
Borriello festeggia il suo unico gol con la Spal, nonché ultimo in carriera (Foto Castaldi)
C’era una volta un bomber. Non ha lasciato molti rimpianti Marco Borriello a Ferrara, dopo la sua unica e poco proficua stagione in Serie A con la maglia della Spal (16 presenze, un gol e metà campionato da ‘separato in casa’), e forse ne lascerà ancora meno dopo le ultime notizie da Ibiza, dove l’attaccante napoletano aveva deciso di chiudere la carriera giocando nella Segunda Division B, la terza divisione spagnola.
Dopo appena 380 minuti in campo (distribuiti in sette presenze) e zero gol con la maglia dell’Union Ibiza, Borriello ha infatti rescisso consensualmente il contratto che lo legava al club. A comunicarlo è proprio l’attaccante attraverso un post sul proprio profilo Instagram, nel quale ringrazia il presidente della società Amedeo Salvo, lo staff e tutta la città di Ibiza e augura in bocca al lupo al club, “della quale resterò sempre tifoso. Anche per questo ho deciso di risolvere anticipatamente il contratto, al fine di consentire alla società di operare nel migliore dei modi sul mercato invernale per il perseguimento degli obiettivi prefissati”.
Parole che lasciano trasparire la volontà del club di rinforzare la rosa rinunciando proprio all’ingaggio del bomber napoletano, ma lo stesso Borriello potrebbe ancora far parte del progetto sportivo del club in veste di dirigente, come suggerisce la conclusione del post: “Termina pertanto la mia avventura in città, ma proseguirà il progetto sportivo con l’U.D. Ibiza. Resterò quindi al fianco del Presidente, dal quale ho il desiderio di apprendere quanto più possibile in vista della mia prossima esperienza professionale”.
Un commiato decisamente più pacifico e sereno rispetto a quello dell’estate scorsa dalla Spal, esperienza che lo stesso Borriello descrisse in maniera tutt’altro che positiva in diverse occasioni, come nel luglio scorso sulla Gazzetta dello Sport: “Prima di Natale, mi infortunai al polpaccio – furono le parole dell’attaccante -. Era uno stiramento di pochi millimetri, eppure non si sanava mai e i medici della Spal non riuscivano a risolvere il problema. La società fece passare un messaggio negativo, come se io non volessi allenarmi e fossi un lavativo. E ho fatto a spese mie nove risonanze magnetiche in giro per l’Italia. Pensi che un giorno mi hanno anche aggredito per strada. Facevo due sedute al giorno cambiandomi in uno spogliatoio diverso rispetto ai miei compagni per volere della società: accettai l’umiliazione nell’interesse della Spal, mettendomi l’orgoglio in tasca. Non mi hanno più fatto allenare con la prima squadra. E poi mi hanno negato il permesso di giocare la partita d’addio di Pirlo”.
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