Attualità
23 Luglio 2018
Fatturati in calo anche del 50% per le attività da quando è iniziato il cantiere. Un imprenditore: "Ho già messo a casa tre persone e chiesto un finanziamento"

Lavori sul ponte: senza pendolari via Padova riscopre la crisi

di Ruggero Veronese | 3 min

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Samuel Zuccarini e Nicola Finessi, titolari di Pasticceria Vogue e Derby Sport

Si fa presto a dire che le strade servono semplicemente per spostarsi da un luogo all’altro. In realtà attorno ad esse si sviluppano intere comunità, abitudini ed economie. È per questo che la chiusura del ponte sul Po tra Pontelagoscuro e Santa Maria Maddalena non rappresenta solo un disagio temporaneo per i pendolari, ma anche un durissimo colpo per tutti quegli imprenditori che, proprio sul passaggio dei pendolari, ci hanno costruito progetti e attività commerciali. Che rischiano di ritrovarsi drasticamente ridimensionati al momento della riapertura del ponte, programmata per fine ottobre.

La pasticceria Puravida è uno dei locali più conosciuti e frequentati di via Padova e si è ritrovata da un giorno all’altro sovradimensionata e con la necessità di tagliare le spese. Oggi il piazzale del parcheggio è completamente vuoto e il titolare, Fabio Mazza, scuote la testa: “I primi dieci giorni di chiusura del ponte abbiamo avuto un calo delle entrate del 70%, che poi si sono un po’ riassestate, ma restiamo sotto al 50% degli incassi rispetto all’anno scorso. Per far fronte a questi mesi ho dovuto chiedere un finanziamento a una banca e mettere a casa tre persone su sette. A ottobre spero di riuscire a riassumerle, quando torneranno i pendolari”.

Il parcheggio della pasticceria Puravida

Il colpo ai bilanci si fa sentire soprattutto sul versante ferrarese, probabilmente a causa delle caratteristiche della viabilità: mentre Santa Maria Maddalena resta una località di passaggio tra Rovigo e Occhiobello, oggi Pontelagoscuro è di fatto un ‘vicolo cieco’. Per Lin Hui, titolare del bar Eden sul versante rodigino, le entrate sono calate del 30-40%, mentre per la pasticceria Vogue sulla sponda ferrarese si sfora il 50%. “Guardate la strada: chi volete che passi? – il titolare Samuel Zaccarini mostra via Padova deserta -. Si sapeva da almeno 15 anni che bisognava sistemare il ponte, ma non si può bloccare l’unico ponte sul Po per quattro mesi, con la sola autostrada come alternativa. Un conto è se parlassimo di lavori per un nuovo ponte a quattro corsie, ma questo rimane a due e non risolve neanche il vecchio problema delle code”.

Oltre a bar e ristoranti, lungo via Padova e Occhiobello rischiano di subire il colpo anche i grandi magazzini e i negozi di articoli specialistici che hanno a lungo beneficiato della posizione strategica. “La clientela di passaggio è sempre stata una parte importante della mia attività – conferma il titolare di Derby Sport Nicola Finessi -, e il calo degli incassi è di circa un terzo. Ma per noi che abbiamo attività al confine tra due territori c’è anche un altro problema: quando siamo fornitori di aziende che stanno dall’altra parte. Io ho perso un paio di squadre del rodigino, perché per loro è diventato più scomodo arrivare di qua, ma molti altri negozi hanno risentito dello stesso problema, come i concessionari di auto usate che espongono in questa zona”.

Rimane ovviamente da capire che alternative ci sarebbero potute essere alla chiusura. “Un po’ di programmazione in più non avrebbe fatto male, anche se probabilmente non sarebbe stata decisiva – afferma Mazza del ‘Puravida’. Credo che un po’ tutti su via Padova pensiamo che i tempi siano molto lunghi e andrebbero accelerati. Ma l’ideale sarebbe stata la costruzione di un nuovo ponte, come avvenne per quello dei treni, lasciando nel frattempo l’altro in funzione. In ogni caso per noi saranno quattro mesi guadagnando una frazione degli incassi, ma le spese e le tasse restano. È una colpo che si farà sentire in tutta la zona”.

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