Lettere al Direttore
23 Gennaio 2019

Ma Palazzo dei Diamanti è un’opera incompiuta

di Daniele Oppo | 2 min

Bravi Elisabetta e Vittorio Sgarbi a scuotere la città con la loro polemica sulla costruzione di una “aggiunta” al Palazzo dei Diamanti. Almeno Ferrara è finita in prima pagina su un importante quotidiano nazionale, cosa che non capita molto spesso. Polemica che però, a mio modestissimo parere, non è impostata nella maniera giusta: non si dà infatti un parere sul progetto che ha vinto il concorso indetto dal Comune, ma si pone una questione pregiudiziale su qualsiasi progetto che possa essere proposto. E questo approccio non lo condivido e lo respingo. Dico subito che, per quanto ho potuto capire dai rendering pubblicati, il progetto vincitore non mi convince del tutto: molto politicamente corretto, in perfetto “Stile Soprintendenza” mi ricorda l’ingresso ad un crematorium scandinavo e non capisco cosa ci possa fare a chiudere il cortile del Palazzo (cosa che Sigismondo d’Este non ebbe denari o tempo di fare). Non va dimenticato infatti che il Palazzo dei Diamanti è un’opera incompiuta, dato che non venne mai realizzata l’ala Ovest, che doveva chiudere il cortile interno, come sono chiusi tutti i cortili interni dei palazzi rinascimentali ferraresi. Non regge quindi il ragionamento (o provocazione) “come aggiungere un canto all’Inferno di Dante”, perché la Divina Commedia è un’opera finita e compiuta, mentre invece il Palazzo dei Diamanti no. E se possono suscitare molto romanticamente un grande fascino le opere incompiute, perché la fantasia di ognuno è libera di completarle come più gli aggrada, non è giusto rinunciare a priori ad aggiungere qualcosa parlando un linguaggio francamente contemporaneo. Sarei curioso di vedere quanti dei duecento e passa firmatari della petizione sarebbero disposti a sottoscriverne una per la demolizione della Piramide della Cour Napoléon al Louvre. Del tutto pretestuosa è poi l’asserzione che la nuova ala serva “per continuare a svolgere il più a lungo possibile le grandi mostre”: ma la nostra è una città d’arte o no? Non è sugli eventi culturali che abbiamo scommesso una bella fetta del nostro futuro e del nostro sviluppo? E allora? Sarà un misfatto cercare di razionalizzare l’accoglienza e la funzionalità dei nostri centri d’eccellenza? Devo dire che su due cose la polemica avviata dagli Sgarbi mi ha fatto riflettere. La prima: perché non creare un circuito Diamanti- Prosperi Sacrati, l’altro magnifico palazzo lì vicino e senza utilizzo? La seconda: perché non aggiungere qualcosa all’Inferno dantesco? Provo a spiegarmi con un esempio:

Godi Vittorio poi che se’ sì grande
che per mostr’e musei tu batti l’ali
e per lo’nferno tuo nome si spande!

Andrea Veronese (architetto)

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