Attualità
3 Maggio 2018
Il messaggio degli amici di Federico al concerto del 1° maggio di Taranto: "Tanti i casi di violenza nelle mani dello Stato restano sconosciuti"

Associazione Aldrovandi: “Troppo spesso chi cerca verità e giustizia viene demonizzato”

di Elisa Fornasini | 3 min

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Parole forti quelle del candidato sindaco del centrosinistra che, fiancheggiato da tutti i consiglieri di opposizione e dalla candidata Elajda Kasa, attacca il sindaco Alan Fabbri e tutta la maggioranza non solo per la cartellonistica presente in tutta la città, quanto per l'utilizzo del fondo di riserva per finanziare attività per le quali non capisce il criterio di urgenza applicato

Un legame che nasce dai “diritti troppo volte negati dalle istituzioni di questo Paese” e dal “bisogno di riaffermarli ogni giorno”. È la catena sull’orda della violenza, e sulla volontà di spezzarla, che lega Ferrara a Taranto. L’associazione Federico Aldrovandi ha infatti rafforzato il rapporto di collaborazione con il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti in occasione del concerto del primo maggio che ha richiamato 50mila persone nella città pugliese.

Dal palco è arrivato forte e chiaro il messaggio dell’associazione Aldrovandi, rappresentata dal presidente Andrea Boldrini e dal vice Matteo Parmeggiani che si dicono contenti di “rinnovare questa amicizia, che è nata ormai tanti anni fa e che ha visto alcuni rappresentanti del comitato partecipare al concerto con cui ogni anno, da 12 anni, ricordiamo Aldro a Ferrara”.

“La nostra vicenda si è conclusa con una condanna definitiva nei confronti dei responsabili della morte di Federico, che ha creato un precedente importante – ricordano i migliori amici del 18enne ucciso il 25 settembre 2005 durante un controllo di polizia -. Ma nonostante questo, le dinamiche degli interventi della polizia non sono cambiate né c’è stata una riflessione da parte della politica sulle richieste che la nostra, come altre associazioni di familiari, avanzavano”.

“Troppo spesso le vittime e coloro che cercano verità e giustizia vengono demonizzate, instillando il dubbio nell’opinione pubblica che la vittima se la sia cercata – commenta Boldro dal palco -. La realtà spesso è diversa. È di questi giorni la dichiarazione al processo del carabiniere che redasse il verbale relativo alla morte di Stefano Cucchi. Il carabiniere ha ammesso che i superiori gli chiesero di modificare la relazione, mentre il piantone dell’ospedale ha sostenuto di non aver mai redatto un secondo verbale nel quale i dolori di Stefano vengono attribuiti alla branda troppo dura”.

I casi di Aldro e di Stefano Cucchi sono molto noti a livello nazionale. “Giornali e televisioni ne hanno parlato, ma non tutti i morti hanno avuto questa visibilità. Sono tanti, troppi i casi che restano sconosciuti all’opinione pubblica, di persone morte nelle carceri, nelle caserme, mentre erano nelle mani dello Stato che aveva il dovere di tutelarle”.

Un caso è quello di Aldo Bianzino. “Nel 2007 Aldo viene arrestato, in Umbria, per possesso di marijuana – spiegano i rappresentanti dell’associazione Aldrovandi al folto pubblico di Taranto -. Uscirà dal carcere 48 ore dopo senza vita. Il figlio Rudra, che aveva solo quattordici anni all’epoca dei fatti, ha perseguito in tutti questi anni la ricerca di verità e giustizia per la morte di suo padre, non accontentandosi della tenue condanna per omissione di soccorso a un agente di polizia penitenziaria. Grazie a nuove perizie medico legali Rudra ha chiesto ora di riaprire il caso della morte di suo padre, perché venga finalmente fatta giustizia”.

L’associazione Federico Aldrovandi vuole quindi esprimere a Rudra “tutto il nostro appoggio, chiedendo a tutti voi di mantenere alta l’attenzione sul caso di Aldo Bianzino – è l’ultimo invito lanciato da Boldro e Parme a Taranto -. Se siamo qua oggi è infatti perché crediamo che i cambiamenti possono venire solo dalle persone informate e libere. Questa giornata è un ottimo esempio di libertà. Il bisogno di giustizia è tangibile. E questo ci fa credere che nonostante la strada sia impervia niente è impossibile. Insieme possiamo ottenere i cambiamenti di cui abbiamo bisogno”.

L’intervento di chi chiede giustizia per Aldro e per tutte le altre vittime di Stato ha chiuso il concertone del 1° maggio, con l’ultimo commento del Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti: “‘Esporre una foto di Federico Adrovandi in curva è provocatorio nei confronti delle forze dell’ordine’ questo è quanto ha stabilito il giudice sportivo. Da quel momento il suo viso è stato esposto ovunque”.

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