Argenta
12 Settembre 2018
Oltre 4mila persone in piazza per i "regaz" bolognesi che lanciano un messaggio anti-Salvini. Sul palco la scritta "Aldro vive"

Lo Stato Sociale, un “bordello” indie travolge Argenta

di Elisa Fornasini | 3 min

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Argenta. Lo Stato Sociale è una garanzia, che suoni sul palco dell’Ariston o a una festa popolare di provincia. Lo ha confermato lunedì sera portando oltre 4mila persone in piazza Garibaldi per il gran finale della Fiera di Argenta “che coincide con l’ultima data del nostro tour, nel posto più bello che esista, l’Emilia, per questo prepariamoci a fare un gran baccano”  annuncia Lodo insieme agli inseparabili Albi, Checco, Bebo e Carota.

Le premesse per questo “bordello” annunciato ci sono tutte e la band bolognese supera ancora una volta le aspettative con un’ora e quarantacinque di concerto che ripercorre tutte le canzoni più famose contenute in Primati, un best off “che non è una cosa molto indie, come andare a Sanremo” ammette Lodovico Guenzi che dietro al suo ciuffo ribelle racconta un episodio semi-politico dietro le quinte.

“Chiediamo scusa per aver partecipato al festival di Sanremo ma ho capito una cosa fondamentale: gli unici esclusi che non si divertivano in mezzo a una grande festa collettiva erano Salvini e la sua compagna e ho capito che se passi l’esistenza a decidere chi non deve entrare a casa tua, alla fine sei tu a rimanere fuori dalle feste più belle”.

“Più canzoni, meno rompicoglioni” risuona tra le mura della piccola piazza argentana quando arriva il tempo di “In due è amore in tre è una festa” dopo l’apertura riservata alle hit “Mi sono rotto il cazzo” e “Buona sfortuna”. Si viaggia con la fantasia in “Socialismo tropicale”, ci si strugge con “Fare mattina”, si canta a squarciagola con “La musica non è una cosa seria” e si balla con la seconda versione di “Sono così indie”.

“Grazie per gli applausi, è così che nasce una dittatura” scherza Lodo mentre fa salire sul palco cinque volontari che con le mani giganti in gommapiuma accompagnano “Facile”, dove “l’amore, è così fragile da rompere le regole, la musica è più semplice, suonare è come ridere, e sono così libero che posso essere debole”. Dopo tutta l’ironia romantica di “Amarsi male” entra in scena un pianoforte bianco che accompagna “Niente di speciale” e “Eri più bella come ipotesi” per cui scatta il ‘record di resistenza’: i polmoni si svuotano per ben cinque minuti  di “Bruciare sempre spegnersi mai”; “avete fatto meglio di Molinella” ridono i “regaz” bolognesi.

Il divertente siparietto del karaoke, dove il maxi schermo impartisce di “muoversi strano”, lascia spazio a un momento toccante dedicato a Federico Aldrovandi. Come ormai da tradizione in tutti i concerti in giro per l’Italia, sulle note di “Abbiamo vinto la guerra”, in cui si cita che “Federico se n’è andato via da solo”, sul palco compare una scritta a caratteri cubitali: “Aldro vive”.

“Noi avevamo più o meno la sua età quando è stato ucciso durante un controllo di polizia: una storia che ci accomuna perché noi potevamo essere Federico quella notte e siamo qui per ricordare e per evitare che si ripetano certi errori” è l’appello di Lodo mentre lo schermo proietta il viso di Aldrovandi. Tra il pubblico c’è anche papà Lino che non può fare a meno che “ringraziare questi ragazzi meravigliosi, che non hanno perso la loro identità”.

Salvarsi la vita è il messaggio di “Io, te e Carlo Marx”, penultimo brano proposto prima del finale con il botto con “Una vita in vacanza”, una “canzone che parla di libertà e della voglia di mandare tutto in vacca, specie quando devi rispettare il tuo capo che ti ricatta” conclude lo strepitoso gruppo bolognese che alle 23.45 lascia la scena e un pubblico pienamente soddisfatto, il quale si riversa in via De Chirico per assistere ai fuochi d’artificio che chiudono una fiera di Argenta da record.

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