Attualità
19 Novembre 2018
Amministratrice e parte dei condomini divisi su scelte e procedure per far partire i lavori, mentre lo spettro dell'inagibilità pende sullo stabile

Tra ricorsi e falsi allarmi, il Grattacielo aspetta l’assemblea per sbloccare i lavori

di Ruggero Veronese | 3 min

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Sono giorni di grande caos tra i residenti e condomini del Grattacielo, allarmati dal continuo procastinarsi dei lavori per la messa in sicurezza dell’impianto antincendio, che dopo le allerte dell’anno scorso dei vigili del fuoco rischia di portare l’intero condominio alla completa inagibilità, e di conseguenza a uno sgombero. Uno scenario – è giusto sottolineare – assai remoto e improbabile, ma che almeno in linea di principio non è certo un esito impossibile per la vicenda.

Remoto e improbabile perchè – assicura l’amministratrice del Grattacielo Tiziana Davì -, “la prossima assemblea, che svolgeremo nella seconda settimana di dicembre, sarà decisiva per approvare la scelta della ditta e per parlare del finanziamento al condominio, che chiederemo con una formula quinquennale e servirà per alleggerire l’impegno economico immediato per chi deve sostenere i lavori”. L’obiettivo finale insomma è quello di “far partire il prima possibile i lavori, visto che i tempi sono molto stretti e le decisioni non sono più procastinabili”. Secondo Davì in quest’ottica la spesa prevista per ogni appartamento sarà di circa 7.200 euro, per un totale di circa 700mila euro.

Non manca però chi contesta l’amministratrice, come il condomino Luca Agnelli, portavoce dell’associazione Hsl, che sabato scorso ha organizzato una riunione privata con altri residenti del Grattacielo per affrontare la questione dei ritardi nell’inizio dei lavori. Un ritardo che secondo Agnelli sarebbe causato anche dalle scelte di Davì e dalle sue “intempestive” comunicazioni al condominio: “È amministratrice dal 2008 – afferma Agnelli – ed è al corrente dei problemi da anni, ma anche in una situazione come questa, in cui sarebbe indispensabile la chiarezza verso i condomini, veniamo sempre a sapere le cose in ritardo. Non sapevamo che il condominio rischiava già l’inagibilità quando nel 2014 finanziammo gli ultimi lavori, ma era responsabilità dell’amministratrice far sì che il piano antincendio fosse rispettato. Leggendo gli articoli di giornale spesso sembra che qui dentro ci sia un gruppo di condomini che non vogliono pagare e cercano di bloccare tutto, ma la verità è che siamo in regola con tutti i pagamenti e vorremmo solo che i lavori partissero e venissero fatti con trasparenza”.

Lavori che secondo Agnelli dovrebbero essere già partiti, visto che nell’assemblea del 12 luglio scorso il condominio aveva deliberato l’affidamento della direzione dei lavori a uno studio di Bologna. Ma pochi giorni dopo quella delibera subì una modifica e l’affidamento è andato a uno studio di Ferrara. Nulla di strano secondo l’amministratrice, secondo cui quella votazione fu riconteggiata ad assemblea terminata, ci si accorse di un errore nel conteggio dei millesimi e quindi fu comunicata la modifica della delibera ai condomini. Ma su questo punto Agnelli ha presentato un ricorso al Tar, contestando la regolarità della modifica e negando che ogni comunicazione in merito sia effettivamente arrivata.

Non ci è possibile, almeno al momento, chiarire quale tra le due versioni sia più corretta: il 22 novembre è prevista la prima mediazione tra i promotori del ricorso e l’amministratrice Davì, che potrebbe portare a un chiarimento tra le due parti. Non sembra invece trovare conferme ufficiali la notizia dell’apertura di un’inchiesta in procura per violazione delle norme di sicurezza, di cui si dicono all’oscuro sia Agnelli che Davì. Durante l’assemblea del dicembre scorso, in cui si era affrontato la questione dell’allerta dei vigili del fuoco, il sindaco Tiziano Tagliani si era detto pronto a “portare tutto in procura” nel caso non si fosse trovata una soluzione in via assembleare e i lavori non fossero partiti al più presto.

Contattato da Estense.com, oggi Tagliani afferma di non aver mai dato seguito a quell’ultimatum e di non essere a conoscenza di indagini aperte, ma che non è escluso che a rivolgersi alla procura possa essere stata un’altra autorità o ente per la pubblica sicurezza.

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