autentica, o il modo di dimostrare gli acquisiti per successione; altre richieste sembrano essere invece dirimenti per rispettare le aspettative dei risparmiatori.

La più importante è, non a caso, la prima e consiste in sostanza nell’eliminare ogni riferimento alla prova del misselling, ovvero della vendita di azioni e obbligazioni senza rispettare i doveri di correttezza, diligenza, buonafede previsti dalla legge. Nella prima bozza, infatti, tra i documenti richiesti c’è anche la “copia di eventuale documentazione bancaria o amministrativa (Acf o Autorità Vigilanza) o giudiziale idonea a comprovare violazioni massive del Tuf (testo unico sulla finanza, ndr) che hanno causato il danno ingiusto ai risparmiatori”, che si presta a non poche ambiguità.

“Non siamo contenti di questa bozza – sostiene Marco Cappellari degli Amici di Carife–. La bella notizia è che ci sarà un indennizzo del 30% per gli azionisti e del 95% per gli obbligazionisti, ma la brutta notizia è che la possibilità di ottenere tale indennizzo è ancora troppo legata a condizioni di incertezza. Abbiamo lavorato per 4 giorni insieme ai rappresentanti e ai tecnici delle associazioni degli azzerati di Banca Marche, di Banca Etruria e delle due banche popolari venete e la bozza di decreto del Governo contiene purtroppo ancora troppe insidie – prosegue Cappellari –. La norma riprende il concetto di violazioni massive e lega l’indennizzo al fatto che si siano verificate per Carife tali violazioni. Inoltre gli azzerati saranno ancora soggetti ad una ‘valutazione’da parte di una commissione, mentre il Governo, anche nelle dichiarazioni che Salvini e Di Maio ci hanno fatto a Vicenza il 9 febbraio, ci aveva promesso un rimborso automatico”.

“Se mantenuta la verifica del misselling come presupposto dell’indennizzo, seppur in forma allargata alle violazioni massive, molti risparmiatori vedranno vanificare le proprie aspettative di ristoro fondate sulle dichiarazioni del Governo”, sostengono i firmatari della lettera, tra i quali spiccano i ferraresi Marco Cappellari e Mirko Tarroni per Amici di Carife, Katia Furegatti e l’avvocato Eleonora Baldi per i Risparmiatori azzerati Carife, Milena Zaggia e Giovanna Mazzoni per il Movimento risparmiatori traditi.

In caso contrario, il ‘correttivo’ proposto è di comprendere nella definizione di misselling “qualsiasi ipotesi di inadempimento contrattuale e/o extracontrattuale posta in essere dagli istituti di credito in risoluzione emittenti e/o dagli organi di controllo esterno e/o interno ad essi, non solo in fase di acquisto del titolo, ma anche successivamente e che abbia prodotto la perdita di valore dell’azione e/o dell’obbligazione subordinata”. Un criterio largo che, riportano gli azzerati, è anche quello usato da Anac negli arbitrati. “È fondamentale – aggiungono – che il Governo individui quale criterio dirimente anche quei comportamenti dolosi e colposi che hanno causato i dissesti delle banche in questione e l’azzeramento delle relative azioni”.

In sostanza i risparmiatori chiedono di dover solo dimostrare – e di farlo per le vie brevi, anche con l’aiuto di banche e Fidt nel reperimento dei documenti  (come previsto anche dalla Finanziaria) – di essere stati titolari di azioni o obbligazioni per accedere al fondo Fir.

Un automatismo, o poco ci manca, che potrebbe continuare a scontrarsi con le idee della Commissione Ue. Ma, ovviamente, spetta ad altre sedi stabilirlo. L’automatismo è però proprio l’obiettivo degli azzerati, anche perché è ciò che il Governo gli ha promesso più di una volta: “Siamo andati sei volte a Roma a incontrare i sottosegretari. Abbiamo incontrato l’Anac, abbiamo incontrato due volte l’arbitro Consob; un lavoro continuo e sfiancante – rileva Cappellari – Abbiamo ottenuto che nella legge di bilancio fosse tolto il giudizio degli arbitri. Tuttavia la bozza del 14 febbraio non contiene alcun rimborso automatico”.

Le altre richieste sono più di contorno, atte a ottenere qualche semplificazione ulteriore nel procedimento o a specificare meglio alcuni punti, uno su tutti: “Le banche in liquidazione coatta amministrativa, le cessionarie ed il Fitd devono fornire entro 30 giorni dalla richiesta degli istanti i documenti in loro possesso”. Passaggio fondamentale per permettere anche a chi è acquirente di vecchia data di poter avere in mano la documentazione necessaria per il legittimo accesso al Fir.

“Un altro grande problema della norma e che l’indennizzo sarà calcolata sul prezzo di acquisto – rileva infine Cappellari -. Posto che il rimborso agli azionisti sarebbe stato del solo 30%, Amici Carife nel documento inviato al Governo il 2 dicembre scorso, aveva chiesto che fosse almeno presa come base di calcolo il valore massimo raggiunto dalle azioni nei 10 anni precedenti alla messa in liquidazione coatta amministrativa delle banche. Il Governo ha scelto di indicare invece il prezzo di acquisto, ma questo per gli azionisti più vecchi nel tempo rischia di tramutarsi in un indennizzo dall’importo ridicolo”.

Ma su questo sembra che la posizione delle altre associazioni sia di segno diverso. La proposta numero 7 specifica infatti che “l’unico criterio legittimo, peraltro già considerato dall’Acf o dall’Anac o dal Fitd e nelle loro determinazioni del danno, è quello del prezzo di acquisto del titolo. Ogni altro criterio […] significherebbe permettere di ottenere un beneficio diverso da quello che è il reale danno, con implicazioni giuridiche, che porterebbero argomenti a chi sostiene la tesi degli aiuti di Stato, nonché a contenziosi da chi, azionista o risparmiatore, venisse penalizzato. Soprattutto non è possibile indicare un lasso temporale, così agevolando una sola parte degli azionisti a danno degli altri”.

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