Politica
23 Gennaio 2019
Parole dure e toni tesi al tavolo partecipativo: i comitati mettono in discussione la neutralità di Atersir. Tagliani: "Non fate della filosofia"

Delibera Rifiuti: il primo confronto aumenta la distanza tra Comune e attivisti

di Ruggero Veronese | 3 min

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Non è partito nel migliore dei modi il tavolo di confronto tra consiglio comunale e i promotori della delibera per il ritorno a una gestione in house della raccolta rifiuti (l’associazione Ferrara in Comune e il comitato Mi Rifiuto), che era stato fissato dopo la travagliata approvazione della delibera del 22 ottobre scorso e che dovrebbe nei prossimi mesi produrre uno studio di fattibilità che stabilisca se sia possibile o meno un ritorno a una gestione pubblica.

Il verbo condizionale è d’obbligo, perchè già dal primo incontro si è visto che attorno al tavolo sono presenti posizioni molto distanti l’una dall’altra. Non ci riferiamo a quelle dei consiglieri dei partiti di opposizione, nessuno dei quali ha partecipato al tavolo, ma di certo a quelle dei promotori del progetto e della maggioranza Pd: due fronti che si sono scontrati in maniera molto aspra durante l’incontro (al quale erano presenti anche due funzionari Atersir, ente regionale a cui verrà affidato lo studio di fattibilità).

Il ‘casus belli’, per la verità, è lo stesso che già aveva fatto crescere le tensioni prima dell’approvazione della delibera. Che non era quella inizialmente proposta dai promotori attraverso la raccolta di mille firme, ma una versione ‘sostitutiva’ prodotta proprio dai consiglieri Pd, per superare i problemi di forma che erano contenuti in quella di proposta popolare. Ecco: al primo incontro del tavolo partecipativo sono tornate esattamente le stesse polemiche che con la delibera del 22 ottobre si credevano superate.

Secondo gli attivisti, i problemi di fondo sono due: comitato e associazione chiedono che lo studio di fattibilità non produca un confronto tra il servizio privato (con gare per assegnazione) e quello in-house, ma che si concentri piuttosto solo sul secondo modello e indichi tempi e costi necessari per realizzarlo attraverso la creazione di una società a controllo pubblico. Altro punto: gli attivisti hanno chiesto che lo studio di fattibilità non venga affidato ad Atersir, mettendone in dubbio la “terzietà” poichè è, a loro parere, un soggetto controllore troppo vicino alle società controllate, come Hera.

Un’osservazione che l’assessore Caterina Ferri e il sindaco Tagliani definiscono “inaccettabile e molto grave” per poi scendere nel dettaglio di leggi e regolamenti regionali, affermando che non ci sarebbe motivo di escludere Atersir dalla procedura dal momento che, in ultima istanza, ogni singolo affidamento del servizio rifiuti in Emilia-Romagna deve passare per il vaglio dell’ente controllore. E che di conseguenza ogni eventuale studio di fattibilità esterno dovrebbe comunque fare i conti con una successiva valutazione di Atersir.

Al termine dell’incontro le posizioni non si sono avvicinate di molto. Gli attivisti Corrado Oddi, Marcella Ravaglia e Paolo Pennini confermano i propri timori su quelle che credono essere le intenzioni della giunta e del Pd, ovvero di commissionare uno studio di fattibilità solo per dimostrare che abbandonare l’affidamento a Hera non è conveniente: “Se ci mettete a confronto i due modelli – afferma Oddi durante un acceso scambio con Tagliani – e fate vedere solo dove i costi possono crescere, senza pensare a dove potrebbero essere ottimizzati, allora sappiamo già cosa ci dirà lo studio di fattibilità: che bisogna restare al modello privato”.

Sul fronte opposto Tagliani invita gli attivisti a “non fare della filosofia” e a guardare ai numeri, affermando che la creazione e l’avvio del servizio di una società di raccolta e smaltimento rifiuti in-house avrebbe costi molto elevati, che secondo il sindaco potrebbero essere compensati solo aumentando le tariffe di servizio o allargando il bacino di utenza fino a Comuni oggi gestiti da Clara o Soelia.

Chi la spunterà tra le due posizioni si vedrà anche attraverso lo studio di fattibilità: i comitati hanno chiesto e ottenuto che alcuni tecnici di loro nomina possano partecipare al lavoro insieme ad Atersir e di poter effettuare durante i prossimi incontri i tecnici di altre società di raccolta rifiuti, per ottenere pareri e punti di riferimento sui diversi modelli di gestione. La distanza tra attivisti e Comune, tuttavia, sembra molto ampia.

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