Attualità
27 Maggio 2018
Il dipinto di Marielle Franco comparso in viale Krasnodar è già diventato simbolo e luogo di ritrovo per tutta la zona

Il murale che fa bene al quartiere

di Ruggero Veronese | 3 min

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(fotografie di Marco Caselli Myotis)

Prendi un normale quartiere di periferia, una parete 6×12 metri di una casa popolare, un’azienda a vocazione sociale, un artista di strada e un volto diventato simbolo delle battaglie per i diritti e l’integrazione. Mescola il tutto per qualche giorno e osserva cosa ne viene fuori: il risultato potrebbe sorprenderti.

Da una settimana a questa parte, viale Krasnodar ha ritrovato una inattesa vitalità e spirito di comunità. Giovani e anziani, italiani e stranieri, residenti e curiosi si ritrovano nel Piazzale dei Poeti per assistere alla realizzazione dell’enorme murales dedicato all’attivista brasiliana Marielle Franco, che ricopre l’intera fiancata di una palazzina Acer.

Chi preannunciava qualche resistenza o lamentela nel quartiere per la realizzazione dell’opera è stato smentito dagli stessi residenti, che in questi giorni si sono ritrovati ad approcciare i responsabili di Aidél e Vida Krei (l’azienda e il collettivo artistico che hanno lanciato e finanziato l’iniziativa) con una richiesta ben precisa: realizzare altri murales nel quartiere. Anche su muri privati, su invito degli stessi proprietari. “Dovrebbero chiamarli a ridipingere e abbellire tutto il quartiere – conferma una signora anziana dirimpettaia al murales -, così lo si rivitalizza. In questi giorni è bellissimo stare quaggiù in mezzo alla gente e poi l’immagine che hanno scelto ci piace tantissimo, è davvero adatta al quartiere”.

D’altra parte è difficile trovare un volto più emblematico di quello di Marielle Franco per rappresentare le cause dei quartieri popolari, lei che non si era mai trasferita da Maré, una delle favelas più povere di Rio De Janeiro. A Ferrara anche viale Krasnodar è stato considerato per decenni il ‘Bronx’ di Ferrara, prima che dinamiche e polemiche sul degrado urbano si spostassero all’ombra del Grattacielo. Oggi è un quartiere verde, pacifico e tranquillo. Fin troppo, verrebbe da dire, visto che tra l’elevata età media dei residenti e le poche attività commerciali insediate può essere facile provare un senso di staticità e trascuratezza.

Il muro prima dell’intervento

L’obiettivo – possiamo dire raggiunto – delle ideatrici del progetto era proprio quello di riportare viale Krasnodar sotto i riflettori e stimolare più coesione al suo interno. “Per noi è sempre stato un quartiere bellissimo, con enormi potenzialità – sono le parole di Rita Bertoncini e Ilaria Battistella di Aidél -, ma negli ultimi anni è stato un po’ dimenticato. Quindi rispecchia quel contesto culturale un po’ disagiato, dove occorre portare avanti politiche culturali e sociali utili e non solo palliative. E poi è triste pensare che questo diventi solo una sorta di quartiere dormitorio, dove gli anziani vivono in casa confinati nella loro solitudine. Saper rivitalizzare il quartiere significa riportare le persone a contatto le une con le altre ed è il concetto di rigenerazione urbana che stiamo cercando di portare avanti”.

Al loro fianco, l’artista che da una settimana pittura senza sosta il muro dal cestello di una gru, Alessio ‘Bolo’ Bolognesi, pensa addirittura a lanciare un festival di street art a scopo sociale: “L’anno prossimo ci piacerebbe intervenire in maniera importante sulle periferie di Ferrara, anche attraverso una sorta di festival per abbellire i muri della città. Ci stiamo informando per sapere di chi sono i garage senza finestre, ciechi, in modo da poter chiedere i permessi”.

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