Attualità
17 Settembre 2018
Giochi e musica tradizionali in una giornata per far conoscere Igbo alla città. Ma nel quartiere non è una novità

Comunità nigeriana in festa al centro sociale: a Barco l’integrazione non è un miraggio

di Ruggero Veronese | 3 min

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Tensioni e problemi di integrazione sembrano problemi molto lontani da Barco, dove la comunità Igbo di Ferrara si è ritrovata sabato per una festa con il quartiere a base di musica, canti e balli tradizionali.

A ospitare il tutto è stato il centro sociale, che per un giorno ha visto amalgamarsi i normali visitatori, soprattutto pensionati e famiglie di Barco, con i tanti ragazzi e ragazze della comunità nigeriana, che dopo aver preparato l’evento sono saliti sul palco e hanno dato il via alla festa che si è prolungata fino a sera.

Una giornata all’insegna dell’integrazione che per la verità, al Barco come in tante altre frazioni o periferie, non rappresenta affatto un caso eccezionale: molte famiglie nigeriane e italiane che si incontrano al centro sociale si conoscono già da tempo. C’è chi porta i figli allo stesso asilo e chi a volte si incontra a chiacchierare al bar.

“Questa è una comunità molto integrata, anche se a volte sui giornali scrivete diversamente – è la riflessione di alcuni pensionati seduti alla festa -. Ma è anche una delle più numerose, quindi ovviamente c’è anche chi fa cose sbagliate, ma qui ci sono tante famiglie che hanno solo voglia di lavorare e vivere come noi”.

Concetti sottoscritti anche dal rappresentante della comunità nigeriana Kelvin Jacob e dal presidente della comunità Igbo, Nicholas Mamat, che spiegano di aver voluto organizzare una festa che non fosse solamente rivolta alla propria comunità, ma anche “un’occasione per farci vedere da tutta la città, per aprirci sempre di più a Ferrara e mostrare chi siamo”. Anche se le istituzioni non hanno raccolto l’appello, col passare delle ore si crea un discreto via-vai dal centro sociale e le tavolate si fanno gradualmente più larghe e multietniche.

Gli Igbo sono il principale gruppo etnico della Nigeria e anche a Ferrara rappresenta il più numeroso: “Siamo un popolo aperto, a cui piace conoscere e scoprire le altre culture – spiega Mamat -. La nostra zona di origine è la Nigeria orientale, ma oggi siamo diffusi in tutto il paese. Con questa festa e i prossimi eventi che organizzeremo mi piacerebbe riuscire a far scoprire un po’ più della nostra cultura alle persone di Ferrara, a far venire più curiosità. Gli italiani sono ancora un po’ diffidenti con noi, ma credo che con più fiducia reciproca possiamo dimostrare che anche noi vogliamo aiutare questa nazione a crescere”.

Parole e concetti che si ripetono in più occasioni nel corso della giornata, tra un ballo e l’altro tra i tavoli del centro sociale. Ma ciò che forse vale la pena sottolineare è quella marcia in più nei rapporti e nella conoscenza reciproca che caratterizza le nuove generazioni: per i bambini italiani e nigeriani, ancor più che per i propri genitori, non c’è davvero nulla di strano a passare un pomeriggio insieme al centro sociale, alternando una danza africana alle previsioni sul prossimo match della Spal. E quando un bambino ferrarese si mette a parlare in inglese e al suo amico nigeriano scappa un ‘maial!’, probabilmente vuol dire che qualcosa si sta davvero muovendo.

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