Cronaca
12 Giugno 2018
Una condomina del palazzo: "Il problema parte da chi affitta senza fare controlli. I politici? Dovrebbero vivere nelle periferie"

Rissa col machete, la testimone: “Chi si lamenta dei delinquenti gli dà la casa in affitto”

di Ruggero Veronese | 3 min

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“Non è la prima volta che accadono casi del genere nel nostro palazzo, ma non mi sarei mai aspettata stamattina di vedere tutto quel sangue all’ingresso del palazzo. È una situazione che va avanti da troppo tempo e non si può continuare a far finta di niente”.

La signora Luisa (nome di fantasia) abita al civico 73 di via Cassoli e la notte scorsa è stata svegliata dalle grida e dal fragore della violenta rissa iniziata nell’androne del suo palazzo e proseguita nelle vie circostanti, culminata col ricovero di un 22enne nigeriano gravemente ferito alla gamba da un colpo di machete.

“Mi hanno svegliata attorno alle 5 e sono andati avanti per un’ora, sia dentro il palazzo che per strada e verso piazzale Castellina. Entravano e uscivano urlando e sbattendo le porte. Ne ho sentiti almeno quattro, tutti maschi, più un paio di ragazze che gridavano”.

Un episodio che secondo la donna è solo l’ultimo di una lunga serie, iniziata da quando un paio di anni fa in uno degli appartamenti al piano terra si è trasferito un gruppo di giovani nigeriani: “Sia io che i vicini abbiamo fatto parecchie denunce alle forze dell’ordine. Per quanto mi riguarda, l’ultima volta è stato quando ho sentito delle urla femminili dall’appartamento e ho pensato che stessero picchiando delle ragazze. Due anni fa invece è venuta la polizia a fare dei controlli antidroga e ha arrestato una persona. Ma loro fanno quello che possono, il problema è anche che spesso quelli che si lamentano dei delinquenti sono gli stessi che danno loro in affitto gli appartamenti”.

Il pavimento ancora sporco di sangue nell’androne del palazzo

Una dinamica che Luisa vede con i propri occhi proprio all’interno del palazzo dove abita. “Pensi che la proprietaria di quell’appartamento adesso è tra quelli che vanno lì a bussare gridando ai nigeriani cose razziste che mi danno anche molto fastidio, ad esempio che fanno schifo e che se ne devono tornare a casa loro. Ma qui più che di intolleranza ci sarebbe bisogno di senso pratico: è stata lei a metterceli in casa. Anche io ho una ragazza straniera come inquilina in un appartamento, ma prima di firmare il contratto mi sono informata su chi era e cosa faceva, infatti non ho mai avuto un problema”.

La lotta al degrado, insomma, parte anche dalle scelte private e di vicinato. Ma nonostante ciò, il ruolo delle istituzioni non deve passare in secondo piano. “Se sono ancora fiduciosa quando faccio le denunce? Certo, e vi dirò di più: non sono mai stata così determinata. Oltre che alla polizia le manderò anche a carabinieri e guardia di finanza. È importante che siano sempre informati su quello che succede qua”.

E per quanto riguarda la politica? “Parlano soltanto. Se da una parte dicono una cosa, dall’altra dicono il contrario. Non ho fiducia nei partiti: lavorano per se stessi, non per noi. Bisognerebbe farli trasferire tutti nelle periferie, e poi anche nei posti dove c’è stato il terremoto. Avrebbero bisogno di vivere certe situazioni sulla loro pelle, per capire cosa c’è da fare”.

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