Si iscrive al centro per l’impiego, ma gli propongono un posto come volontario. Davvero una situazione paradossale quella vissuta da un 56enne ferrarese, Giorgio Schiavina, che ha raccontato a Estense.com la sua disavventura. Schiavina infatti è disoccupato dal 2009 e da tre anni vive in camper, dopo aver venduto la propria casa perché non riusciva più a sostenere imposte e bollette.
Il suo appello al centro per l’impiego insomma è basato su necessità reali e più che urgenti. Per questo il messaggio ricevuto giovedì mattina dal centro per l’impiego di Ferrara, e ciò che ne è seguito, gli sono sembrati un vero e proprio schiaffo alla sua dignità.
“C’è offerta per autista/accompagnatore famiglia con cane 6 mesi part time 3 gg sett fe mattino auto propria se interess tel oggi 28/6 0532xxxxxx entro le 13”: questo il messaggio ricevuto da Schiavina direttamente dal centro per l’impiego, nella sua versione integrale in cui nascondiamo solo il numero di telefono che Schiavina viene invitato a chiamare, ma che abbiamo appurato appartenere effettivamente a uno degli interni del centro.
“Ho deciso di chiamare – racconta il 56enne – per avere ulteriori informazioni e una signora mi risponde e mi spiega di cosa si tratta: è un signore in carrozzella, cieco, con un cane, che per tre mattine ha bisogno di un autista con la propria auto per accompagnarlo per le sue necessità. Ma senza alcun compenso! Credevo di essere su scherzi a parte: cerco un lavoro e mi propongono di fare il volontario con la mia auto”.
Schiavina cerca di evitare gli strascichi polemici e di puntare sulle questioni pratiche: “Non mi interessa prendermela con l’impiegata che mi ha inoltrato il messaggio, vorrei solo trovare un impiego. Ho lavorato per anni come autista ala Procura Nazionale Antimafia di Bologna, ho 30 anni di contributi, poi ho fatto il rappresentante commerciale ma nel 2009 ho perso il lavoro e da allora cerco in ogni modo di ottenere un nuovo reddito. Sono in questa situazione da anni ma di fronte a me ho trovato solo muri di gomma. Questo messaggio, poi, sembrava davvero una presa in giro”.
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