Eventi e cultura
15 Luglio 2018
Elisabetta porta La Milanesiana a Ferrara. Placido: "Sono in uno dei centri culturali più rappresentativi". Vittorio: "Serata indimenticabile"

Placido e Sgarbi in Castello, quando la pioggia diventa pura poesia

di Elisa Fornasini | 3 min

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Si dice che la pioggia rovini la festa ma in questo caso l’ha impreziosita, trasformando un classico incontro con relatori sul palco e pubblico seduto in un intimo salotto letterario e conviviale che non ha precedenti nella storia culturale ferrarese. Il caso in questione è la tappa estense de La Milanesiana, la rassegna di letteratura, musica, cinema, scienza, arte e filosofia ideata 19 anni fa da Elisabetta Sgarbi che per la prima volta la porta nella sua città, tra le mura del Castello che ospita la Collezione Cavallini-Sgarbi.

“Se il festival giunge a Ferrara lo si deve a Nino e Rina perché, non potendo venire a Milano, ho portato questo appuntamento a cui non mancavano mai da loro” spiega Elisabetta che, per rendere ancora più speciale questo omaggio ai suoi genitori e a Giorgio Bassani, ha invitato Michele Placido e il figlio Brenno a leggere “Lei mi parla ancora e altre letture ferraresi”.

Ed è proprio mentre si interpreta l’amore come sport crudele e feroce del Giardino dei Finzi Contini o come quello dei baci scroscianti dell’ultimo romanzo di papà Sgarbi che loro rispondono da lassù a suon di lampi e tuoni che presto diventano diluvio. “Anche il cielo si è messo a piangere” mormorano gli spettatori più romantici mentre trovano riparo sotto il porticato, dove lo stesso Placido decide di trasformare la serata in una festa di pura poesia.

“Credo di essere in uno dei centri italiani di cultura più rappresentativi: poche città hanno la fortuna di avere una famiglia così colta e straordinaria” confida l’attore pugliese che elogia il popolo ferrarese – “non mi sembra così chiuso come dicono” -, i suoi piccoli tesori – “ho comprato dischi e dvd nell’incredibile rivendita di Pistelli e Bartolucci” – e tutto l’evento in sé: “Finanzierò qualcosa io questo inverno per recuperare lo spettacolo, magari in parrocchia” scherza Placido, prima di cimentarsi nel brano più toccante di Nino dedicato alla sua amata, quello di ” un amore che vive anche adesso che tu non vivi più. Per questo il dolore è così grande. ‘Finché morte non vi separi’ è una bugia. Il minimo sindacale. Un amore come il nostro arriva molto più in là. E il tuo lo sento anche da qui”.

Placido, non sapendo scegliere tra le due anime di Vittorio Sgarbi – quella capace di commuovere e quella in grado di scandalizzare – passa il microfono al critico d’arte che mostra sì il suo appeal comico – tra racconti personali del concepimento col forcipe e del rapporto coi suoi genitori e la sorella – ma anche quello colto, interpretando alcune pagine di Canale di cuori che “si sarebbe dovuto chiamare il Po della gnocca”.

“La pioggia ha rovinato la serata, ma solo all’apparenza, perché così la ricorderete meglio, anche da vecchi” ironizza Sgarbi, prima di fare da cicerone nella passeggiata tra le 140 opere della collezione che porta il suo nome esposte nelle stanze del Castello, impreziosito da una pioggia virtuale di rose e quella reale di una bomba d’acqua che ha accompagnato la visita in questo “intreccio appassionato di sentimenti familiari e culturali”, commenta il sindaco Tiziano Tagliani, ringraziato da Elisabetta per “aver creduto con tenacia e ferrea volontà in questa mostra che è un suo successo, vivo e inimmaginabile”.

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