Politica
16 Luglio 2018
Compare in rete un misterioso gruppo che si descrive come “il sottosopra della politica locale dove si trovano buone idee per la sopravvivenza, la crescita e la speranza nel futuro della città”

UpSideDown, l’ammutinamento dei pirati che vogliono rilanciare Ferrara

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di Daniele Oppo | 5 min

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upsidedownSono da poco comparsi in rete, non si sa chi siano, tutti possono farne parte. Sono un gruppo misterioso e non l’ennesima lista pronta a rosicchiare voti. Sono hacker della politica, desiderosi di contagiarla con il virus delle buone idee per risollevare Ferrara. Come i pirati hanno un soprannome, “ed ogni pirata che si rispetti non tollererà di essere chiamato diversamente che con il proprio soprannome”. Il loro nome collettivo è UpSideDown e il loro è un “ammutinamento contro la stupidità e la paura”.

Le elezioni comunali del 2019 si avvicinano e Ferrara – in procinto di esser probabile teatro di un grande cambiamento, di un ribaltamento – è forse pronta anche a sperimentare un modo alternativo, capovolto, di fare politica. “UpSideDown – riferimento pop alla serie tv Stranger Things –   è il sottosopra della politica locale, l’unica che, tra Bruxelles e le comunità, sia davvero ancora presente e viva nel quotidiano dei cittadini. UpSideDown è un luogo dove si trovano buone idee per la sopravvivenza, la crescita e la speranza nel futuro di Ferrara (e oltre)”.

Tutti possono partecipare e rendere più grande e ricco questo spazio, perché “le idee sono a disposizione di tutti, affinché se ne possano nutrire: le buone idee restano tali anche se portate avanti da scellerati (ma ricordate che un buon titolo non basta: per far funzionare una legge serve una esecuzione impeccabile, altrimenti sono chiacchiere vuote e politica degli annunci). Uno vale uno solo in una democrazia rappresentativa, o durante l’elezione di un comandante pirata. O per proporre idee, solide o strampalate. Perché non è vero che siamo tutti uguali: ognuno porta il proprio contributo, ed il proprio vissuto”.

I pirati hanno un credo, i loro valori:

Crediamo in una città aperta, viva, libera, felice e energica.

Crediamo in un mondo aperto, che metta libertà e felicità sopra tutto.

Crediamo nel non discriminare per genere, religione, etnica, preferenze individuali.

Crediamo in una città che ritrova (o che trova per la prima volta) il coraggio di osare, il coraggio di sfidare i luoghi comuni, di crescere.

Crediamo negli individui e nei loro liberi spostamenti, nei loro liberi commerci. Non siamo ingenui: pensiamo che nessuno debba essere troppo grande per essere salvato e troppo grande per fallire: si parli di privato, di pubblico o di municipalizzate e similari.

Crediamo nella libertà e nella responsabilità individuale, perché quella collettiva non esiste.

Crediamo nella necessità di premiare i migliori, e di non abbandonare gli ultimi: per quelli in mezzo, parliamoci: con ragione e umanità una soluzione la si trova, sempre, soprattutto nella politica locale.

Crediamo che il governo gialloverde e l’ideologia rossobruna siano uno dei mali della società contemporanea: ci rende tutti più cattivi, timorosi, pronti a tifare per un uomo forte (e avete notato che gli uomini forti, in realtà sono debolissimi?).

Crediamo nel coraggio di donne e uomini, nella libera impresa, nel lavoro, sia esso dipendente, subordinato, parasubordinato, statale, comunale e regionale: crediamo nei lavoratori, nella voglia di comprendere il mondo per trasformarlo, attraverso il proprio sforzo quotidiano, intellettuale e fisico.

Crediamo nel proteggere gli ultimi, chi va in difficoltà, perché tutti cadiamo, e tutti abbiamo il bisogno di una mano per rialzarci.

E con questi valori, col loro credo, si sono lanciati alla conquista di un’imbarcazione alla deriva, che ora si chiama Ferrara – “che rischia di diventare opaca e cattiva” –  e che gli ammutinati vorrebbero trasformare in una “città grande e forte, da fare insieme a mezza Emilia, una città fatta da Ferrara, Bologna e Modena, una città che si candidi a correre insieme a Milano, come due centometristi amici e competitivi”.

La prima proposta è in già in campo: fare di Ferrara una città della formazione. “Tra le produttive Bologna e Modena, Ferrara può diventare il polo della formazione”, e per farlo bisogna partire da “una drastica revisione della spesa: ogni euro risparmiato deve andare in riduzione del debito per consentire investimenti in ricerca e formazione. Nei prossimi anni ci saranno moltissimi pensionamenti e pre-pensionamenti: va costruito un nuovo Ufficio di Progettazione Europea, perché i soldi per fare quello che serve sono a Bruxelles e non solo a Bologna e vanno portati a casa con competenze nuove e alleanze strategiche, e con un piano”.

Un investimento non solo in chiave economica: “Attrae intelligenze da fuori, consente alle intelligenze locali di non andarsene (e i nostri amici all’estero contribuiranno nelle loro possibilità, anche per tornare) e aiuta nella sicurezza”. Sicurezza, perché “chi delinque, se davanti a sé ha un piano formativo credibile, smetterà di farlo. Ogni ricerca degna di questo nome lo conferma. Pertanto vanno progettati percorsi formativi per gli abbandonati, invece di pensare a soluzioni impossibili ed eticamente sbagliate. Vogliamo una città che persegua con vigore tutte le sperimentazioni tecnologiche disponibili, quelle legali e sociali”.

Chiunque – visionario e con competenze – può diventare un ammutinato: “I visionari segnano il punto di arrivo, gli esperti i modi per arrivarci. Sono ruoli e non persone”. Ci sono diverse strade per farlo: aprire un profilo Medium e sottoporre ai pirati una storia; contattarli sulla pagina Facebook, oppure scrivere ad upsidedownfe@gmail.com. Ma non fatevi ingannare dallo schermo dell’anonimato: una volta entrati nel sottosopra, la responsabilità della propria scelta, delle proprie idee, è più viva che mai e si balla tutti insieme. Lo schema è quello piratesco insegnato da Long John Silver, il round robin, le firme disposte in maniera circolare, tutte sullo stesso piano: “Da un lato, tutti quelli che vogliono essere dei nostri dovranno firmare la dichiarazione, così che non potranno tirarsi indietro quando si inizierà a sentire odore di bruciato. Dall’altro, quello stesso foglio ci condurrà dritti alla forca, se finisce nelle mani sbagliate. Ma dato che sono sempre quelli che hanno firmato per primi ad essere considerati gli istigatori, sul round robin le firme formano un anello, in modo che non si può sapere chi ha iniziato”.

E, in ogni caso, “se mai usciremo allo scoperto, vedrete quanto siamo belli”.

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